· Città del Vaticano ·

Il Papa a sorpresa saluta i partecipanti alla messa per l’apertura del Giubileo delle nuove generazioni

Da piazza San Pietro
il grido dei giovani
per la pace nel mondo

 Da piazza San Pietro il grido dei giovani  per la pace nel mondo  QUO-175
30 luglio 2025

di Tiziana Campisi

«Buonasera! Buenas tardes! Good evening!». A sorpresa Leone XIV arriva in piazza San Pietro al termine della messa di apertura del Giubileo dei giovani, presieduta dall’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e responsabile dell’organizzazione dell’Anno Santo.

Dopo un lungo giro in papamobile tra i 120 mila presenti che riempiono anche piazza Pio XII e via della Conciliazione, il Pontefice saluta calorosamente ragazzi e adolescenti giunti da circa 150 Paesi del mondo. In tanti si accalcano alle transenne per vederlo passare e salutarlo. Intonano inni, alzano i loro telefoni per immortalare il momento.

Cori gioiosi accompagnano tutto il percorso del Papa fin sopra il sagrato della basilica Vaticana, da dove saluta in italiano, spagnolo e inglese i presenti, chiedendo loro di ripetere: «Vogliamo la pace nel mondo». E tutti rispondono: «Vogliamo la pace nel mondo». Poi, dopo aver impartito la benedizione, l’arrivederci: «Ci troviamo a Tor Vergata. Buona settimana!».

A dare il benvenuto ai giovani, all’inizio della liturgia — concelebrata dai cardinali Baldassare Reina, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, e Marc Ouellet, dell’ordine dei vescovi — l’arcivescovo Fisichella, che li ha ringraziati «per aver accolto l’invito» del Pontefice a partecipare a questo Giubileo dedicato alle nuove generazioni «e alla speranza che ognuno porta dentro di sé».

Con lo sguardo al variopinto emiciclo del Bernini e alla contigua piazza in cui sventolavano bandiere di tante nazioni, bandane e cappellini, mentre il sole calava su Roma, il presule si è rivolto in particolare agli «amici che provengono anche da molte zone di guerra». «Dall’Ucraina, dalla Palestina giunga a tutti l’abbraccio di fraternità che ci rende uniti e un corpo solo» ha detto, esortando i giovani a non far «mancare» «segni» di «amicizia» ai coetanei arrivati da aree di conflitto.

Il pensiero di Fisichella è andato anche ai «molti» che «hanno fatto tanti sacrifici per essere» nell’Urbe. Poi a tutti ha assicurato: «Il Signore non vi deluderà. Vi viene incontro». E ha esortato: «Siate vigili per cogliere la sua presenza. Vivete questi giorni con gioia e spiritualità, scoprendo nuove amicizie, ma soprattutto contemplate Roma e le tante opere d’arte espressione della fede che ha generato tanta bellezza». Infine, nel suo saluto, ripetuto anche in inglese, spagnolo, francese, portoghese e tedesco, il pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione ha spiegato che motivo del raduno giovanile giubilare nel cuore della cristianità è «trasmettere la fede e comprendere il grande valore che Gesù Cristo possiede nella nostra vita» e ha incoraggiato a rispondere «con entusiasmo».

Nella sua omelia, poi, monsignor Fisichella ha preso spunto dal racconto evangelico della risurrezione di Lazzaro, che narra anche del dialogo con le sorelle Marta e Maria, per evidenziare che Gesù, saputo che l’amico stava male, ritardando la sua visita «insegna a noi qualcosa di importante», che «la fede è un incontro, ma il primo che ci viene incontro è Gesù», «quando vuole, come vuole, nel tempo stabilito da Lui, non da noi». «Noi siamo chiamati solo a rispondere» quando ci «viene incontro», «a metterci in cammino verso di Lui», ha sollecitato il presule, definendo Marta «il segno della nostra fede, segno che quando il Signore vuole incontrarci deve trovare in noi delle persone vigilanti, pronte, pronte a correre verso di Lui senza esitare».

Ma la fede «è una scelta di libertà», ha proseguito monsignor Fisichella, «libertà con la quale vogliamo metterci alla sequela. A seguire il Signore», «dove Lui vuole condurci» e «ha stabilito per ognuno di noi la vera felicità». Mostrano questa scelta di libertà Marta e Maria, che avvisando Gesù delle condizioni di salute del fratello «non gli dicono “vieni e compi un miracolo”». «Gesù deve decidere Lui quello che è opportuno fare», ha chiarito il pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, «non solo il tempo, ma anche le modalità, i modi con i quali ci viene incontro, perché dobbiamo rispettare la libertà di Dio», «che non ci abbandona» mai, perché siamo amati da Lui. «Non saremo mai soli, non potremo mai essere abbandonati, perché Gesù è nostro compagno di strada», ha continuato il presule, avvertendo che «ogni gesto di libertà comporta una rinuncia, per essere autenticamente liberi di dover seguire il Signore».

«Siamo realmente liberi nel momento in cui compiamo qualche rinuncia, ma soprattutto quando questa rinuncia è finalizzata ad incontrare il Signore e a doverlo seguire», ha affermato Fisichella, rimarcando, inoltre, che la fede «è anche ascolto», ci rende testimoni del Risorto e ci deve portare all’azione, a «dar da mangiare a chi ha fame, da bere a chi ha sete», a «essere presenti» quando qualcuno «ha bisogno di noi», è malato o in carcere, o quando viene meno «il diritto fondamentale alla dignità». «Viviamo un periodo di grande violenza», «nelle nostre strade e nelle nostre città», ha concluso il responsabile dell’organizzazione del Giubileo, che ha infine invitato a «dare certezza della speranza che l’amore vince sempre, che la bontà supera la violenza» e a essere «costruttori di pace».