· Città del Vaticano ·

Hamas pronta a un accordo ma solo con la fine «completa» della guerra

Trump: Israele ha accettato una tregua a Gaza
di 60 giorni

Palestinians inspect the damage at the site of an overnight Israeli air strike on a tent sheltering ...
02 luglio 2025

Tel Aviv, 2. Un cessate-il-fuoco a Gaza entro 60 giorni. Parola di Donald Trump, che alla vigilia dall’incontro fissato per lunedì alla Casa Bianca con il premier israeliano Benjamin Netanyahu assicura come le «condizioni necessarie per finalizzare» l’intesa siano state accettate da Israele. Durante i due mesi di tregua, ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti, si lavorerà «con tutte le parti per porre fine alla guerra». Qatar ed Egitto, «che hanno lavorato duramente per contribuire a portare la pace», presenteranno la proposta finale dell’intesa. Trump ha inoltre dichiarato di augurarsi, «per il bene del Medio Oriente», un’adesione di Hamas all’accordo perché in caso contrario, ha voluto sottolineare, «la situazione non migliorerà, anzi, peggiorerà».

Non si è fatta attendere la risposta della fazione islamica, che peraltro non si discosta dalle precedenti posizioni: Hamas è «pronta e seriamente intenzionata a raggiungere un accordo», ha detto un suo esponente, Taher al-Nunu, insistendo però sul punto che qualsiasi intesa dovrà porre fine «completa» al conflitto. Nei precedenti round di trattative, Hamas aveva fatto sapere di essere disposta a liberare i restanti 50 ostaggi israeliani nelle proprie mani — meno della metà dei quali sarebbe ancora in vita — in cambio del ritiro completo di Israele da Gaza e dello stop definitivo ai combattimenti. Israele invece poneva come condizione necessaria la resa di Hamas. Un incontro con i mediatori potrebbe avvenire comunque già in queste ore.

Ma sul terreno rimane l’emergenza, mentre proseguono i raid israeliani in tutta la Striscia: dall’alba hanno colpito il campo di sfollati di al-Mawasi, a ovest di Khan Younis, Gaza City e Deir el-Balah, con un bilancio di oltre 30 morti, secondo fonti mediche locali citate da Al Jazeera.

L’Onu ha intanto condannato «fermamente» le uccisioni dei palestinesi in attesa di ricevere aiuti umanitari, invocando — ha affermato il sottosegretario generale per il Medio Oriente, Mohamed Khaled Khiari — un’indagine «immediata e indipendente» sugli episodi di attacchi contro i civili che non fanno che ripetersi in particolare, ha sottolineato, nei punti di distribuzione di cibo della Gaza humanitarian foundation (Ghf), sostenuta da Israele e Stati Uniti. Nelle scorse ore era stato un gruppo di 160 enti caritativi e ong, a cui si è unita anche Caritas Internationalis, a invocare un intervento immediato per porre fine al programma di distribuzione in atto, compreso quello della Ghf, ripristinando i meccanismi di coordinamento guidati dalle Nazioni Unite e revocando il blocco imposto dal governo israeliano agli aiuti e alle forniture commerciali.