· Città del Vaticano ·

Dal Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica

Semi di speranza

 Semi di speranza  QUO-144
24 giugno 2025

«Noi amiamo questo popolo, l’abbiamo servito per tanti anni. E in un tempo cruciale, dell’aiuto estremo, nel momento della guerra, non ci siamo sentiti di abbandonare la nostra gente, per cui abbiamo deciso di rimanere». Mentre i missili solcano i cieli ucraini senza pietà nemmeno per le scuole, anche se tutto intorno crolla, don Moreno c’è. Missionario in Ucraina da 21 anni, il religioso della Piccola opera della Divina Provvidenza — la famiglia religiosa fondata da san Luigi Orione —, racconta la propria storia in un video pubblicato sui social media del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.

Il contenuto multimediale di cui don Moreno Cattelan è protagonista apre la serie «Semi di speranza», testimonianze dell’impegno di consacrati e consacrate a favore della pace, in ascolto del grido dei poveri, nella sollecitudine per il creato, nello sforzo per la costruzione della fraternità universale. Il percorso è un accompagnamento verso il Giubileo della vita consacrata, appuntamento che riunirà dall’8 al 12 ottobre tutte le persone appartenenti alle diverse espressioni di consacrazione presenti nel mondo. Pellegrini di speranza in occasione dell’Anno Santo ma anche ogni giorno e in modo particolare nelle terre martoriate dai conflitti. Quando, il 24 febbraio 2022, la guerra è scoppiata in Ucraina, prosegue il sacerdote religioso orionino, «abbiamo deciso di restare», nonostante le pressioni. Quella scelta, riflette don Cattelan, è stata una «carta vincente», soprattutto «per la gente che avviciniamo ogni giorno»: le persone sanno «che non siamo qui per combattere, ma per difendere i loro diritti» e specialmente «siamo qui per confortare, dare speranza, guarire le ferite». Che non solcano solo i corpi né esclusivamente i soldati, ma colpiscono «l’anima e il cuore» di tutti, create dal «rancore e dall’odio che cova dentro in questo momento così terribile».

Come quando, racconta l’orionino rievocando una notte recente vissuta a Novosilky, nella periferia sud-est di Kyiv, «si sta per cinque ore sotto la pressione dei bombardamenti: non puoi dormire, non puoi fare niente, i mezzi non funzionano, la tua vita viene stravolta». Nonostante tutto, l’obiettivo è «dare speranza e un aiuto» alla gente incontrata ogni giorno, i poveri, gli sfollati, i bambini, i ragazzi che frequentano l’oratorio.

A Novosilky i discepoli di san Luigi gestiscono l’oratorio aperto tutto il giorno anche se non hanno una parrocchia vera e propria ma solo un terreno dove sorge il «Centro cristiano don Orione», con una piccola cappella in una sorta di container dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, dove si celebra messa nel fine settimana. Inoltre garantiscono il servizio Caritas con la distribuzione giornaliera di pasti, vestiario, alimentari e medicine in vari punti della città. È tra le macerie, proprio quando tutto sembra perduto, che ogni «messaggio positivo, di vicinanza» risuona come «un piccolo segno di pace».