· Città del Vaticano ·

Gioia e commozione tra i tanti fedeli accorsi per incontrare il vescovo di Roma

Un lungo abbraccio per un ospite speciale

 Un lungo abbraccio per un ospite speciale   QUO-167
21 luglio 2025

La brezza mattutina, levatasi dal vicino lago, è stata come una carezza per i tanti fedeli che ieri, domenica 20 luglio, hanno partecipato alla messa presieduta da Leone XIV nella basilica cattedrale di Albano Laziale, intitolata a san Pancrazio martire. Alle 9.30, il Pontefice è uscito dall’ingresso delle Ville Pontificie dell’adiacente Castel Gandolfo che si affaccia sulla cittadina, precisamente su piazza Pia. Accolto dal vescovo della diocesi suburbicaria, monsignor Vincenzo Viva, e dal sindaco locale, Massimiliano Borelli, ha raggiunto la chiesa a piedi, affiancato da due ali di folla festante, disposta dietro alle transenne gialle. Quattrocento i posti a sedere, ottocento quelli in piedi: per tutti i presenti, il Papa ha avuto gesti benedicenti e sorrisi. Al suo passaggio, i gonfaloni del territorio hanno sventolato in aria.

Ad Albano un Pontefice mancava dal 21 settembre 2019, quando Papa Francesco celebrò una messa proprio a san Pancrazio. Naturale dunque che l’arrivo di Leone XIV — che dal 6 luglio e fino a domani, 22 luglio, sta trascorrendo un periodo di riposo estivo nella vicina Villa Barberini — abbia suscitato in migliaia di presenti tanto affetto e un incontenibile senso di accoglienza.

All’ingresso della cattedrale, il vescovo di Roma è stato salutato, come da protocollo, dalle autorità religiose e civili, tra cui il ministro italiano della Salute, Orazio Schillaci, il prefetto di Latina, Vittoria Ciaramella, e da dodici sindaci in fascia tricolore, in rappresentanza di altrettante cittadine presenti sul territorio diocesano.

Quindi, sulle note dell’inno pontificio, eseguito dalla banda cittadina “Cesare Durante” disposta nei pressi del sagrato, il Pontefice ha ricevuto un piatto d’argento con il suo stemma. Il dono, realizzato dai fratelli maestri argentieri Alessandro e Massimo Pirani e consegnato da due giovani della diocesi, era stato preparato per la presa di possesso del titolo della chiesa suburbicaria di Albano che l’allora cardinale Robert Prevost avrebbe dovuto compiere lo scorso 12 maggio, proprio nella solennità di san Pancrazio. Un appuntamento saltato dopo l’elezione al soglio pontificio, ma rimasto comunque nel cuore di Leone XIV: «Come sapete, dovevo arrivare il 12 maggio, però lo Spirito Santo ha fatto diversamente — ha detto infatti durante l’omelia —. Ma sono davvero contento e, con questa fraternità, questa gioia cristiana, saluto tutti voi qui presenti».

Dalle autorità municipali di Albano è stato fatto dono al Pontefice anche di un cesto con prodotti tipici a km zero, realizzati quasi tutti dalla Fondazione Campaniello di Genzano che si occupa di ragazzi autistici.

Entrato nella cattedrale, Leone XIV ha baciato il crocifisso e ha asperso con l’acqua benedetta i fedeli. Quindi, dopo aver salutato alcuni sacerdoti diocesani anziani e malati, si è recato in sagrestia per indossare i paramenti liturgici.

Aperta dalla processione introitale sulle note del canto «Se tu mi ami, Simone, pasci le mie pecorelle», la celebrazione eucaristica è stata concelebrata, sul presbiterio, dal cardinale gesuita Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale; da monsignor Viva; dal parroco della cattedrale, monsignor Giovanni Masella, e da don Manuel Dorantes, direttore operativo del progetto Borgo Laudato si’. Hanno concelebrato, inoltre, ottanta sacerdoti che operano nell’area diocesana di Albano Laziale.

In un clima di raccoglimento, sotto le volte bianche e celeste tenue della chiesa, si è tenuta la liturgia della Parola: alla prima lettura, tratta dal libro della Genesi (18, 1-10a), sono seguiti il Salmo 14, «Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda», e la seconda lettura, tratta dalla Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi (1, 24-28). Il Vangelo proclamato è stato quello di Luca (6, 37-40), ovvero il passo che narra l’accoglienza ricevuta da Gesù da parte delle sorelle Marta e Maria.

Durante la preghiera dei fedeli, sono state elevate particolari intenzioni per i governanti, affinché «difendano e promuovano in ogni circostanza la pace e la dignità della persona umana»; per le persone malate e povere, perché siano «sostenute e animate dalla carità dei fratelli», e per «i giovani assetati di luce e di fraternità», così che «siano accompagnati a scoprire nel Signore Gesù la sorgente della vera gioia e della donazione di sé».

Al termine della celebrazione, Leone XIV ha sostato in preghiera davanti a una copia dell’icona della Madonna della Rotonda, in stile bizantino, proveniente dall’omonimo santuario di Albano e collocata sul presbiterio per l’occasione. Infine, si è soffermato a salutare gli ammalati presenti nella basilica cattedrale, accompagnati dalla sezione diocesana dell’Unitalsi, e i collaboratori della Curia vescovile.

Conclusa la messa, poco prima delle 11 Leone XIV ha compiuto a ritroso il cammino verso Villa Barberini e, ancora una volta, ha dedicato particolare attenzione ad alcune persone disabili, scambiando con loro qualche parola accompagnata da un gesto di benedizione sulla fronte. C’è stato il tempo anche di firmare la copertina di un libro dedicato proprio al Pontefice. Sorrisi e benedizioni non sono mancati neanche per i tanti neonati che, in braccio ai rispettivi genitori, gli sono stati accostati. Per tutti loro, il Papa ha avuto uno sguardo, una carezza, una parola gentile e rassicurante.

Palpabile l’emozione dei fedeli, tra cui don Giacomo Ferri, 40 anni, originario di Pavona e tornato “a casa”, nella sua diocesi originaria di Albano, proprio per vedere Papa Prevost. «Sono un missionario itinerante — ha raccontato ai media vaticani —, impegnato a Dallas, negli Stati Uniti. Ma mi occupo soprattutto dei migranti in tutto lo Stato del Texas. È un grande conforto avere qui, a Castel Gandolfo, il Santo Padre, che non è solo un generico simbolo di pace, ma una persona che, con la sua missione, diffonde il messaggio di riconciliazione di Cristo nel mondo».

Gli ha fatto eco il maestro Andrea Durante, direttore della succitata banda musicale “Cesare Durante” intitolata a suo nonno e composta da 48 elementi: «È sempre una grande emozione esibirsi davanti a un Pontefice — ha detto —. Per noi dei Castelli Romani è motivo di grande orgoglio e affetto poter ospitare il soggiorno estivo di un Papa».

A colpire Chiara Frezza, 36 anni, incaricata del Distretto Sud degli Scout d’Europa, è stata soprattutto l’omelia del vescovo di Roma e la sua riflessione sulle figure di Marta e Maria: «Il servizio dell’ascolto e della testimonianza da un lato e quello concreto dell’aiuto al prossimo dall’altro — ha spiegato la giovane prima di lasciare piazza Pia insieme al suo gruppo — sono al centro della vocazione degli Scout. Comincerò a mettere in pratica il messaggio dell’omelia di Papa Leone annunciando ai miei compagni, che non hanno potuto essere qui oggi, le emozioni e gli insegnamenti di questa giornata».

Successivamente, alle 12, da piazza della Libertà a Castel Gandolfo, il Pontefice ha guidato la recita della preghiera mariana dell’Angelus. In piedi davanti all’ingresso del Palazzo Apostolico, battuto da un vento che lo ha costretto a togliere la “papalina”, Leone XIV ha lanciato un forte appello per la pace. Infine, al termine, ha salutato le diverse persone malate e disabili che lo hanno accolto lungo il perimetro della piazza.