
di Valerio Palombaro
La guerra che prosegue da quasi tre anni e mezzo in Ucraina ha un impatto particolarmente duro sui bambini. Il loro percorso di sviluppo è fortemente minato dai traumi legati al conflitto: allarmi aerei continui, rumore delle bombe, sfollamenti, perdita di conoscenti e persino dei propri cari. Una quotidianità stravolta dalla guerra che si manifesta anche nel rischio di interruzione del percorso educativo.
Preservare il fondamentale diritto all’istruzione dei bambini ucraini è uno degli elementi cardine dell’opera della Fondazione l’Albero della Vita (Fadv) nel Paese dell’Europa orientale. Un intervento capillare che va da Odessa, Mykolaiv, Zaporizhzhia e Dnipropetrovsk, nel centro-sud, fino alla capitale Kyiv, alla città nord-orientale di Kharkiv e a Chernivtsy, a meno di 40 chilometri dalla frontiera con la Romania e l’Unione europea. «Nella regione di Chernivtsy vivono in condizioni molto difficili oltre 70.000 sfollati interni», racconta ai media vaticani Hanna, coordinatrice dei progetti di Fadv in questa città nel cuore della Bucovina. «Dall’autunno del 2024 — spiega — abbiamo attivato in città un “Hub educativo”, dove ogni bambino può studiare, partecipare ad attività varie e fare nuove amicizie. Questo è estremamente importante per i bambini che provengono dalle zone di guerra. Qui si sentono accolti e importanti e la comunicazione con i coetanei locali facilita l’integrazione nel nuovo ambiente».
Dall’inizio dell’invasione militare russa, molti studenti non possono più andare a scuola. «Ciò è dovuto — afferma Hanna — alla mancanza di rifugi adeguati nelle scuole. Un gran numero di istituti adotta la didattica mista: i bambini sono divisi in gruppi, ognuno dei quali studia una settimana sì e una no. Il livello dell’istruzione sta diminuendo drasticamente e dobbiamo trovare modi per compensare le perdite educative». L’Hub educativo gestito da Fadv a Chernivtsy punta a colmare questo vuoto, tramite lezioni di recupero pensate proprio per compensare la perdita scolastica. «Si tratta di lezioni in cui i bambini seguono un programma appositamente progettato in materie come matematica, storia, inglese e lingua ucraina. Ogni alunno riceve un approccio individuale. Il motto principale è: l’insegnante è il miglior amico del bambino».
Se Chernivtsy è una delle città più sicure dell’Ucraina, la situazione è ben diversa nell’area di Zaporizhzhia. «È una delle città più grandi vicine alla linea del fronte, distante appena 35 chilometri dalla linea di contatto», dichiara Oleksandra, Focal point di Zaporizhzha per Fadv: «A volte gli allarmi antiaerei suonano ininterrottamente per otto ore durante il giorno, e in alcune occasioni si sono protratti persino per 10-12 ore consecutive», racconta la giovane donna ucraina. «Spesso gli attacchi missilistici e con droni, accompagnati dagli allarmi, iniziano la sera, proseguono durante la notte e continuano fino alle prime ore del mattino. Per noi che viviamo in questa zona, è un tempo terribile».
Ma anche in queste condizioni, l’organizzazione senza scopo di lucro di cui fa parte Oleksandra ha attivato nella regione di Zaporizhzhia un intervento articolato per sostenere il sistema educativo in sei Hromada (comunità territoriali). «Lavoriamo con 21 scuole al fianco di circa 6.000 studenti e 600 insegnanti. Da un lato — spiega — forniamo attrezzature essenziali che permettono alle scuole di riprendere, almeno parzialmente, l’attività didattica in presenza; dall’altro, offriamo formazione mirata agli insegnanti e agli psicologi scolastici, per aiutarli ad affrontare il complesso compito educativo in un contesto tanto fragile. In collaborazione con le autorità scolastiche — aggiunge — sosteniamo anche le scuole sotterranee, costruite per garantire lezioni in sicurezza durante gli attacchi. Questi spazi, moderni, sicuri e ben attrezzati, stanno rappresentando per molti bambini la prima occasione reale di socializzazione dopo anni di isolamento forzato».
E in un contesto come quello di Zaporizhzhia, anche dormire diventa un lusso. «I bambini sono sottoposti a continui allarmi aerei, attacchi con droni e bombardamenti notturni; non riescono a riposare. E questa privazione del sonno, prolungata nel tempo, ha effetti devastanti sulla loro salute, concentrazione e stabilità emotiva», prosegue Oleksandra, sottolineando che il sostegno psicologico è un altro asse fondamentale dell’intervento di Fadv nell’area.
La speranza che accomuna i bambini ucraini è quella della fine della guerra. «I padri di molti ragazzini stanno difendendo l’Ucraina in guerra, e il loro desiderio più grande — racconta Hanna da Chernivtsy — è che tornino vivi. Durante la guerra, i bambini sono cresciuti in fretta e, invece di sognare nuovi giocattoli, dolci e viaggi, sognano la pace, la salute e che ci sia un domani per ciascuno di loro». Ma oggi molti piccoli ucraini hanno difficoltà persino a immaginare un futuro. «Vivono in un tempo sospeso — spiega Oleksandra — in cui ogni sogno, ogni desiderio, ogni progetto sembra rimandato a “dopo la guerra”». Eppure, secondo la donna di Zaporizhzhia, i bambini conservano una forma di purezza e apertura che spesso gli adulti hanno perso: «Non fanno distinzioni tra chi è rimasto in Ucraina e chi ha studiato a distanza da un altro Paese; non giudicano, non dividono. Loro sono ancora capaci di vedere l’altro come un compagno, non come un “diverso”. Ed è proprio questo sguardo privo di odio e di sospetto che dobbiamo proteggere. Perché forse è l’unica vera speranza di futuro che ci resta».