«La vera forma di socialità

di Antonella Palermo
«I social sono un campo minato dove si rischia di disperdere tante energie. Pier Giorgio ci dice che se vogliamo socializzare dobbiamo farlo con i poveri». Parole del cardinale Baldassare Reina, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, che sabato 26 luglio ha presieduto nella basilica di Santa Maria sopra Minerva una messa per l’arrivo delle spoglie mortali di Pier Giorgio Frassati che sarà canonizzato da Papa Leone XIV il 7 settembre insieme a Carlo Acutis. La celebrazione ha avviato le iniziative diocesane per il Giubileo dei giovani. Il corpo del beato resterà fino al 4 agosto ai piedi dell’altare maggiore della basilica che già custodisce i resti mortali di santa Caterina da Siena, della quale peraltro il giovane torinese, terziario domenicano, era molto devoto. Erano presenti al rito anche il vescovo ausiliare Michele Di Tolve, molti sacerdoti e alcuni familiari di Frassati.
Durante la celebrazione Reina ha conferito il mandato a circa quattromila persone che da oggi, 28 luglio, presteranno servizio nelle strutture di accoglienza per i giovani in arrivo a Roma. Nell’omelia il cardinale vicario si è soffermato proprio sull’universo giovanile, ricco di potenzialità ma che presenta anche insidie preoccupanti. In tal senso, il modello di santità incarnato da Pier Giorgio Frassati ha tanto da insegnare perché educa una società schiava dei social alla «vera forma di socialità che è l’amore ai poveri». Il tema della solitudine, particolarmente caro al porporato, è stato evidenziato nelle sue parole: «Pensiamo di essere uniti perché iperconnessi ma siamo soli, di una solitudine che uccide. Pier Giorgio ci insegna la potenza della preghiera per far sì che la solitudine non diventi isolamento. Ci insegna che in soli ventiquattro anni di vita si può centrare l’obiettivo di una vita pienamente realizzata in Dio. Chiediamo la sua intercessione per vivere bene la nostra vita». Il cardinale Reina ha poi toccato il tema del consumo di “sostanze”: il beato aveva scelto un’altra «sostanza, l’Eucaristia di cui si nutriva quotidianamente».
I frati domenicani — ha spiegato padre Fabrizio Cambi, priore del convento di Santa Maria sopra Minerva — percepiscono la presenza del corpo del beato in basilica come «un fratello tornato a casa». Qui è possibile approfondire la vita e la spiritualità di Frassati attraverso fotografie d’epoca, esposte per l’occasione, che lo ritraggono in montagna (è nota la sua passione per l’alpinismo) o con gli amici. Ricorre infatti l’Anno frassatiano — si celebra il centenario della morte del beato (4 luglio 1925) — e don Alfredo Tedesco, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile di Roma, ha sottolineato come nelle sue lettere per l’Anno santo 1925 Pier Giorgio scrivesse quanto fosse importante «vivere, e non vivacchiare». L’attualità per l’oggi è evidente, ha precisato il sacerdote, parlando di «un giovane testimone della cristianità vissuta con lo spirito della gioia festosa. Ricorda a tutti noi il desiderio autentico di felicità. Il suo è un modello che trascende le categorie tradizionali, è una speranza concreta per tutti».