· Città del Vaticano ·

I dati del rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite su bambini e conflitti armati

Gravi violazioni
contro i minori
aumentate del 25%

 Gravi violazioni contro i minori aumentate del 25%  QUO-142
21 giugno 2025

di Beatrice Guarrera

Uccisioni, mutilazioni, stupri: il numero delle violazioni contro i bambini nei conflitti armati, con 41.370 episodi nel 2024, è il più alto degli ultimi 30 anni. Lo rivela un nuovo rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite su bambini e conflitti armati pubblicato giovedì 19 giugno. Le cifre allarmanti, per il terzo anno consecutivo, certificano un aumento del 25% delle violazioni rispetto al 2023, che testimonia, da tutte le parti in conflitto, il palese disprezzo per il diritto internazionale e per i diritti e le tutele speciali di cui dovrebbero godere i minori.

«Le grida di 22.495 bambini innocenti, che dovrebbero imparare a leggere o giocare a pallone, ma che invece hanno dovuto imparare a sopravvivere a sparatorie e bombardamenti, dovrebbero toglierci il sonno — ha dichiarato Virginia Gamba, rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite su bambini e conflitti armati —. Questo deve essere un campanello d’allarme. Siamo al punto di non ritorno. Chiamo la comunità internazionale a rinnovare l’impegno per il consenso universale alla protezioni dei bambini dai conflitti armati, e alle parti in conflitto a porre fine immediatamente alla guerra contro i bambini e a rispettare i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario: umanità, distinzione, proporzionalità e necessità».

I Paesi con i più alti livelli di violazioni nel 2024 sono stati Israele e Palestina, in particolare la Striscia di Gaza, la Repubblica Democratica del Congo (Rdc), la Somalia, la Nigeria e Haiti. In queste aree, l’infanzia è diventata un campo di battaglia, dove il diritto internazionale è sistematicamente ignorato. Le conseguenze sono sconvolgenti: 11.967 bambini uccisi o mutilati, 7.906 casi di minori a cui è stato negato l’accesso all’assistenza umanitaria e 7.402 bambini reclutati o utilizzati nei 25 conflitti in corso. L’impennata di violenze ha fatto registrare un aumento di attacchi alle scuole (+44%), stupri e altre forme di abusi sessuali (+34%). In contesti di forte disagio e conflitti armati, inoltre, sono aumentati anche i bambini vittime di violazioni multiple (+17%) a causa della combinazione di rapimenti, reclutamento, utilizzo e violenza sessuale.«Pesanti bombardamenti, attacchi missilistici e l’uso incessante di armi esplosive in aree urbane — ha aggiunto Gamba — hanno trasformato case e quartieri in campi di battaglia. La diffusione di mine terrestri e l’abbandono di ordigni inesplosi hanno contaminato intere comunità, costituendo una minaccia costante per i civili. Per i bambini, le conseguenze sono particolarmente gravi: queste armi sono responsabili di un quarto di tutte le vittime tra uccisi e feriti nei combattimenti».

Anche per quanto riguarda la detenzione dei minori il quadro è preoccupante con almeno 3.018 bambini privati della libertà per la loro effettiva o presunta associazione con parti armate in conflitto, comprese quelle attualmente soggette a sanzioni emanate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La detenzione, infatti, li rende particolarmente vulnerabili alle violazioni dei loro diritti, tra cui tortura e violenza sessuale. Secondo l’Onu, invece, dovrebbe essere data priorità ad alternative alla detenzione adeguate all’età e dovrebbe essere fornito supporto al reinserimento. Il maggior numero di minori in detenzione si trova in Israele e in Palestina, Nigeria, Iraq, Somalia e Libia.

L’accesso all’istruzione è un altro tema caldo evidenziato dal rapporto dell’Onu, visto che sono stati registrati milioni di bambini tagliati fuori dalla scuola a causa dei conflitti e dell’uso militare delle scuole. In Sudan, ad esempio, oltre 17 milioni di bambini sono attualmente fuori dalla scuola. In Afghanistan, 2,2 milioni di ragazze sono private del loro diritto all'istruzione tre anni dopo il divieto di accesso all’istruzione secondaria femminile.

«I bambini che vivono tra le ostilità — ha affermato ancora Gamba — stanno perdendo la loro infanzia. Invece di riconoscere le speciali tutele previste per i minori, governi e gruppi armati in tutto il mondo ignorano palesemente il diritto internazionale, che definisce bambino chiunque abbia meno di 18 anni. Quando permettiamo che ciò accada, non stiamo solo fallendo nella protezione: stiamo togliendo ai bambini la possibilità di crescere al sicuro, di andare a scuola, di vivere una vita con dignità e speranza».

Il 2024 ha segnato il trentacinquesimo anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, mentre il 2025 rappresenta il 25° anniversario del Protocollo Opzionale (Opac) che proibisce il reclutamento e l’uso di bambini soldato sotto i 18 anni. Da questo punto di vista stati registrati anche dati di miglioramento: quasi 16.500 bambini precedentemente associati a forze o gruppi armati hanno ricevuto protezione o supporto alla reintegrazione durante il 2024, un aumento rispetto al 2023, portando il totale dei bambini liberati dal 2005 a oltre 200.000. L’impegno a favore dei diritti dei bambini ha portato inoltre a circa 40 impegni presi dalle parti in conflitto, tra cui protocolli di consegna, iniziative di formazione, impegni unilaterali e dialoghi bilaterali.

Davanti all’aumento delle gravi violazioni nei confronti dei bambini, ha affermato ancora Gamba: «Ci troviamo di fronte a una scelta che definisce chi siamo: prenderci cura di loro o voltare le spalle... Condividiamo tutti il ​​dovere di agire, con urgenza, con determinazione, per porre fine a questa sofferenza. Non domani. Non un giorno. Oggi».