· Città del Vaticano ·

Leone XIV ai membri dei capitoli generali dei frati minori conventuali e dei trinitari

Docili alla Chiesa
e ispirati da Dio

 Docili alla Chiesa   e ispirati da Dio  QUO-141
20 giugno 2025

Non smettere di ricordare nella preghiera e nell’impegno quotidiano «quanti sono perseguitati a causa della loro fede» ed essere, ciascuno personalmente e in ognuna delle fraternità, «vivente richiamo al primato della lode di Dio nella vita cristiana». Queste due esortazioni Leone XIV ha rivolto stamani, venerdì 20 giugno, rispettivamente ai membri dei capitoli generali dell’Ordine della Santissima Trinità e degli schiavi e dell’Ordine dei Frati minori conventuali. Incontrando insieme nella Sala Clementina circa 150 conventuali e 60 trinitari, il Papa ha rievocato un dipinto che si trova nell’abside della basilica Lateranense raffigurante Papa Innocenzo III che riceve San Francesco e San Juan de Mata, i due fondatori santi che «si sarebbero illuminati a vicenda e sarebbero stati una linea guida per il servizio che la Santa Sede ha svolto da allora a favore di tutti i carismi». Di seguito, il discorso pronunciato dal Pontefice.

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. La pace sia con voi!
Benvenuti, cari fratelli
e sorelle!

Saluto in particolare i Superiori Generali — entrambi sono stati confermati — i Consiglieri e i Capitolari dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e quelli dell’Ordine della Santissima Trinità e degli schiavi, nonché i delegati dei Terzi Ordini e dei gruppi laicali.

Poter accogliere insieme Francescani e Trinitari mi ha ricordato un dipinto che si trova nell’abside della Basilica di San Giovanni in Laterano, che raffigura un’udienza di cui questa potrebbe essere una bella rievocazione. Infatti, l’immagine mostra Papa Innocenzo III che riceve San Francesco e San Juan de Mata insieme, per onorare il loro grande apporto alla riforma della vita religiosa.

È interessante notare che San Francesco è raffigurato in ginocchio con un enorme libro aperto, quasi come se stesse per dire al Pontefice: “Santità, le chiedo solo di vivere la regola del Santo Vangelo sine glossa” (cfr. Test 14-15). San Juan de Mata, invece, è in piedi e tiene in mano la Regola che ha redatto insieme al Pontefice. Se San Francesco mostra la sua docilità alla Chiesa, presentando il suo progetto non come proprio ma come dono divino, San Juan de Mata mostra il testo approvato, dopo lo studio e il discernimento, come il culmine di un lavoro assolutamente necessario per realizzare il proposito che Dio ha ispirato. I due atteggiamenti, lungi dall’essere in contrasto tra loro, si sarebbero illuminati a vicenda e sarebbero stati una linea guida per il servizio che la Santa Sede ha svolto da allora a favore di tutti i carismi.

Dio ha ispirato a questi due Santi non solo un cammino spirituale di servizio, ma anche il desiderio di confrontarsi con il Successore di Pietro sul dono ricevuto dallo Spirito per metterlo a disposizione della Chiesa. San Francesco espone al Papa la necessità di seguire Gesù senza riserve, senza altri fini, senza ambiguità o artifici. San Juan de Mata ha espresso questa verità con parole che si riveleranno poi fondamentali e che San Francesco farà sue. Un bell’esempio sarà quello di vivere “senza nulla di proprio”, senza nulla di “nascosto nella camera della tasca o del cuore”, come ha sottolineato Papa Francesco (cfr. Discorso alle Canonichesse dell’Ordine dello Spirito Santo, 5 dicembre 2024). Un altro di questi termini esprime la necessità che tale dedizione si trasformi in servizio, che il superiore sia percepito come un ministro, cioè colui che si fa più piccolo, per essere il servo di tutti. È interessante notare come il versetto di San Matteo (cfr. 20, 27) abbia influenzato il vocabolario di tutta la vita religiosa, perché chiamare priore, maestro, magister o ministro modella l’intera concezione dell’autorità come servizio.

Para actualizar este don, ustedes los trinitarios han querido centrarse en el propósito de su Instituto: llevar consolación a aquellos que no pueden vivir la fe en libertad. Durante estos meses han hecho oración este deseo, siguiendo las palabras de san Pablo: «Perseguidos, pero no abandonados; derribados, pero no aniquilados» (2 Co 4, 9), que inspiran el lema de su capítulo. Me uno a esta oración y pido también a Dios Trinidad que éste sea uno de los frutos de su asamblea, que no dejen de recordar en su oración y en su esfuerzo cotidiano a los perseguidos por causa de su fe. Esa parte, la tercera — referente a los perseguidos —, según el magisterio de San Agustín, es la parte de Dios y la que marca la vocación del libertador de su Pueblo (cfr. Cuestiones sobre el Heptateuco, lib. II, 15). Además, esa tensión hacia los miembros de la Iglesia que más sufren, atraerá la mirada de las vocaciones, de los fieles y de los hombres de buena voluntad a esta realidad y a ustedes los mantendrán disponibles a los servicios de frontera que desarrollan en la Península Arábica, Oriente Medio, África y el subcontinente indio.

[Traduzione di lavoro: Per attualizzare questo dono, voi trinitari avete voluto concentravi sull’obiettivo del vostro Istituto: portare consolazione a quanti non possono vivere la propria fede in libertà. In questi mesi avete trasformato questo desiderio in preghiera, seguendo le parole di san Paolo: “perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi” (2 Cor 4, 9), che ispirano il motto del vostro capitolo. Mi unisco a questa preghiera e chiedo anche a Dio Trinità che questo sia uno dei frutti della vostra assemblea: che non smettiate di ricordare nella vostra preghiera e nel vostro impegno quotidiano quanti sono perseguitati a causa della loro fede. Questa parte, la terza — che riguarda i perseguitati —, secondo il magistero di sant’Agostino, è la parte di Dio, ed è quella che segna la vocazione del liberatore del suo Popolo (cfr. Questioni sull’Eptateuco, lib. II, 15). Inoltre, questa tensione verso i membri della Chiesa che più soffrono attirerà lo sguardo delle vocazioni, dei fedeli e degli uomini di buona volontà su questa realtà, e manterrà voi disponibili ai servizi di frontiera che svolgete nella Penisola Arabica, in Medio Oriente, in Africa e nel subcontinente indiano].

Un altro elemento essenziale del proposito di voi Frati Minori Conventuali è stato, in questo Capitolo, di operare un discernimento sui regolamenti dei Capitoli generali e provinciali, perché in essi “si parla delle cose di Dio”. Non è il nostro interesse personale che ci deve muovere, ma quello di Cristo; è il suo Spirito che dobbiamo anzitutto ascoltare, per “scrivere il futuro nel presente” — come dice il motto del vostro Capitolo. Ascoltarlo nella voce del fratello, nel discernimento della comunità, nell’attenzione ai segni dei tempi, negli appelli del Magistero. Cari figli di San Francesco d’Assisi, nell’ottavo centenario della composizione del Cantico delle creature o di frate sole, vi esorto ad essere, ciascuno personalmente e in ognuna delle vostre fraternità, vivente richiamo al primato della lode di Dio nella vita cristiana. E non voglio dimenticare che voi Conventuali celebrate l’anniversario della vostra rinnovata presenza in estremo Oriente.

Carissimi, vorrei concludere questo incontro con le Lodi di Dio Altissimo, il trisagio scritto da San Francesco: «Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose. Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo, Tu sei re onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra» (Fonti Francescane, 261).

Grazie a tutti voi e che Dio vi benedica!