· Città del Vaticano ·

Nel volume «Da Francesco a Leone», padre Spadaro
riflette sul legame che accomuna i due pontificati di Bergoglio e Prevost

L’inquietudine di una Chiesa
aperta al mondo e alla storia

 L’inquietudine di una Chiesa  aperta al mondo e alla storia   QUO-172
26 luglio 2025

Il «diario di un’esperienza personale», nato dal bisogno interiore di comprendere e accompagnare un passaggio ecclesiale che si presentava «non solo come cambio di pontificato, ma come vera e propria soglia tra epoche»: il padre gesuita Antonio Spadaro, sottosegretario del Dicastero per la cultura e l’educazione, introduce così il suo ultimo libro Da Francesco a Leone (EDB, 136 pagine, 14,50 euro).

Un volume, rivela lo stesso autore, scritto «nel corso di giorni straordinari» quali quelli seguiti alla scomparsa di Papa Francesco, all’attesa del Conclave e all’elezione di Leone XIV. Tutti momenti di «profonda emozione personale collettiva e di grande intensità spirituale», racchiusi poi nelle pagine del libro.

Periodi diversi tra loro, ma uniti da un filo rosso ben specifico, che padre Spadaro individua nella «inquietudine», ovvero in «quella condizione spirituale propria di una Chiesa che non si accontenta, che non si chiude, che non si ripiega, ma che resta in ascolto della storia anche quando diventa difficile».

Ed è proprio tale inquietudine — insieme alla «fede come cammino, come ricerca, come disponibilità a lasciarsi ferire dalla realtà» —, a legare i pontificati di Bergoglio e Prevost: il primo, spiega il religioso gesuita, «ci ha lasciato il fuoco» che il secondo «accoglie con mani miti ma ferme».

Non a caso, fu proprio «inquietudine» la parola che Francesco raccomandò all’allora priore generale padre Prevost e ai partecipanti al 184° Capitolo generale dell’Ordine di Sant’Agostino nella messa presieduta il 28 agosto 2013 nella basilica dei Santi Trifone e Agostino in Campo Marzio. Ed è «inquietudine» anche il termine usato da Leone XIV nell’omelia di inizio del ministero petrino, il 18 maggio scorso, quando ha esortato a costruire «una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità». Inquietudine è dunque il vero “testimone” che passa di mano tra i due Papi nella loro corsa.

D’altronde, dai primi passi compiuti da Leone XIV — aggiunge padre Spadaro — emerge «la cifra agostiniana della sua spiritualità: un cuore inquieto, consapevole dei problemi del mondo, del bisogno di pace, soprattutto del bisogno di Dio, della necessità della fede per contribuire a guarire un mondo ferito».

Suddiviso in 14 capitoli, il volume si sofferma su temi sia precipui, sia comune a entrambi i Pontefici, quali la misericordia, la fraternità, la sinodalità e l’unità nella diversità. Riflessioni specifiche vengono presentate riguardo alla visione geopolitica dei due successori di Pietro, così come al post-liberismo e alla sfida dell’intelligenza artificiale che — evidenzia l’autore — non è solo una questione «tecnologica», bensì anche «spirituale, antropologica, culturale», in quanto «permea la vita quotidiana, condiziona il pensiero, modella il desiderio. E mette in discussione l’umano stesso».

Senza dimenticare che — entrambi religiosi, “figli” di santi quali Ignazio di Loyola e Agostino di Ippona — Francesco e Leone XIV condividono «una visione della Chiesa come spazio di prossimità, di ascolto, di essenzialità».

A corredare il volume sono tre appendici: la succitata omelia pronunciata da Papa Francesco il 28 agosto 2013; un testo inedito dell’allora cardinale Bergoglio, ovvero la prefazione al libro Il tempo della Chiesa secondo Agostino, di Giacomo Tantardini (Città Nuova, 2009, 288 pagine, 20,90 euro) e la trascrizione di una conversazione spontanea tenuta dall’allora cardinale Prevost il 7 agosto 2024 presso la parrocchia agostiniana di St. Jude a New Lenox, Illinois, negli Stati Uniti.