· Città del Vaticano ·

In Terra Santa solo morte e distruzione

La paura è diventata terrore

Smoke billows from a building at Soroka Hospital in Beersheba in southern Israel following an ...
20 giugno 2025

Riceviamo dal Vicario della Custodia di Terra Santa questa riflessione scritta ieri, 19 giugno, settimo giorno di guerra.

di Ibrahim Faltas

Sette giorni fa, la paura è tornata ad impadronirsi della Terra Santa, da otto giorni la paura è diventata terrore per i venti di guerra che soffiano in spazi sempre più ampi e più diffusi in Medio Oriente.

Nella notte che precede la festa di sant’Antonio da Padova, patrono della Custodia di Terra Santa, è iniziata una nuova guerra. Doveva essere un giorno sereno in cui ringraziare il Signore per il dono della fede e dell’unità, invece la festa si è trasformata in paura, isolamento, chiusura.

Da sette notti e sette giorni missili arrivano e partono a portare ancora terrore, morte e distruzione in Terra Santa. Il cielo limpido e stellato si illumina di notte, il cielo azzurro e terso risuona di sibili mortali di giorno.

Le città sono isolate, i luoghi santi chiusi, le persone invitate a non uscire e a cercare rifugi sicuri, le difficoltà sono tante e diverse: non è facile rifornirsi di cibo, non si possono affrontare emergenze sanitarie e traumi psicologici, si fanno sempre più spazio la sfiducia e la mancanza di speranza nel futuro.

Attraverso strumenti di morte, la violenza compie viaggi di vendetta in andata e ritorno per dare compimento all’odio e alla fame di potere. Nella settima notte di questa guerra, gli obiettivi colpiti sono, come capita spesso, luoghi di aggregazione e di servizio ai deboli e agli indifesi. I locali parrocchiali e il convento adiacenti alla nostra chiesa di Sant’Antonio a Jaffa hanno subito gravi danni a causa di un missile caduto nelle vicinanze. Anche le case e le attività dei parrocchiani di questa comunità hanno subito danni e si vive nella paura di nuovi attacchi. Fra i sette luoghi strategici presi di mira e centrati dai missili iraniani, l’ospedale Soroka, a Beer Sheva, è quello che ha subito danni notevoli alle strutture. Sono rimasti feriti molti pazienti ricoverati e bisognosi di cure, feriti anche molti medici e infermieri, personale sanitario che aiuta e salva altre vite. Si rivedono le scene e il dolore degli ospedali di Gaza, stessi luoghi di cura, stessa sofferenza, stesse necessità. L’ospedale Soroka è un centro di eccellenza in Israele che per ora non sarà accessibile alle urgenze e agli ammalati. Nelle stesse ore, passa più in silenzio la notizia che a Gaza nell’ospedale di Khan Younis la mancanza di energia elettrica negli ospedali toglierà la possibilità di vita ai neonati nati prematuri. È il direttore a denunciarlo e aggiunge che in 48 ore ai neonati ricoverati nel suo ospedale mancherà il latte e si prospetta la loro morte per denutrizione. Il diritto alla vita è lo stesso, identico a meno di cento chilometri e non può passare in secondo piano ed essere facilmente dimenticata la sofferenza di Gaza.

Il bilancio di questi attacchi colpisce perché chi muore e chi soffre sono soprattutto civili, sono persone che non hanno colpa, sono persone che hanno diritto alla vita e ad una esistenza dignitosa, persone che offrono il loro servizio e la loro dedizione agli altri.

Sette notti trascorse nella paura, sette luoghi colpiti la settima notte, sette fronti di guerra in Terra Santa. Il numero sette nella Bibbia e in altri libri sacri ricorda eventi e situazioni positive che fanno riferimento alla perfezione della presenza divina, ma non è lo stesso riferimento in questi giorni in cui lo stesso numero sette ci riporta alle conseguenze negative e devastanti delle guerre.

Vorrei invece che questo numero ricorrente faccia riferimento al perdono che Gesù indica essere ripetutamente e infinitamente offerto in contrapposizione al male. Il percorso della pace deve partire dalla nuova vita delle coscienze e dei cuori, e l’inizio è il perdono reciproco. Basta perdonare sette volte? È sufficiente? Gesù dice di perdonare settanta volte sette. Due sette ripetuti che non sono limitati dal tempo e dallo spazio, ma diventano infiniti perché i cuori abbiano pace! (ibrahim faltas)