Benedizioni, non razzi

di Roberto Cetera
«È stato un Corpus Domini abbastanza diverso dal solito» afferma con imperturbabile ed invidiabile calma padre Agustin Pelayo, parroco della chiesa latina di Giaffa e frate della Custodia di Terra Santa. «Calmo io? D’altronde il compito di un pastore è anche quello di indurre positività, serenità e speranza tra il suo popolo. Però la paura c’è stata, perché negarlo. Giovedì scorso mentre celebravamo la messa sono suonate le sirene che avvertivano dell’arrivo di un razzo dall’ Iran. Ho deciso di sospendere la celebrazione e siamo tutti scesi in una zona più protetta sotto al convento. Appena in tempo per sentire una forte esplosione che ha fatto tremare anche i muri. Finito l’allarme siamo risaliti e ho capito che il razzo era stato intercettato, ma i detriti erano caduti sopra di noi. E lo spostamento d’aria aveva infranto tutti i vetri. Incredibilmente i danni hanno riguardato tutta la chiesa tranne il presbiterio e la sagrestia». A Giaffa il Corpus Domini si festeggia la domenica successiva. Ma la messa non si è potuta celebrare: «Le autorità non consentono assembramenti, ma comunque non avrei consentito io di stare insieme a centinaia di persone che, in caso di allarme, non avrebbero potuto trovare un rifugio».
«Così — continua padre Agustin — ho preso un’altra iniziativa: a mezzogiorno ho fatto suonare a distesa le campane e, salito sulla terrazza del convento, da lì ho impartito la benedizione eucaristica ai miei parrocchiani e a tutta la città, spiegando che dal cielo devono scendere benedizioni e non razzi. Loro, chiamati dalle campane, sono scesi in strada o affacciati alle finestre, e l’hanno ricevuta con gioia. Poi durante la giornata ho permesso a singole persone o piccoli nuclei familiari di venire in chiesa a turno per pregare, confessarsi e ricevere la comunione. Alla fine della giornata ho contato che ne sono venuti più di quando celebriamo la messa. Perché vede, è ovvio che continuiamo ad avere paura, ma tutti insieme la paura si smorza. E davanti al Santissimo Sacramento nella casa del Signore ancor più».