· Città del Vaticano ·

L’opera delle suore benedettine in una casa di cura nella diocesi kenyana di Bungoma

Al servizio degli anziani
e di chi è abbandonato e solo

 Al servizio degli anziani e di chi è abbandonato e solo  QUO-175
30 luglio 2025

di Michelle Njeri

Situata a Mundika, nella diocesi di Bungoma, in Kenya, la casa di cura per anziani “St. Catherine” è stata avviata dalle Benedictine Sisters of Our Lady of Grace and Compassion (Suore benedettine di Nostra Signora della grazia e della compassione) per accudire il crescente numero di anziani bisognosi nella zona. «Il nostro carisma — spiega suor Beatrice Odinyu, superiora regionale dell’Africa orientale — è la cura per le persone anziane indigenti. Spinte dallo spirito della nostra fondatrice e con compassione, serviamo gli anziani e gli abbandonati».

L’apostolato a Mundika è iniziato nel 1990 con la cura degli anziani nelle loro case ma, con l’aumentare delle necessità nel 2020, le suore hanno aperto una casa residenziale. In conseguenza del covid-19 e per prendersi cura più da vicino dei più vecchi, le religiose hanno costruito una nuova struttura nel loro complesso conventuale e l’hanno chiamata Casa per anziani “Santa Caterina”. La residenza è un santuario di speranza, pace e comfort e attualmente ospita diciassette donne e sei uomini. Oltre alla residenza, le benedettine hanno un programma di sensibilizzazione con cui raggiungono una sessantina tra indigenti e anziani della zona di Mundika e oltre. Li visitano nei villaggi e provvedono ai loro bisogni di base.

«Una volta al mese — aggiunge suor Beatrice — collaboriamo con i motociclisti locali boda boda (servizio taxi) nella nostra missione per prenderci cura degli anziani facendo affidamento sulla loro mobilità e compassione. Li assumiamo per trasportare i pensionati nella nostra ex residenza, dove offriamo cibo e servizi medici essenziali in collaborazione con il “Busia Referral Hospital”. I motociclisti sono i nostri occhi nella comunità: vigilano, ci avvisano quando un vecchio non sta bene» e garantiscono che tutti arrivino sani e salvi ai loro appuntamenti. «Ci assicuriamo che la persona anziana giunga in tempo per il cibo e le cure mediche», conferma Stephen Etiang, giovane motociclista boda boda: «Le suore ci pagano per ogni viaggio e nella stagione delle piogge, quando le strade sono difficili, aumentano la nostra solita tariffa. Siamo grati per quello che fanno per i nostri anziani e per la comunità nel suo complesso».

La responsabile clinica del “Busia Referral Hospital”, Risper Onyango, si reca in ospedale a cadenza mensile «per i servizi di assistenza agli anziani, grazie agli sforzi delle suore benedettine. Seguo i pazienti e mi occupo delle nuove richieste. Qui eseguiamo alcuni test di base mentre quelli più complessi li inoltriamo alla nostra struttura principale. Come vorrei poter realizzare qui un laboratorio e portare più personale per offrire anche un supporto psicosociale!». Gratitudine alle religiose è stata espressa da un’assistita, Gaudence Opiyo: «Sono grata alle suore; mi aiutano da molti anni, dal 2003 a oggi. Si prendono cura di me. Spesso non c’è nessuno che ci accudisce. Ringraziamo Dio per il dono di queste suore, le nostre figlie che si prendono cura di noi». Joseph Sabatia, un altro assistito, ha parlato emotivamente della compassione delle religiose: «Le suore hanno lo spirito di misericordia; Dio è in loro. Si sacrificano molto per aiutarci; possano molte persone essere toccate e unirsi a loro nel sostenerci».

Nonostante i successi nel prendersi cura degli anziani e degli indigenti, anche le benedettine hanno affrontato delle sfide. «Non è facile accudirli. Alcuni — racconta Odinyu — sono ex alcolisti e cerchiamo di dare consigli e di intraprendere un cammino con loro. Altri si sentono soli, abbandonati o hanno problemi irrisolti. Noi li sosteniamo, con la grazia di Dio». Suor Beatrice rammenta inoltre un’esperienza difficile quando un generoso benefattore che sosteneva la loro opera ha deciso di non proseguire con le donazioni: «Ricordo il giorno in cui abbiamo avuto la notizia. Per un momento, ci siamo sentite paralizzate. Come si fa a dire a una persona anziana che non ha un posto dove andare e che potremmo non avere cibo per domani?». Le suore hanno quindi iniziato a pregare e a pensare a cosa fare: «Piuttosto che chiudere le porte abbiamo avviato progetti generatori di reddito. Attualmente abbiamo attività di panificazione, produzione di candele, una sartoria, una piccola bottega e coltivazioni. Ogni scellino guadagnato viene impiegato per nutrire, vestire e prendersi cura degli anziani nella residenza e nelle loro case nei villaggi».

Le religiose lavorano duramente per sostenere la missione al servizio dei più vecchi dei villaggi, ma affrontano lotte stagionali, in particolare durante la siccità. «Abbiamo la terra e un pozzo — conclude suor Odinyu — ma ci mancano una pompa solare e un serbatoio di stoccaggio per l’acqua. Ci aiuterebbero a coltivare di più e a produrre abbastanza cibo per gli anziani che serviamo». Le suore benedettine si alzano con speranza ogni giorno, spinte da una missione: che nessuna persona anziana sotto la loro cura abbia fame, si senta non amata o non sia curata. Con le mani consumate dal lavoro e cuori radicati nella fede, continuano con gioia a restituire la dignità a chi è spesso dimenticato dalla società.

#sistersproject