Un mondo all’altezza

di Alessandro Gisotti
Sono tante e ricche di significato le immagini che ci hanno consegnato questi primi due mesi di Pontificato di Leone XIV. Alcune rimarranno nella memoria collettiva per lungo tempo, come le lacrime trattenute sulla Loggia centrale della Basilica petrina nel guardare la gente festosa in piazza San Pietro il pomeriggio dell’8 maggio nel suo primo Urbi et Orbi dopo l’elezione. Ma ce ne è una, molto meno conosciuta, che con naturalezza porta con sé un messaggio e una visione per il futuro. È quella in cui Papa Leone sta seduto sulle proprie gambe accanto ad una bambina del Centro estivo vaticano che gli mostra un disegno.
Colpiscono i sorrisi dei due: il Papa guarda evidentemente verso l’obiettivo di chi sta fotografando. La bambina è “rapita” da quel gesto e quindi non guarda il fotografo ma tiene fisso lo sguardo sorridente su Leone XIV. Perché questa immagine è così importante? Perché con quel semplice abbassarsi, il Pontefice ci ha mostrato una direzione che dovrebbe essere seguita da tutti e in particolare da chi oggi ha nelle proprie mani le sorti del mondo: mettersi all’altezza dei bambini, guardare il mondo con i loro occhi. Come cambierebbero le sorti dell’umanità se ognuno di noi avesse il coraggio di abbassarsi come fece Gesù quando — riprendendo i discepoli che volevano allontanare i bambini “fastidiosi” — pronunciò quella frase immortale: «Lasciate che i bambini vengano a me».
Oggi quanto lasciamo che i bambini vengano a noi? E soprattutto quanto noi andiamo verso di loro. Verso quei bambini travolti dalla guerra, quelli affamati dall’egoismo altrui, quelli abusati da mille forme di violenza. La logica prima ancora che il sentimento richiederebbe che i grandi proteggessero i piccoli. Invece, succede esattamente l’inverso: nelle guerre decise dai grandi, i primi a soffrire sono proprio loro: i piccoli. Che cosa vedremmo se ci abbassassimo alla misura dei bambini di Gaza, di Kharkiv, di Goma e dei tanti, troppi luoghi sconvolti dai conflitti armati. Forse, se lo facessimo, qualcosa cambierebbe.
«Se vogliamo insegnare la vera pace in questo mondo — diceva Gandhi — e se vogliamo portare avanti una vera guerra contro la guerra, dovremo cominciare dai bambini». Immaginiamo per un istante se al Consiglio di sicurezza dell’Onu sedessero bambini delle nazionalità delle Grandi Potenze. Chissà come cambierebbero le relazioni internazionali. Purtroppo, dobbiamo riconoscere con amarezza che la realtà della guerra ci viene instillata, come veleno, fin dai primi anni della nostra vita. Lo spiega in modo drammaticamente efficace Bertolt Brecht in una poesia scritta mentre si approssimava il lugubre inizio della seconda guerra mondiale: «I bambini giocano alla guerra. È raro che giochino alla pace perché gli adulti da sempre fanno la guerra».
Ecco perché forse l’unica via per cambiare il corso della storia è davvero quella apparentemente più improbabile: abbassarsi, scendere dalle nostre convinzioni e dai nostri interessi di adulti e mettere i nostri occhi (e ancor più il nostro cuore) nello sguardo “basso” dei bambini. Papa Leone, da missionario e vescovo in Perú, si è abbassato tante volte per essere all’altezza dei bambini. Sono numerose le immagini che ce lo mostrano in questa situazione. Ora che è vescovo di Roma il suo stile non è cambiato, come ci ha “confermato” quello scatto dal Centro estivo vaticano in Aula Paolo VI. Farsi piccoli, dunque, per rendere più grande la nostra umanità. Una lezione di cui oggi abbiamo immensamente bisogno.