· Città del Vaticano ·

L’Onu torna ad accendere i riflettori sull’emergenza gang criminali: un’ulteriore escalation causa 3.000 omicidi in sei mesi nel 2025

Haiti
La crisi dimenticata

 Haiti  La crisi dimenticata  QUO-160
12 luglio 2025

Oltre 3.000 persone sono state uccise nei primi sei mesi del 2025 ad Haiti a causa delle violenze delle bande criminali sempre più dilaganti. Il drammatico dato, contenuto in un rapporto diffuso ieri dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr), torna a gettare luce sulla “crisi dimenticata” nel Paese più povero delle Americhe. Oltre 5.000 sono le persone uccise dallo scorso ottobre: un vero e proprio bollettino di guerra che fa il paio con le centinaia di migliaia di sfollati in varie parti del Paese caraibico. Tra queste vittime anche 136 bambini.

Le violenze, denuncia l’Onu, sono aumentate in particolare alla periferia ovest della capitale Port-au-Prince, ma anche in altri Dipartimenti come quello Centrale, l’Artibonite, Ganthier e Fonds Parisien, dove negli ultimi mesi si è registrata un’ulteriore pericolosa escalation. «Gli abusi dei diritti umani fuori da Port-au-Prince si stanno intensificando nelle aree dove la presenza dello Stato è estremamente limitata», ha denunciato il coordinatore umanitario dell’Onu ad Haiti, Ulrika Richardson.

La scarsa capacità di controllo da parte dello Stato è, almeno dal 2021, il problema cronico che ha causato il dilagare della violenza delle gang, che ormai controllano ampie parti del Paese incluso più del 70 per cento di Port-au-Prince. Lo scorso 24 giugno è passato un anno dal dispiegamento della missione multinazionale, guidata dal Kenya su autorizzazione dell’Onu, per sostenere le autorità locali nel ripristinare la sicurezza. Una missione che fatica a raggiungere risultati tangibili a causa degli scarsi finanziamenti che la sostengono. A marzo di quest’anno, il governo di transizione haitiano ha così avviato una controversa campagna che punta sull’uso dei droni per contrastare le gang criminali. Questo piano sta sollevando le proteste della popolazione locale, scesa in piazza nei giorni scorsi a Port-au-Prince, in quanto si teme che i droni possano causare “vittime collaterali” tra i civili. Dall’inizio di questa campagna — secondo i dati di un locale gruppo di attivisti per i diritti umani (Rnddh), citati dal quotidiano «The Guardian» — sono state uccise almeno 300 persone e altre 400 sono state ferite. Le autorità haitiane hanno annunciato che almeno 75 leader delle bande criminali sono stati uccisi con l’uso di questi mezzi guidati da remoto. Ma la popolazione haitiana, sfiancata da anni di povertà e paura, rimane allo stremo senza vedere all’orizzonte soluzioni durature. (valerio palombaro)