· Città del Vaticano ·

«The New York Times» e l’inchiesta sulla guerra

Quando Netanyahu scelse
di andare avanti a Gaza

Palestinians inspect the damage at the site of an overnight Israeli strike on a school in Jabalia in ...
12 luglio 2025

di Giada Aquilino

Calcoli politici per «rimanere al potere». Sono quelli a cui «The New York Times» riconduce la decisione che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe preso nell’aprile 2024 per «prolungare» la guerra nella Striscia di Gaza. Il conflitto era scoppiato da sei mesi, ricorda il quotidiano statunitense in un lungo articolo frutto di un’inchiesta basata su documenti e colloqui con oltre un centinaio di funzionari in Israele, Stati Uniti e mondo arabo: in una riunione di gabinetto a Tel Aviv, Netanyahu avrebbe ceduto alle pressioni dei ministri di estrema destra del suo governo, dopo che questi avrebbero minacciato di far cadere l’esecutivo se si fosse andati avanti con una proposta di tregua con Hamas.

Secondo il quotidiano, all’epoca il primo ministro sarebbe stato «pronto ad accettare un compromesso» per un cessate-il-fuoco. La proposta sul tavolo avrebbe sospeso la guerra a Gaza per almeno sei settimane, creando una finestra per i negoziati su una tregua permanente, e agevolato la liberazione a stretto giro di oltre 30 ostaggi catturati da Hamas il 7 ottobre 2023. Il quotidiano statunitense aggiunge che «altri ancora sarebbero stati rilasciati» se lo stop alle armi si fosse poi prolungato — punto su cui da subito e a tutt’oggi premono le famiglie di quanti ancora risultano, in vita o non, nelle mani della fazione islamica — e «la devastazione di Gaza» si fosse «arrestata», con effetti a catena sugli equilibri regionali.

Ma, evidenzia «The New York Times», per Netanyahu — dal 2020 sotto processo con l’accusa di corruzione, da lui sempre negata — una tregua avrebbe anche significato un «rischio personale», come capo di una «fragile coalizione» sostenuta da ministri di estrema destra «che volevano occupare Gaza, non ritirarsi». Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, in particolare durante quell’incontro, si sarebbe rivolto direttamente a Netanyahu minacciando la fine dell’accordo di governo. Erano le 17:44 di un giorno di primavera a Tel Aviv, secondo il verbale della riunione visionato dai giornalisti statunitensi: a quell’ora, scrive ancora il quotidiano, «il primo ministro fu costretto a scegliere tra la possibilità di una tregua e la sua sopravvivenza politica e Netanyahu optò per la sopravvivenza», disponendo di non accettare il piano di tregua.

All’inchiesta della stampa statunitense ha immediatamente risposto l’ufficio del primo ministro. Un’ampia dichiarazione, citata da «The Times of Israel», respinge l’articolo accusandolo di riproporre «argomenti politici falsi e da tempo screditati» e di «diffamare» Israele, il suo popolo e Netanyahu. Sul terreno a Gaza intanto non si fermano i raid. Almeno 60 le vittime, tra cui donne e bambini, dall’alba di oggi, secondo Al Jazeera.