· Città del Vaticano ·

L’area di Masafer Yatta in Cisgiordania destinata da Israele alle truppe militari

Ombre sul futuro
di 12 villaggi palestinesi

 Ombre sul futuro di 12 villaggi palestinesi  QUO-142
21 giugno 2025

di Roberto Cetera

Non è bastato il successo mondiale e il riconoscimento del premio Oscar al film «No other land» per fermare le ruspe israeliane che minacciano la distruzione di 12 villaggi palestinesi che insistono nell’area di Masafer Yatta, nelle colline a sud di Hebron, in quella che gli accordi di Oslo hanno definito come zona C dei territori palestinesi occupati della Cisgiordania. Anzi, il fatto che tutta l’attenzione internazionale si sia ora spostata sul conflitto tra Israele e Iran sembra voler favorire il colpo finale alla demolizione delle case abitate da circa 2.800 palestinesi. Infatti mercoledì scorso, 18 giugno, l’Higher Planning Council per la West Bank ha deciso definitivamente di dedicare l’intera area all’addestramento al fuoco delle truppe militari israeliane, nominata area “firing 918”.

Una querelle che va avanti da molto tempo e che ha visto successive iniziative legali da parte degli abitanti di Masafer Yatta, che non hanno prodotto alcun risultato e che ora, con questa decisione del Planning Council, sembra essere giunta alle sue battute finali. Le famiglie palestinesi hanno sempre sostenuto che l’attribuzione dell’area all’esercito per le esercitazioni di carri armati e artiglieria pesante fosse in realtà un espediente per consentire la realizzazione piuttosto di nuovi settlement per i coloni ebraici. Secondo gli abitanti palestinesi in questi anni in effetti le esercitazioni militari sarebbero state molto rare, mentre al contrario sarebbero circa una dozzina gli insediamenti realizzati dai coloni sotto la protezione dei militari israeliani. E la presenza dei coloni si è concretizzata in un crescendo di provocazioni, aggressioni e violenze. Impressionante in tal senso è l’ultima sequenza del docufilm «No other land», nel quale si vede il cugino del protagonista/regista Basel Adra barbaramente ucciso da una banda di coloni sotto lo sguardo inerte dei soldati dell’Idf. Secondo i palestinesi, che la destinazione dell’area a zona di sicurezza militare sia solo una scusa per consentire la pulizia etnica nei loro confronti risale già all’inizio della controversia negli anni ’80 del secolo scorso, quando la prima decisione venne presa dall’allora primo ministro Ariel Sharon che non fece mistero di voler avviare una sostituzione etnica nella zona individuata. Nel 2022, dopo vari ricorsi presentati dagli abitanti, il giudice israeliano David Mintz decise di rigettare tutte le istanze presentate, imponendo agli abitanti di abbandonare le terre in cui vivevano da generazioni. Da allora le demolizioni delle abitazioni — come testimoniato dal docufilm — sono diventate sistematiche e sempre accompagnate da iniziative violente nei confronti degli abitanti. Ora la decisione di mercoledì scorso che congela, in nome di imprecisate “esigenze di sicurezza”, ogni procedura legale di accatastamento rischia di dare luce verde a nuove e più intense demolizioni già dai prossimi giorni. In queste ore gli abitanti di Masafer Yatta si stanno appellando ai media e alle istituzioni internazionali perché la guerra in corso non faccia passare inosservato il loro esodo forzato dalle loro terre.