Rohingya

Tra le crisi di sfollamento maggiormente trascurate nel mondo c’è senza dubbio quella della minoranza etnica musulmana dei rohingya, costretti alla fuga dal Myanmar a causa delle ripetute violenze della giunta militare al potere. Una crisi raramente sotto i riflettori dei media internazionali, che riguarda più di milione di persone. Le violenze contro i rohingya — un popolo dimenticato che nessuno vuole, divenuto in poco tempo il più grande gruppo etnico apolide — si inseriscono in un quadro ampio di violazioni e discriminazione subite da decenni, in cui la minoranza musulmana si è vista privata delle prerogative sociali, politiche ed economiche, con conseguenti inosservanze gravi dei diritti fondamentali. Non solo i rohingya non ricevono alcuna forma di tutela delle autorità statali del Myanmar, anzi è il governo stesso del Paese del sudest asiatico a non riconoscerli come popolo, forzandoli a sopportare dure repressioni e costringendoli alla fuga. Una triste e lunga storia di persecuzione e sofferenza.
Vittime di omicidi di massa, stupro, tortura e distruzione sistematica delle case e dei luoghi di culto, i rohingya sono considerati dall’Onu tra le minoranze etniche più perseguitate al mondo. Solo negli ultimi 18 mesi, indica un dettagliato rapporto dell’Unhcr, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, il Bangladesh ha registrato il più grande afflusso di rifugiati rohingya dalla fuga di massa dal Myanmar avvenuta quasi un decennio fa dallo Stato occidentale del Rakhine. L’agenzia per i rifugiati ha affermato che fino a 150.000 rohingya sono arrivati nei campi profughi bengalesi di Cox’s Bazar dall’anno scorso. «La violenza mirata, la persecuzione e il conflitto in corso in Myanmar continuano a costringere migliaia di rohingya a cercare protezione in Bangladesh», ha precisato l’Unhcr. Anche prima di questo ultimo afflusso, circa un milione di rohingya viveva in fatiscenti e sempre più affollati campi profughi in Bangladesh, la maggior parte dei quali dopo essere fuggita dalla repressione militare del 2017 in Myanmar. Questi campi, stipati in soli 24 chilometri quadrati, sono tristemente diventati i luoghi più densamente popolati al mondo. A causa del sovraffollamento, migliaia di famiglie, compresi i bambini, dormono all’aperto o in disagiate baracche di lamiera e cartone, soggette ad allagamenti durante le stagioni monsoniche. Acqua potabile e cibo scarseggiano, con la situazione igienico-sanitaria che si deteriora di giorno in giorno. Altri rohingya hanno cercato riparo in Malaysia e Thailandia, ma sono stati respinti, aggravando sempre di più la crisi del popolo dimenticato. (francesco citterich)