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La buona Notizia Il Vangelo della xvii domenica del tempo ordinario (Lc 11, 1-13)

Perdono che libera e genera alleati

 Perdono che libera e genera alleati  QUO-168
22 luglio 2025

di Nicola Lagioia

Come tutti i classici, il Padre nostro è un testo che non si finisce mai di leggere. A seconda dei momenti della vita, appare in una luce nuova. In questa fase storica (ma anche rispetto alla vita privata) mi colpisce il riferimento alla reciprocità del perdono. «E perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore», leggiamo in Luca, 11, 1-3. Nella versione cui siamo più abituati («rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori») il vincolo appare più evidente. Non si invoca solo il perdono ma si pone una condizione implicita e alquanto rischiosa. Perdonaci nella misura in cui anche noi lo facciamo con chi ha peccato contro di noi.

Il “debito” è una responsabilità morale e spirituale, ma è anche un punto di partenza: non peccare è impossibile. Siamo umani, ci rappresenta l’imperfezione. Con i nostri errori, le nostre bassezze, le nostre debolezze (non di rado sotto la violenza arde una debolezza di fondo) procuriamo dolore agli altri, li danneggiamo. Il primo passo è riconoscerci la fallibilità. Ma chi, oggi, riesce ad ammettere di avere sbagliato? Viviamo in un mondo in cui, diabolicamente, l’assunzione di colpa sembra interdetta. Ammettere l’errore costa fatica (bisogna lottare con l’orgoglio) e subito dopo apre a un angoscioso interrogativo: riuscirà a perdonarmi la persona a cui ho fatto del male? Qui però l’Altro diventa uno specchio, poiché, rovesciata per così dire di centottanta gradi, la vera domanda è: sono in grado di perdonare io, proprio adesso, chi mi ha fatto del male?

In questo passaggio cruciale, la preghiera e l’etica diventano la stessa cosa e, come in ogni etica rispettabile, non c’è nell’auspicata reciprocità un elemento meramente retributivo (perdonami a patto che io riesca a farlo) ma trasformativo: nel momento in cui scocca tra noi il perdono, siamo contemporaneamente liberati (dal peccato) e alleati fino alla consustanzialità (con gli altri esseri umani, con il Creato, con Dio). È un prodigioso effetto domino al contrario: i mattoncini si rimettono in piedi l’uno attraverso l’altro, in simultanea. Ci troviamo dunque contemporaneamente di fronte a un banco di prova (la nostra capacità di perdono), a una proposta di giustizia verticale (possiamo davvero chiedere più di quanto riusciamo a offrire?), a un atto di fiducia pieno di fascino e mistero, in apparenza impossibile: se perdoniamo verremo perdonati, e tuttavia fuori da un nesso di causalità. Ma il mondo, negli ultimi anni, sembra tragicamente sordo a questa proposta. (nicola lagioia)