Siria

Si riaccendono speranze di pace nella turbolenta provincia a maggioranza drusa di Suwayda, con un’importante comunità cristiana, diventata negli ultimi giorni il nuovo epicentro della crisi siriana.
Nel tentativo di fermare l’escalation di violenza, il presidente della Siria, Ahmed al-Sharaa, ha annunciato un cessate-il-fuoco «immediato e totale» nella città sconvolta da una serie di attacchi e ritorsioni tra la comunità drusa e quella sunnita beduina, che in una settimana di scontri hanno provocato oltre 710 morti e 80.000 sfollati.
In una nota ufficiale, la presidenza siriana ha invitato tutte le parti coinvolte a rispettare pienamente la tregua e a porre fine alle ostilità in ogni zona del Paese. «Qualsiasi violazione del cessate-il-fuoco sarà considerata una chiara violazione della sovranità», si legge nel comunicato.
La situazione umanitaria nella città di Suwayda — dove manca completamente l’elettricità, l’acqua e l’accesso a Internet — rimane molto grave, denunciano le organizzazioni della società civile, che chiedono l’apertura di corridoi e interventi rapidi a sostegno della popolazione locale. «La città sta affrontando una crisi gravissima da giorni, con condizioni che peggiorano rapidamente e mettono a rischio la vita di migliaia di civili», hanno dichiarato le organizzazioni umanitarie. I negozi sono vuoti e il pane è introvabile a causa della chiusura dei forni. L’ospedale pubblico è sopraffatto e fuori servizio, con una gravissima carenza di forniture mediche essenziali, rendendo impossibile curare i feriti e i malati.
Le Nazioni Unite, tramite l’Alto commissario dell’Onu per i Diritti umani, Volker Türk, hanno chiesto «indagini indipendenti, tempestive e trasparenti» sulle uccisioni e altre gravi violazioni e abusi dei diritti umani nel sud siriano. «I responsabili devono essere chiamati a risponderne, ha affermato Türk in un comunicato pubblicato a Ginevra: «Questo spargimento di sangue e questa violenza devono cessare e la protezione di tutte le persone deve essere la massima priorità, in linea con il diritto internazionale. È fondamentale che vengano adottate misure immediate per impedire il ripetersi di tali violenze. La vendetta non è la risposta».