Giubileo dei giovani

di Maurizio Signorile
Siamo i giovani, non di oggi, siamo i giovani di san Giovanni Paolo II: avevamo più o meno vent’anni, tutti studenti, ora siamo insegnanti, medici, professionisti, alcuni sono sposati e hanno figli.
In quel passaggio di millennio che ci dava un misto di attesa e speranza abbiamo preso parte a un evento che forse al tempo non potevamo capire del tutto, ma che ci avrebbe lasciato dentro qualcosa di indelebile: la Giornata mondiale della gioventù (Gmg) del 2000. Alcuni di noi sono stati anche volontari e conservano ancora nell’armadio quella maglietta blu con la scritta gialla «Ero forestiero e mi avete accolto» (Mt 25, 35) che indossavano fieri, ospitando nelle parrocchie e nelle scuole altri giovani, venuti da ogni angolo del mondo.
Quali sono i ricordi più belli e significativi di quei giorni? A Claudia, divenuta oggi restauratrice, tornano subito in mente «il caldo, il sudore, le risate, la condivisione nell’affrontare un cammino in apparenza estenuante, ma di fatto colmo di gioia, tutti lì insieme a sostenerci fisicamente e moralmente». È questo forse il motivo per il quale «la Gmg è un’esperienza che ti dà la possibilità di scoprire i valori autentici della vita», come dice Ilaria, «di andare oltre la superficialità, nel profondo della nostra umanità».
Cristiana, oggi mamma di una bimba, ricorda come quella settimana sia stata «il frutto di tantissimo lavoro», una sensazione condivisa da tanti altri: «Ti sentivi parte di qualcosa di incredibilmente grande» sintetizza Giuliano, che ora esercita la professione di medico. C’è oggi la consapevolezza di aver partecipato a un evento che ha riunito il mondo intero, di essere stati «parte di una storia condivisa che si stava costruendo insieme», come dice Valentina, divenuta docente di religione.
A pensarci bene, in quell’estate a Roma c’erano coloro che oggi, con la propria vita e con il proprio lavoro, hanno la responsabilità del mondo: i giovani di allora sono gli adulti di oggi.
Viene quindi spontaneo chiedersi cosa di quella Gmg ci siamo portati dentro, nelle nostre vite, in questi 25 anni. Dario, ingegnere di formazione e amministratore di condominio, parla del senso di «fratellanza, la necessità di aiutarci sempre in ogni occasione invece di combatterci»; per Arianna è «l’accoglienza, la capacità di vivere insieme agli altri»; per Claudia «il voler condividere il più possibile con il prossimo pensieri ed esperienze, siamo tutti simili ma diversi e ognuno con un bagaglio culturale e di vita interessante da scoprire»; per Cristiana «è stata una bellissima esperienza che ringrazio di aver potuto fare a quell'età perché mi ha resa quella che sono ora». Infine Ilaria conclude: «In questo lungo tempo ho portato dentro di me la certezza di non essere sola, di avere Gesù al mio fianco, di essere una “figlia” amata».
I momenti più intensi ed emozionanti per tutti sono stati la veglia a Tor Vergata e la messa del giorno dopo, con le parole di Giovanni Paolo II. Ognuno ha una frase particolare che porta nel cuore: «Vedo in voi le “sentinelle del mattino” in quest’alba del terzo millennio»; «Cari giovani, è Gesù che cercate quando sognate la felicità». Le parole di Papa Wojtyła rimangono profetiche: «Nel nuovo secolo voi non vi presterete a essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete a un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti».
A 25 anni di distanza percepiamo che ci è stato dato un mandato e questa diventa forse l’occasione di un esame di coscienza per gli adulti di questo tempo, che si ritrovano a fare i conti con le speranze e le attese dei ragazzi che erano.
Infine cos’hanno da dire quei giovani del 2000 a quelli di oggi? Arianna e Ilaria consigliano «di vivere questo evento con lo spirito e la mente il più possibile aperta, di spalancare il cuore e vivere come un dono ciò a cui sono stati “chiamati”»; Claudia invita a «non perdere un attimo di questo Giubileo, respirarne a fondo l’aria e lo stato d’animo»; Dario insiste sul senso di fratellanza e rispetto che si respireranno e avverte: «Bisognerà portarlo fuori di lì e metterlo in atto ogni giorno della propria vita, in famiglia e sul lavoro»; gli fa eco Giuliano che consiglia di gustare questa esperienza fino in fondo: «In questo presente folle, segnato da guerre e ingiustizie, sarà un seme buono piantato nella vostra vita, un seme che, se saprete coltivare, darà dei frutti che saranno un antidoto a questo tempo e ne abbiamo un disperato bisogno».
Infine Valentina ricorda ai giovani che sono «il sale della terra: questa Gmg è un’occasione propizia per aprirsi all’altro, per “esserci” davvero e non solo virtualmente nelle relazioni con chi incontrerete sul vostro cammino! Non abbiate paura di amare, sempre!».
Queste sono alcune voci dei giovani del 2000 rivolte a quelli di oggi che si apprestano a vivere una settimana speciale: camminate, cantate, ridete, ascoltate, pregate e alla fine durante quella Veglia, che sarà la “vostra” Tor Vergata, riempite il cuore delle parole che Dio vorrà donarvi. Voi giovani che vi ritrovate qui a Roma questa settimana siete coloro che nel 2050 avranno la responsabilità del mondo, con la vostra vita e con il vostro lavoro, sarete gli adulti di domani. A voi tendiamo il nostro testimone, ma non lo lasceremo del tutto: perché sarà bello portarlo ancora un po’ insieme!