· Città del Vaticano ·

Verso Milano-Cortina: storia e speranze della più forte atleta di snowboard

Quando hai vinto tutto
e ti mancano “solo”
laurea e maternità

 Quando hai vinto tutto e ti mancano “solo” laurea e maternità  QUO-149
30 giugno 2025

di Michela Moioli*

Ho partecipato a tre Olimpiadi nello snowboard e in questo percorso riconosco la mia crescita come persona prima ancora che come atleta. Ho vinto di recente il Mondiale nel cross, dopo anni di tentativi e tante difficoltà: l’unico titolo che mi mancava dopo l’oro olimpico e tre coppe del mondo. Lo sport non è solo vittoria o sconfitta. Con la tavola ai piedi ho trasformato ogni caduta in una lezione, ogni curva in una scelta, ogni traguardo in un nuovo inizio. Ho 30 anni e ho imparato ad ascoltare il mio corpo, a rispettare i miei limiti e a lottare con grazia anche nei giorni più bui. Sarà che ho la testa dura, da bergamasca.

Faccio snowboard da quando avevo 7 anni. E ora ci sono i Giochi olimpici di Milano-Cortina, il prossimo febbraio. Mi piacerebbe tanto costruire una famiglia, diventare mamma.

Andando indietro nel tempo rivedo un vero e proprio “viaggio”. La prima volta olimpica a Sochi, nel 2014, ero davvero giovane. Avevo solamente 18 anni e sono rimasta quasi sconvolta da tutto quello che avevo intorno a me. Mi sentivo molto “piccola”, non sono stata totalmente capace di onorare lo spirito olimpico.

L’ho vissuta come un’esperienza sportiva, pensando solo alla gara. Di tutto il resto non mi importava granché. Ero abbastanza acerba per quei livelli, anche se sono rimasta colpita dalle medaglie di Christof Innerhofer e dal quarto posto di Daniela Merighetti in discesa libera. Alla fine, ho vissuto un misto di gioia e dolore, perché mi sono qualificata per la finale e, quando ero in corsa per una medaglia importante, sono atterrata male dopo l’ultimo salto, rompendomi il legamento crociato di un ginocchio.

Sono ripartita proprio da quell’infortunio. Ai Giochi di PyeongChang, nel 2018, il mio atteggiamento è cambiato. Ci sono arrivata con maggiore consapevolezza ed è stato un trionfo non solo perché ho vinto la medaglia d’oro nello snowboard cross, ma anche perché mi sono sentita parte attiva dell’evento. Sono arrivata alla gara da potenziale vincitrice e quando mi hanno premiato è come se mi fossi sentita al collo qualcosa di luminoso che rimane per sempre, un sogno da bambina realizzato.

Quattro anni dopo, nel 2022, a Pechino, ho fatto un altro passo in avanti dal punto di vista del ruolo, visto che ho avuto l’onore di fare la portabandiera: è un’esperienza che vale tanto quanto una medaglia d’oro. Mi ha dato prestigio ulteriore, anche se la gara l’ho vissuta con maggiore stress perché dovevo difendere l’oro del 2018: una situazione pesante da gestire che non mi ha permesso di mostrare il mio vero valore.

Sono comunque riuscita ad andare a medaglia nella prova a squadre, con Omar Visintin. Accettare la fragilità ti permette, quando la superi, di diventare ancora più forte.

Nel mezzo c’è stata la pandemia. Per me personalmente, e per tutti noi a Bergamo, è stata dura. L’ho vissuta con la mia famiglia. Sono zia di Camilla e Aurora. L’unica cosa che potevo fare era vincere per la mia Alzano Lombardo.

A Milano-Cortina mi aspetto di vivere, oltretutto sulla pista Livigno, proprio “in casa”, le Olimpiadi — per la quarta volta! — della maturità e della consapevolezza, per sentirmi propriamente dentro l’evento e godermelo in pieno. Tra alti e bassi mi sto avvicinando all’appuntamento olimpico. Sinceramente, ora che sono riuscita a vincere tutto quello che potevo, sto affrontando con serenità il percorso umano e sportivo verso i Giochi. Un percorso di crescita che spero di completare nel 2026 anche con la laurea in scienze motorie. Mi mancano solo tre esami. Non so se chiuderò la carriera a Milano-Cortina o se proseguirò fino ai Giochi 2030. Sogno di diventare mamma e non vorrei farlo troppo tardi.

*Campionessa olimpica e mondiale di snowboard