· Città del Vaticano ·

Storia di Héctor Camacho, mercante di polli, e della figlia Mildred
chiamata così in onore della mamma del missionario agostiniano

Il futuro Pontefice
come padrino di battesimo

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31 luglio 2025

Se c’era uno che proprio non doveva perdersi il momento dell’elezione di Robert Francis Prevost al soglio pontificio, era lui: Héctor Camacho, mercante di polli a Chulucanas, «compadre» del Papa al quale — negli anni in cui era un giovane missionario arrivato in Perú da Chicago —, aveva chiesto di fare da padrino di battesimo a sua figlia. La sera dell’8 maggio, mentre il mondo stava incollato a smartphone e tv per scoprire chi fosse il nuovo successore di Pietro, Héctor aveva lasciato il Mercado central, il mercato cittadino multicolore dove ha un banchetto per la vendita di pollame, per fare le consegne a domicilio.

Un’attività di famiglia — «Mio padre, mia madre, mia nonna… tutti» — che porta avanti quasi come una missione insieme alla moglie Roxana Dioses, intervallando il taglio della carne con battute e frasi gentili per i numerosi clienti.

Richiamato dalla figlia — «Papà, la fumata è bianca!» —, Héctor è corso in moto a casa per vedere il nuovo Papa. Nell’aria, a Chulucanas, si parlava già di «padre Roberto» come possibile candidato. «Che il miracolo accada, pensavo».

Qualcosa però si è inceppato nella serratura d’ingresso e Camacho è rimasto fuori casa. Ha saputo che il suo amico — conosciuto quando era sacerdote e lui uno dei 25 chierichetti nella parrocchia di San José Obrero— era stato eletto in Conclave dalle grida di gioia della figlia e del vicinato. «Volevo gridare, piangere, non riuscivo ad aprire la porta...Pregavo e dicevo: “Bien, bien, padre Roberto, bien, bien!”». Ancora oggi, a distanza di tre mesi, a Héctor Camacho brillano gli occhi se ripensa a quella sera.

Si sistema il cappellino per coprirsi il volto come segno di timidezza («È il cappello più brutto che potessi indossare», scherza la moglie accanto a lui) e mostra una serie di fotografie sbiadite che ritraggono i momenti di un battesimo. Bisogna osservarle attentamente per scorgere un giovane Prevost in giacca blu e camicia bianca, con una croce al collo e una candela in mano, intento a guardare una bambina o a distrarla con facce buffe. È Mildred, la primogenita di Héctor e Roxana.

Mildred… Un nome troppo statunitense per una bimba peruviana. Dietro c’è una storia di affetto e riconoscenza. Héctor è rimasto legatissimo al «padre» anche dopo il suo trasferimento da Chulucanas a Trujillo. «Abbiamo sempre avuto una bellissima amicizia. Tutti gli volevamo bene. Quando tornava qui ci rallegravamo, facevamo festa».

A Trujillo, Camacho andava a trovarlo ogni tanto, affrontando un viaggio di circa quattro ore. E un giorno, nel 1990, era lì nella Casa di formazione dei professi agostiniani, per salutarlo: «L’ho trovato un po’ triste. Mi disse: “Sto andando negli Stati Uniti, mia madre è morta e devo partire. Sarò lì per qualche settimana, lontano”». Quando Roxana è rimasta incinta, nel 1995, a Héctor è venuto spontaneo chiedere al suo amico agostiniano il permesso di dare alla bambina il nome della madre. Lui ha accettato. «“Mildre?”. “No, Mildred!”. Gli ho detto di segnare su un biglietto come si scrive. Poi gli ho chiesto di fare da padrino di battesimo alla bambina. Non ha rifiutato, anzi: ha accettato molto volentieri».

Mildred, oggi ventinovenne dal sorriso contagioso e mamma di due bambine, si ritrova ad essere la «ahijada del Papa», la figlioccia del Papa. «Cosa posso dire? Provo gioia, emozione, felicità. Non riesco a liberarmi dalla incredulità nel pensare che il mio padrino è conosciuto a livello mondiale e che sarà in grado di portare un cambiamento nella Chiesa e nel mondo».

Héctor pure ne è sicuro e per inviare un augurio al Papa parafrasa le parole di san Francesco d’Assisi: «Dove c’è la guerra, che porti la pace. Dove c’è la discordia, che porti l’amore. Noi siamo con lui, chiediamo che Dio vegli su di lui». (salvatore cernuzio)