· Città del Vaticano ·

È l’ora della tregua tra Israele e Iran. Adesso cosa impedisce che si arrivi allo stesso risultato anche nella Striscia dove il sanguinoso conflitto si protrae da 21 interminabili mesi?

Ma a Gaza
si continua a morire

EDITORS NOTE: Graphic content / Palestinians mourn by the body of a man killed in Israeli fire at a ...
24 giugno 2025

Tel Aviv, 24. È l’ora della tregua tra Israele e Iran. Ma dovrebbe esserlo su tutti i fronti di guerra in Medio Oriente. Stamattina, dopo quasi due settimane di pesanti attacchi reciproci con bombe e missili, le due parti hanno fatto entrare in vigore un cessate-il-fuoco di 12 ore. L’annuncio è arrivato quando in Italia era da poco passata la mezzanotte con un post su Truth scritto dal presidente degli Usa, Donald Trump, che ha dichiarato come al termine di questo arco temporale «la guerra sarà considerata conclusa». Adesso cosa impedisce che si arrivi allo stesso risultato anche a Gaza, dove il sanguinoso conflitto dura da 21 interminabili mesi? Dove gli ostaggi sono tuttora nelle mani di Hamas. Dove i raid continuano a colpire donne, bambini e anziani in fila per il cibo.

L’agenzia di stampa iraniana Fars, vicina al governo di Teheran, ha riferito intorno alle 6.00 ora italiana che la tregua tra Israele e Iran, «dopo l’ultimo attacco missilistico» era entrata in vigore. Anche una nota del governo israeliano, negli stessi minuti, informava del benestare dato alla proposta dell’inquilino della Casa Bianca, che sarebbe stata concordata con il premier, Benjamin Netanyahu, lunedì mattina. Nella mediazione, secondo una ricostruzione del corrispondente di Axios da Washington, Barak Ravid, sarebbe entrato anche il Qatar.

Il tutto è avvenuto però non senza che la situazione potesse precipitare improvvisamente. Perché se Trump ha esortato le parti a «rimanere pacifiche», in realtà i momenti in prossimità dello stop ai combattimenti sono stati funestati dal lancio di un’ondata di missili iraniani verso Israele, mentre all’alba odierna a Beer Sheva, nel sud, un edificio residenziale è stato colpito causando l’uccisione di quattro persone. Nella notte potenti esplosioni sono state avvertite però anche a Teheran, nel nord e nel centro della capitale, secondo giornalisti di Afp.

In Israele le sirene di allarme sono risuonate nuovamente anche nella mattinata, e in molti nel Paese hanno gridato alla violazione del cessate-il-fuoco. Il ministro della Difesa, Israel Katz, riporta il quotidiano «Haaretz», ha reso noto di aver «dato istruzioni alle forze armate (Idf) di rispondere con forza con potenti attacchi contro obiettivi del regime nel cuore di Teheran». I media di Stato iraniani tuttavia hanno fatto arrivare subito secche smentite di nuovi attacchi missilistici, e a loro volta hanno accusato Israele di aver violato la tregua. Questa, insomma, è appesa a un filo, il nervosismo tra le parti rimane alto e la comunità internazionale continua a seguire con il fiato sospeso quanto avviene.

Anche la giornata di ieri, del resto, è stata caratterizzata da attacchi reciproci di notevole entità, in particolare in seguito al raid degli Usa sui siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz e Esfahan di domenica mattina. Teheran, dopo aver avvertito la Casa Bianca che ha così potuto far evacuare il personale presente, ha risposto lanciando missili sulla base aerea statunitense di Al Udeid in Qatar e quella di Ain al-Assad in Iraq. Allarmi sono stati attivati anche nella base di Al-Salam in Kuwait e in Bahrein. Nelle ore precedenti l’Idf ha colpito la Shahid Beheshti University di Teheran e lanciato un attacco pesantissimo al carcere di Evin nel tentativo di liberare i dissidenti e provocare una eventuale protesta interna, inducendo anche gli ayatollah ad accettare la fine alle ostilità e nuove trattative sul nucleare.

In proposito, il capo dell’agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, annuncia di aver scritto al ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, per proporre un incontro e sollecitare la cooperazione dopo l’accordo per cessate-il-fuoco tra Iran e Israele. Grossi ha affermato in un post su X che la ripresa della cooperazione dell’Iran con l’organismo di controllo potrebbe portare a una «soluzione diplomatica all’annosa controversia sul programma nucleare di Teheran». Anche per la Nato, infatti, ha dichiarato il segretario generale, Mark Rutte, «l’Iran non deve avere la bomba atomica».

Anche per la Striscia di Gaza i parenti degli ostaggi sequestrati e ancora detenuti dai gruppi jihadisti sono tornati a invocare a gran voce la tregua. «Chiediamo al governo di avviare dei negoziati urgenti che riportino a casa tutti gli ostaggi e pongano fine alla guerra», si legge in una dichiarazione del Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi, perché, dicono, «chi è riuscito a raggiungere un cessate-il-fuoco con l’Iran può anche porre fine alla guerra a Gaza». Negoziati indiretti tra Hamas e Israele sarebbero previsti nei prossimi due giorni, ha anticipato il primo ministro del Qatar.

Sul terreno, però, si registrano intanto nuove vittime civili in attacchi israeliani delle ultime ore. I bilanci sono contrastanti, ma questo non elimina la loro drammaticità. Secondo l’agenzia di protezione civile di Gaza, almeno 21 persone sono state uccise mentre erano in attesa di aiuti vicino a un centro di distribuzione a nord di Rafah. Mentre per l’agenzia stampa Wafai morti sarebbero 51, di cui 32 civili mentre aspettavano alimenti e acqua. Per l’Onu, è la denuncia dell’Alto commissario er i diritti umani, nella Striscia Per l'Onu, a Gaza il cibo viene usato come arma, motivo per cui tale situazione rappresenta un «crimine di guerra».