Pio XII tra storia e memoria
Radio Vaticana

di Sergio Favretto
L’emergere di nuovi documenti, di messaggi radiofonici e la corretta contestualizzazione di anni di attività, ingiustamente dimenticati, ci regalano una declinazione più completa: il periodo bellico 1940-1945, le violenze nazifasciste e la Shoah, videro la resistenza e la capacità critica di Radio Vaticana, de «L’Osservatore Romano», de «L’Osservatore della Domenica», accanto alla rete dell’Ufficio Informazioni. La Chiesa cattolica, la Santa Sede seppero alimentare, negli anni bui del conflitto, un panel informativo di autonomo pensiero.
Come non è affatto corretta la ricostruzione storiografica di un Vaticano e di un Papa esitanti, se non colpevoli di omissioni di intervento, altrettanto errata è la raffigurazione di Radio Vaticana e dell’informazione della Santa Sede come soggetti rinunciatari e censurati, principio della neutralità a ogni costo.
Pio XII fu protagonista-testimone, non voluto, di una feroce dialettica fra Stati e popoli. Lo furono anche i vari nunzi e delegati apostolici sparsi per l’Europa e per il mondo, lo fu la Santa Sede con gli uomini della Curia Romana, lo fu «L’Osservatore Romano», lo fu Radio Vaticana, lo furono i vescovi e cardinali nei rispettivi territori. Anche la drammatica vicenda delle persecuzioni razziali e della Shoah videro Pio XII come testimone e avversario diretto.
L’attività di Radio Vaticana nel quinquennio 1940-1945 può essere bene interpretata se collocata, in modo appropriato, nel paradigma più ampio dei differenti attività e ruoli svolti, animati, ispirati dall’intera Chiesa cattolica.
La resistenza attiva, anche se prudente, che Pio XII animò e creò contro il nazifascismo fu una scelta coraggiosa, la sola possibile nel contesto bellico e di violenza del potere. Idem il sostegno della Chiesa agli ebrei perseguitati, fu una grande e diffusa operazione umanitaria per salvare vite umane e non causare rappresaglie ancora più letali.
Radio Vaticana, dal 1938 al 1945, fu strumento di informazione, di conoscenza e formazione. Venne considerata, da alcuni, come interprete autorevole della diplomazia della Santa Sede; da altri, più come veicolo di distinguo e di scelta, in anni di conflitto e di polemica fra Stati e popoli.
Radio Vaticana ebbe il merito di unire, di raccordare, di manifestare pensiero e valori cristiani, ma anche opzioni civili e tolleranza, speranza in un futuro diverso con stacco profondo verso il periodo buio della guerra, del comunismo bolscevico, del nazifascismo e paganesimo. Trasmetteva in italiano, in inglese, francese, spagnolo, tedesco, polacco, olandese e russo, in altre lingue ancora. Fu una radio molto poliglotta. Pochi sanno, invece, che era puntualmente monitorata dai servizi segreti europei e statunitensi. Le trasmissioni venivano ascoltate, trascritte e appuntate, ad esempio dal servizio Monitoring Service della Bbc con un giornaliero Daily Digest of Foreign Broadcast. Vi era una stretta interazione fra la Overseas Intelligence della Bbc, il Foreign Office e anche il Religious Relations Department del ministero all’Informazione in Gran Bretagna per redarre report quotidiani di osservazione. In Germania era operativo il servizio Sonderdienst Seehaus e in Usa il servizio Foreign Broadcast Intelligence Service FBIS.
Radio Vaticana era seguita, ascoltata e monitorata anche in Italia dal regime, poi dalla Rsi, con la raccolta delle varie edizioni in lingua straniera. Le trascrizioni e gli appunti venivano poi distrutti per sicurezza.
Dall’Archivio Medici Tornaquinci un report riservato
Consultando l’Archivio Medici Tornaquinci, presso l’Istituto storico della resistenza della Toscana a Firenze, si rinviene il Rapporto segreto, datato 31 gennaio 1945, redatto dall’incaricato Berio della Legazione d’Italia a Berna e trasmesso al ministero degli Affari Esteri, al presidente del Consiglio, R. ministero dell’Interno, R. ministero della Guerra, R. ministero Italia Occupata, Stato Maggiore generale. Il rapporto ha come titolo Notiziario dell’Italia occupata secondo la stampa svizzera. Alla data 26 gennaio 1945 si legge: «... La “Gazette de Lausanne” è informata da Chiasso che il conflitto fra la Chiesa e il neofascismo è entrato in una fase acuta dopo la soppressione volontaria del quotidiano cattolico “L’Italia” organo del cardinal Schuster. Mentre il discorso pronunciato dal prete interdetto Tulio Calcagno, direttore dell’ebdomadario neofascista Crociata Italica, attaccava vivamente Pio XII ed era riprodotto largamente dalla stampa, dalla radio neofascista ecc... il messaggio radiodiffuso dal Santo Padre il giorno primo dell’anno fu oggetto dell’ostracismo neofascista, e nel modo più assoluto. Radio Vaticana fu molto disturbata al momento in cui procedeva all’emissione. Poi “L’Italia” ebbe l’interdizione di pubblicare il testo pontificale che la redazione aveva avuto da Roma. Per protestare “L’Italia” da quotidiano si trasformò in ebdomadario. Ma il cardinale Schuster non si considerò vinto. Egli fece stampare il messaggio del Papa nel bollettino diocesano e lo fece leggere dal pulpito di tutte le parrocchie della sua diocesi. Da allora hanno avuto luogo numerose perquisizioni onde sequestrare il testo ecclesiastico incriminato…».
Dalla stampa svizzera abbiamo conferma di come Pio XII e la Santa Sede fossero invisi, osteggiati dal nazifascismo e dalla Rsi. Come il cardinal Schuster reagì e si organizzò.
Pluriespressione
dalle varie redazioni
In Francia, sono stati oggi recuperati vari documenti e testi che rivelano i contenuti dei messaggi e delle trasmissioni di Radio Vaticana. Singolari furono la genesi e il ruolo propulsore nella Resistenza cristiana francese del foglio clandestino «La voix du Vatican» con la trascrizione delle trasmissioni di Radio Vaticana e commenti del gesuita belga padre Emmanuel Mistiaen. L’iniziativa fu assunta nel collegio dei gesuiti di Avignone, con il canonico Louis Ruy e padre Jean Roche e l’ex allievo Henri Barral ed altri laici. In più di due anni si collettarono 30 fascicoli di varie pagine con estratti e resoconti dei messaggi di Radio Vaticana. I fogli ebbero una circolazione attenta, coraggiosa nella Francia del sud, cosiddetta libera. Fra «La voix du Vatican» e i «Cahiers du Témoignage chrétien» si può individuare una relazione di successione e contaminazione contenutistica e di diffusione. Vi è pure una fonte organizzata delle trascrizioni delle trasmissioni di Radio Vaticana in lingua francese: si tratta del saggio Radio Vatican. Années 1940-1941-1942-1943. Emissions prises en sténo à Toulon, giacente presso l’Institut Catholique de Paris.
Le trascrizioni o gli appunti non sono versioni pedisseque dei messaggi trasmessi. Sono anche prodotto di una caratterizzazione personale di chi appunta, raccoglie e riconsegna in uno scritto. In alcuni casi, i vescovi chiesero ai gestori di Radio Vaticana di accentuare e sviluppare non solo temi religiosi, ma anche temi di attualità sociale; non solo diffondere documenti o encicliche, ma anche lettere pastorali ancorate alle realtà locali; non solo teologia, anche dottrina sociale della Chiesa.
I nazisti erano preoccupati, ad esempio, di un latente e diffuso cattolicesimo politico via radio. In alcuni messaggi del 1937 Radio Vaticana affrontò e si oppose alle scelte antireligiose del regime nazionalsocialista e hitleriano, alle teorie neopagane, citando violazioni di diritti, arresti di preti, unendosi anche alle polemiche dei protestanti. Parlò di neopaganesimo nazista, auspicando un fronte unico fra cattolici e protestanti contro il Reich.
Nei Paesi a lingua spagnola, anche del centro e sud America o dell’estremo oriente, si auspicava una particolare attenzione alle precarietà sociali ed economiche umane dei popoli. All’esordio del pontificato di Pio XII le trasmissioni di Radio Vaticana erano ben seguite in Irlanda e Inghilterra, nelle Filippine, sporadicamente negli Stati Uniti, come pure in Francia e Spagna. Venivano disturbate in Russia. In Germania, invece, l’ascolto era vietato e rischioso, erano previste sanzioni e arresti per chi ascoltasse Radio Vaticana. Il regime nazista aveva vietato pure il possesso di apparecchi radio. Idem in Polonia, dopo l’occupazione. Pur in presenza di queste misure repressive, in Germania e Polonia vi era una rete segreta fra cattolici per ascoltare in case private e al sicuro le trasmissioni di Radio Vaticana.
Pur in presenza delle difficoltà nello scenario politico tedesco, Pio XII confermò una linea di continuità e fermezza. Fece organizzare una redazione di giornalisti e lettori guidata da gesuiti di varia provenienza linguistica e geografica. Si accentuò l’internazionalizzazione della radio.
I rapporti fra Radio Vaticana e Segreteria di Stato furono di reciproca attenzione, ma quasi sempre di intelligente autonomia. Vi era una censura soft preventiva, attuata dai vari responsabili delle versioni in lingua e per caratterizzazione. Solo di fronte all’occupazione tedesca della Polonia, Pio XII e Radio Vaticana decisero, per alcuni mesi, di non intervenire ufficialmente per evitare una scontata ritorsione e rappresaglia per i 40 milioni di cattolici tedeschi. Molti giornali tedeschi confermarono il giudizio severo su Pio XII come Papa ostile al nazionalsocialismo.
La radio diede molto spazio e commenti all’enciclica di Pio XII Summi pontificatus (ottobre 1939) con tutte le sue interpretazioni, a sostegno della pace fra le nazioni e rispetto dei diritti singoli. Conteneva posizioni dure contro la concezione di uno Stato moderno basato sull’unione nazionalistica, l’unità di razza, l’unione del proletariato, mentre invece la libertà di pensiero avrebbe permesso di creare uno Stato in armonia per il bene comune.
Vi sono stati messaggi in lingua inglese e spagnola fra marzo e maggio 1940 con riferimenti a treni colmi di persone in deportazione fra aree della Polonia o violenze ad ascoltatori di Radio Vaticana; trasmissioni in tedesco e polacco che accusavano persecuzioni alla Chiesa Cattolica in Germania.
Pio XII approvò che Radio Vaticana, nelle sue varie edizioni straniere, si manifestasse come forma di autonomia delle differenti realtà ecclesiali e nazionali.
«L’Osservatore Romano», considerato in Italia quasi organo d’informazione della Santa Sede, negli anni 1939 e 1940, fece riferimento a separazioni, movimenti e trasferimenti di ebrei da aree ad altre aree, evitando di parlare di deportazioni. Più espliciti i messaggi di Radio Vaticana. Per Pio XII la grave situazione in Germania contro la Chiesa non poteva essere sottaciuta.
In occasione dell’occupazione tedesca di Belgio, Olanda e Lussemburgo, mentre Pio XII fu ancora fiducioso in interventi di pace e di diplomazia, di intermediazione, Radio Vaticana si espresse contro le politiche aggressive della Germania a difesa delle singole nazioni «che difendono solamente se stesse e i loro diritti contro un Paese per il quale la guerra è un principio fondamentale della politica. La loro guerra è contro un Paese che ha fatto del culto dello Stato un feticcio. Nessuna nazione che combatte per i suoi diritti fondamentali dovrebbe essere condannata».
Ancora Radio Vaticana, con trasmissione per il Nord America, a giugno 1940, sostenne come non fosse più possibile il pacifismo in un contesto di guerra e pure fosse senza senso il non intervento americano.
Nei vari messaggi di Radio Vaticana, i locutori o speaker non esitavano a rivendicare la congiunzione fra i concetti e le azioni di giustizia e carità, non solo pace, ma pace con giustizia, non solo pace come assenza della guerra, ma pace con la giustizia che la concretizza. Prende corpo una idea, ancora soft, di guerra giusta in chiave antitedesca, almeno nei messaggi verso l’America.
Allorquando Pio XII decise di attutire o silenziare le posizioni polemiche di Radio Vaticana contro le scelte del Reich in Germania, solo per timore di ulteriori e più gravi rappresaglie, vi furono subito le osservazioni del rappresentante diplomatico inglese presso la Santa Sede d’Arcy Osborne. I messaggi e le trasmissioni di Radio Vaticana erano sempre monitorate dal governo e dai servizi dell’informazione inglesi, come da altri governi e servizi europei. La BBC rilanciava e ritrasmetteva i messaggi di Radio Vaticana. L’improvviso silenzio fece scalpore e meraviglia. Da parte della Santa Sede, con vari interventi del cardinal Maglione e della Segreteria di Stato, si negò ogni sudditanza all’Asse o a minacce tedesche. Il governo tedesco e i tecnici tedeschi continuavano a disturbare Radio Vaticana, con sovrapposizioni di segnale sulla stessa lunghezza d’onda, ovvero tramite sovrammodulazioni rilanciate. È il caso, ad esempio, della trasmissione del 4 aprile 1941, trascritta e pubblicata da «La voix du Vatican» n. 13. In essa, si davano notizie precise e allarmanti in merito alle violenze tedesche compiute in Alsazia: chiusi chiese, conventi e istituzioni cattoliche; isolato il vescovo di Strasburgo, fortemente ridotta la stampa cattolica, limitate e controllate le offerte dei fedeli, vietata l’educazione scolastica cattolica. I fatti, invece, erano circostanziati. In Alsazia e Lorena, le violenze tedesche ci furono. Il vescovo di Metz dovette lasciare la sede vescovile e la cattedrale in poche ore.
Quando a maggio 1941 Radio Vaticana si fece più silente sulla situazione in Germania, per timore di dure rappresaglie, lo stesso Pontefice invitò Radio Vaticana a diffondere notizie anche severe, ma richiamandosi, talvolta fittiziamente, a giornali, appunti e narrazioni già pubblicate da altre fonti.
Le trasmissioni di Radio Vaticana, le traduzioni e il rilancio di alcuni messaggi in lingua inglese, giunsero ad ascoltatori attenti anche fra le gerarchie militari alleate. Presso gli Archivi dell’OSS-Office of Strategic Services di Washington, si possono rinvenire tracce e documenti di questa attività informativa. A novembre del 1941, in un report dell’OSS, si esponeva come i tedeschi avessero coperto il segnale di Radio Vaticana, in ragione delle chiare tesi antibolsceviche e accusanti inoltre i principi del paganesimo hitleriano. L’OSS invita la Bbc a diffondere a tutti come Radio Vaticana sia oggetto di oscuramento e condizionamento da parte dei tedeschi.
Per gli ascoltatori tedeschi, Radio Vaticana mantenne varie trasmissioni di intrattenimento e dialogo, senza riportare prese di posizioni ufficiali del Vaticano. Vennero altresì lette e ospitate le lettere pastorali e omelie di vescovi tedeschi, con in aggiunta anche interventi e lettere pastorali di presuli stranieri. Si segnala per efficacia l’omelia del patriarca di Venezia monsignor Adeodato Piazza, datata gennaio 1942.
Piazza allora argomentava: «Sostituiti i valori religiosi e morali, di cui la Chiesa cattolica è custode autentica e maestra, con pretesi valori della razza e del sangue, i quali portano tra le nazioni lo squilibrio e la lotta accesa fra le classi sociali, che possiamo aspettarci di meglio? Si grida giustamente al comunismo ateo: ma Satana militante in campo aperto con l’ateismo bolscevico non è diverso da Satana impagliato nei miti neopagani». Con un’utile tecnica di triangolazione delle fonti, Radio Vaticana ospitava una presa di posizione severa di un vescovo cattolico di punta e di rilievo come il patriarca Piazza per colpire la matrice razzista del neopaganesimo del Reich.
Radio Vaticana, nelle trasmissioni in lingua francese, alternò brani di testo letti a brani musicali, quasi tutti tratti dalle opere di Beethoven. Vennero trasmessi alcuni movimenti della Sinfonia n. 5 e della n. 3, senza particolare annuncio o commento. Anche Radio Londra utilizzava brani di Beethoven, come auspicio di libertà.
Ancor oggi vi sono tesi che continuano ad alimentare un approccio molto parziale, dal punto di vista documentale sul rapporto fra Pio XII e la Shoah, fra Pio XII e Radio Vaticana con l’Olocausto. Il nuovo volume di Raffaella Perin, titolato The Popes on Air. The history of Vatican Radio from its origins to World War II, edito ad aprile 2024 da Fordham University Press (in versione inglese e costituente un mero aggiornamento del precedente La radio del papa. Propaganda e diplomazia nella seconda guerra mondiale, Il Mulino, 2017) offre, in alcuni capitoli, la ricostruzione del periodo 1939-1945 e del rapporto fra Pio XII e Radio Vaticana.
Il saggio è caratterizzato da molte acquisizioni di messaggi letti, di tracce e sceneggiature, di emissioni e programmi trasmessi da Radio Vaticana e rilanciati da Bbc, da altre radio o pubblicazioni clandestine. Molte fonti e molte ricerche, con inediti, molti archivi documentati. Si rivela, tuttavia, un lavoro parziale e non sempre contestualizzato. Appare, infatti, debole e per nulla fondata la tesi di fondo, ripetuta in diverse pagine, dell’individuazione di un prevalente attendismo, di eccessiva prudenza diplomatica, di non comprensione del momento storico. La Perin sostiene che anche il rapporto di Pio XII con la Radio Vaticana e il suo condizionamento non fanno che confermare l’atteggiamento bloccato, esitante del Papa sull’emergenza razziale. Qui si argomenta: «L’indecisione, i tentativi, i passi indietro e in avanti, l’utilizzo strumentale e il silenzio programmatico che caratterizzarono la storia di Radio Vaticana tra il ‘39 e il ‘45 furono il riflesso della guida pacelliana della Chiesa, tesa tra il vecchio e il nuovo, tra tradizione e necessità di aggiornamento».
È sufficiente, di contro, richiamare anche per cenni le molteplici attività ispirate e volute da Pio XII per arginare la deriva antisemita, la vivacità e pluriespressione di Radio Vaticana per considerare superata tale tesi ingenerosa e fuorviante. Sono asserzioni che ignorano la contestualizzazione bellica e feroce di dittature europee, di violazioni sistematiche della libertà individuale e collettiva. È utile qui il rinvio, invece, a studiosi come: A. Monticone, R. Bédarida, F. Monteleone, G. Zizola, D.E. Viganò, M. Marchionne, J. Ickx, G. Vecchio, R.D. Graham.
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