· Città del Vaticano ·

A colloquio con Lucia Vecchi protagonista del podcast dei media vaticani “Specchi”

Nei social per portare l’amore che salva

 Nei social per portare l’amore che salva  QUO-172
26 luglio 2025

di Benedetta Capelli

Una voce gioiosa, un sorriso che illumina il viso fresco e giovane, una maturità nella fede non così scontata. In Lucia Vecchi, ventenne di Reggio Emilia e protagonista del podcast “Specchi” di Vatican News Radio Vaticana, tutto questo si trasforma in entusiasmo contagioso. Studia biologia a Parma ma forse il suo talento naturale è nella comunicazione, nel coltivare la passione per i video che gira e monta da sola. È per questo che Lucia coglie al volo la proposta di un suo amico di partecipare alle selezioni per “Shine to Share”, il progetto della Conferenza episcopale italiana destinato ai ragazzi tra i 18 e i 35 anni per diventare content creator di contenuti religiosi all’insegna “del bene per raccontarlo bene”. La ragazza invia un filmato di un minuto nel quale mostra quanto ha vissuto a Medjugorje nel Festival dei giovani, un evento annuale che coinvolge ragazzi di tutto il mondo, sullo stile della Giornata mondiale della gioventù. Il video piace e Lucia viene scelta tra i 100 giovani creator di tutta Italia, ragazzi che vengono formati nell’evangelizzazione digitale. Per questo motivo partecipa al Giubileo dei missionari digitali e degli influencer che si apre lunedì 28 luglio.

«Durante l’esperienza di Shine to Share — racconta — ho proprio visto la gioia dello stare insieme, ho visto la felicità, la bellezza del volersi bene. Ho visto anche un amore un po’ più grande di noi». Si dice convinta che per comunicare il bene, soprattutto sui social, è necessario spogliarsi delle maschere che spesso si indossano.

«Io vedevo il mio profilo Instagram che era pieno di manichini, mi mettevo anche io molto in vetrina, come se dovessi mostrare una parte della vita perfetta». Per questo la ricetta che Lucia suggerisce è di avere «il coraggio di farsi vedere per come si è, mostrando un amore più libero, un volersi bene per come si è non per cosa fai». È il segreto della semplicità che, nel caso della ragazza, nasce da un percorso tortuoso segnato da una profonda ferita personale.

Cresciuta in parrocchia, abituata a frequentare la messa e l’oratorio, Lucia confessa che usciva dalla Chiesa e lì lasciava il Signore. Un Signore capace di attendere e rivelarsi al momento giusto. È nell’adorazione eucaristica, fatta inizialmente controvoglia, che inizia un percorso di verità e rinascita. Davanti al Santissimo, la giovane si commuove «ma — racconta — erano lacrime di gioia». Ci vorrà ancora un po’ di tempo prima di affidarsi completamente al Signore, Lucia passerà tra varie esperienze come nell’oratorio di don Alberto Ravagnani, prete influencer e amato dai ragazzi, un pellegrinaggio sulla via Francigena, Medjugorje e in Vaticano per il Giubileo della speranza. Una speranza che immagina come una candela che non si spegne mai.

Ma cosa spera davvero Lucia? «Conoscere di più il Signore, approfondire il mio rapporto con Lui, la Chiesa. Non sentirmi sola, trovare sempre qualche abbraccio, qualche sorriso». C’è di più. “Luci”, come si fa chiamare, vuole anche essere approdo per gli altri «perché secondo me bisogna far vedere l’amore, che è quello che poi ti mette in ricerca. Io ho conosciuto Dio ma prima è venuto l’essere amata, l’essere accolta, l’essere guardata». In queste parole risuonano quelle di Papa Leone XIV ai giovani di Chicago, il 14 giugno scorso, nel quale esortava a non spegnere l’inquietudine che si avverte. «Dovremmo piuttosto entrare in contatto con il nostro cuore e riconoscere — sottolineava il Pontefice — che Dio può operare nella nostra vita e, attraverso di noi, raggiungere altre persone». Parole che ben illuminano il percorso di Lucia.