· Città del Vaticano ·

Circa ventimila fedeli presenti alla celebrazione e alla processione fino a Santa Maria Maggiore

Con Cristo
per le strade di Roma

 Con Cristo per le strade di Roma   QUO-143
23 giugno 2025

di Salvatore Cernuzio

Tradizione e devozione, canti e preghiere, simboli e immagini, ieri pomeriggio, per le strade del centro di Roma, dove Leone XIV, con in mano l’Ostensorio, ha guidato un popolo orante da San Giovanni in Laterano fino a Santa Maria Maggiore. Era la processione per la solennità del Corpus Domini, pio esercizio dalla storia antica intriso di fede popolare, che il Papa ha voluto compiere domenica 22 giugno, a suggello della festa in cui si celebra la reale presenza di Cristo nell’Eucarestia. Una tra le più sentite dal popolo di Dio.

Suggestiva l’immagine del Pontefice in cammino sotto il baldacchino processionale, con il velo omerale e il Santissimo Sacramento tenuto in alto davanti al volto, con oltre ventimila fedeli dietro e intorno a lui. Ognuno a suo modo ha accompagnato il lento incedere del Successore di Pietro lungo via Merulana, arteria che lega i rioni Monti ed Esquilino: i cardinali con i ceri in mano, vescovi, sacerdoti, rappresentanti di Movimenti, giovani scout; poi i credenti — molti residenti del quartiere — accalcati alle transenne o affacciati da finestre e balconi. Hanno pregato sotto il sole del giugno romano e nel cono d’ombra dei platani e dei palazzi antichi, seguendo le meditazioni tratte dal Vangelo e dagli scritti di santi e beati e intonando canti religiosi cari alla tradizione, come Resta con noi Signore e Il tuo popolo in cammino. Il pastore e il suo popolo, infatti, in cammino, tutti insieme, seguendo Cristo.

Porgere il Santissimo Sacramento al cuore di chi crede, «perché creda più fermamente», e al cuore di chi non crede, «perché si interroghi sulla fame che abbiamo nell’animo e sul pane che la può saziare», ha detto Leone XIV prima di avviare la processione. E di «fame», quella materiale ma soprattutto quella spirituale a cui solo Cristo può dare una risposta, ha parlato durante la sua omelia interamente incentrata sulla figura del Figlio di Dio, pronunciata nella messa sul sagrato di San Giovanni in Laterano.

Messa partecipata ma raccolta, iniziata alle 17 in punto con l’ingresso del vescovo di Roma a partire dall’interno della basilica Lateranense, sulle note del canto Pane di vita nuova intonato dalla Schola. Seduti sul sagrato, ornato da composizioni di fiori bianchi e gialli, all’ombra della facciata della basilica «madre di tutte le Chiese», c’erano venti cardinali, trenta vescovi e una cinquantina di sacerdoti, poi circa ventimila fedeli e folti gruppi di suore. Tra loro spiccava il verde dell’abito delle Missionarie della Divina rivelazione. Erano presenti, tra i cardinali, il segretario di Stato Parolin, il vicario Reina, poi Krajewski, Arinze, Coccopalmerio, Piacenza, De Donatis, Braz de Aviz, Harvey, Müller, in berretta e abito corale; tra gli arcivescovi il sostituto della Segreteria di Stato, Edgar Peña Parra, e il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, Paul Richard Gallagher; e suor Raffaella Petrini, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Il Papa ha incensato l’altare, poi con il canto del Kyrie ha dato inizio alla celebrazione della solennità che ricorre il giovedì successivo a quella della Santissima Trinità, spostata invece alla domenica in Italia e in altri Paesi del mondo. Le due letture erano tratte dalla Genesi (14, 18-20) e dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi (11, 23-26), il Salmo intonato è stato il 109 «Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore». Il Vangelo proclamato quello di Luca (9, 11b-17), sul miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, che ha dato spunto al Pontefice per la sua omelia.

Durante la preghiera dei fedeli, un’intenzione particolare è stata elevata per i governanti, «amministratori dei beni della terra», affinché il Signore li illumini con la sua grazia. Alla celebrazione erano infatti presenti i partecipanti al Giubileo dei Governanti, iniziato sabato 21 e conclusosi ieri, proprio con la messa presieduta da Leone XIV.

Al termine del rito, il vescovo di Roma, indossato il piviale, si è recato all’altare dove si è inginocchiato in adorazione dinanzi all’ostia consacrata. Intanto, a partire dai frati e dai canonici della basilica lateranense, si è formata la processione che ha accompagnato il Santissimo Sacramento fino a Santa Maria Maggiore. Dopo la lettura del Vangelo dell’Ultima cena (Mt 26, 26-29), il Papa, con il velo omerale, ha preso in mano l’ostensorio e, a piedi, si è avviato verso la basilica Liberiana. Il lungo cordone ha raggiunto intorno alle 19.08 il sagrato di Santa Maria Maggiore. Il Pontefice ha deposto l’Eucarestia sull’altare per l’adorazione e lui per primo si è inginocchiato, seguito dai fedeli presenti, per poi rimanere alcuni istanti in silenzioso raccoglimento. Infine, dopo l’inno liturgico Tantum ergo, ha pronunciato l’orazione conclusiva: «Concedi, o Dio Padre, ai tuoi fedeli di innalzare un canto di lode all’Agnello immolato per noi e nascosto in questo santo mistero, e fa’ che un giorno possiamo contemplarlo nello splendore della tua gloria».

La benedizione con l’ostensorio, il rintocco delle campane, l’antifona Sub tuum praesidium e un applauso dei fedeli hanno suggellato questo intenso momento di fede. Prima di far ritorno in Vaticano, all’interno di Santa Maria Maggiore un altro momento di preghiera, prima ai piedi della icona mariana della Salus Populi Romani e poi davanti alla tomba del predecessore Francesco, di cui sabato 21 giugno sono ricorsi i due mesi dalla morte.