· Città del Vaticano ·

Per la Consulta la normativa italiana sui Cpr non è rispettosa della libertà personale

Fondazione Migrantes: «Disumanità
nei Centri per i rimpatri»

A migrant walks through the port after arriving on the Italian island of Lampedusa, on September 18, ...
04 luglio 2025

Roma, 4. «La Corte costituzionale ha fatto emergere la disumanità nei Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri, n.d.r.) attivi in Italia (nove) e in quello — inutile, perché ci sono posti vuoti in quelli italiani — creato in Albania, che contrasta con alcuni articoli della Costituzione». Durissimo il commento rilasciato all’Adnkronos da Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes, in merito alla sentenza n.96 depositata ieri dalla Consulta sulla normativa che riguarda i Cpr.

La Corte ha puntato il dito contro le gravi carenze nella disciplina, riaffermando che il trattenimento nei Cpr implica un «assoggettamento fisico all’altrui potere», che incide sulla libertà personale, e ritenendo l’attuale normativa «del tutto inidonea a definire, con sufficiente precisione, quali siano i “modi” della restrizione, ovvero quali siano i diritti delle persone trattenute nel periodo — che potrebbe anche essere non breve — in cui sono private della libertà personale». La disciplina ora, ricorda la Corte, è «rimessa, quasi per intero, a norme regolamentari e a provvedimenti amministrativi discrezionali». Ma «spetta al legislatore integrarla» sanando il vulnus esistente, si sancisce nella sentenza.

D’altro canto, il massimo organo di garanzia costituzionale ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell’articolo 14, comma 2, del decreto legislativo numero 286 del 1998 (il cosiddetto Testo unico sull’immigrazione), sollevate dal giudice di pace di Roma, chiamato a convalidare provvedimenti di trattenimento di stranieri in un Cpr.

Per Perego, la sentenza è «l’ennesima sconfessione di una politica securitaria che non rispetta la dignità della persona migrante», pertanto «ci si aspettano modifiche importanti sui luoghi, sui tempi e sui metodi del trattenimento amministrativo di persone migranti irregolari che hanno un decreto di espulsione». Con il deposito di questo provvedimento, ha aggiunto l’arcivescovo, «si apre a sorpresa la possibilità di riproporre una modifica della legge sulla cittadinanza con lo “ius scholae”», che al momento sembra vedere una linea bipartisan tra Partito democratico e Forza Italia. «Un segnale positivo, di una politica migratoria che riparte dalla realtà e non ideologica, dai ragazzi immigrati nelle nostre scuole e per lo più nati in Italia (65%), che spero possa avere un seguito nell’interesse anche del futuro del nostro Paese», sono le parole conclusive di apprezzamento per l’iniziativa.

Fonti del ministero della Giustizia, nella serata di ieri, hanno dichiarato che la «pronuncia mette in luce una carenza risalente nel tempo senza tuttavia mettere in discussione la legittimità dell’utilizzo dei Cpr per il rimpatrio dei migranti irregolari». Punto, sul quale, si dice, «gli uffici del Viminale erano già impegnati nella redazione di una norma di rango primario».