· Città del Vaticano ·

Il racconto

Lo sport per costruire
un mondo migliore

 Lo sport per costruire un mondo migliore  QUO-137
14 giugno 2025

di Fabrizio Peloni

Essere “missionari di speranza”, perché il mondo dello sport diventi «un’arena in cui valori autenticamente umani e cristiani possano essere esercitati e comunicati agli altri per la costruzione di un mondo migliore». È l’invito rivolto in inglese da Leone XIV — questa mattina durante la sua prima udienza giubilare del sabato — ad atleti e dirigenti giunti da tutto il mondo per vivere il Giubileo dello Sport, in programma oggi e domani. Tra loro i partecipanti al convegno promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione “Lo slancio della speranza: storie oltre il podio”, svoltosi al Pontificio Istituto Patristico Augustinianum.

L’udienza giubilare per via dell’eccezionale ondata di caldo, è stata spostata all’interno della basilica Vaticana. E il Papa nel salutare gli sportivi presenti — dai campioni olimpionici agli amatori del Centro sportivo italiano — ha ricordato che «lo sport è animato dalla speranza, nel senso che implica la tensione verso un obiettivo, la ricerca costante di migliorare le proprie prestazioni e l’apprendimento del lavoro di squadra con gli altri». Da qui l’augurio che le giornate giubilari trascorse insieme a Roma offrano ai partecipanti «una preziosa opportunità per riflettere sul rapporto tra l’attività sportiva e la virtù della speranza».

Tante le storie di rinascita, di speranza appunto, testimoniate dagli sportivi, spiega ai media vaticani il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Eudcazione. Il porporato portoghese, rivolgendo il pensiero a ogni uomo e ogni donna che «si mette in movimento cercando un orizzonte di senso», ritiene che «sarebbe riduttivo considerare lo sport, ormai forma culturale più estesa al mondo, solo una cosa fisica» poiché si tratta di «una ricerca integrale, di verità e di speranza».

«Rispetto, sacrificio, umiltà e lealtà» — gli fa eco la plurimedagliata campionessa di scherma Valentina Vezzali — sono i valori che si apprendono praticando sport sin da bambini «appena si sale in pedana — precisa —, dove l’avversario non è mai un nemico, ma un “compagno di viaggio”». Valori, aggiunge, «che ho sempre ritrovato anche nella fede, bussola e àncora nella mia vita, soprattutto nelle difficoltà».

«Lo sport è il mio mondo e la speranza è quella che mi ha rialzato». Non hanno bisogno di troppe spiegazioni le parole del colombiano Amelio Castro Grueso, schermidore anch’egli, protagonista con il Team paralimpico dei rifugiati ai Giochi di Parigi 2024. Se nella capitale francese ha «vissuto un’esperienza umana incredibile, salutando il Santo Padre ho vissuto una profonda confermazione nella fede».

Particolarmente significativa, inoltre, la presenza in basilica di una trentina di capi scout palestinesi. Accompagnati da don Elias Tabban, parroco di Zababdeh, nella regione settentrionale della Cisgiordania, dove c’è una scuola cattolica che ultimamente ha trasformato le borse di studio in veri e propri aiuti alle famiglie. Gli scout si sono fatti «pellegrini di speranza paziente, uscendo per la prima volta dalla Palestina» ha affermato monsignor Manlio Asta, parroco di Sant’Ippolito a Roma, comunità che li sta ospitando. Don Tabban ha ripetuto al Pontefice quanto racconta spesso nelle omelie, ossia che «in qualsiasi villaggio della Terra Santa dove c’è anche solo una famiglia di cristiani il clima è più sereno, lo dicono anche i musulmani. Come se si mettesse in quella terra un seme per far germogliare la pace». E al termine dell’udienza i giovani, intrattenendosi alcuni istanti con il Pontefice, gli hanno rivolto il tradizionale saluto scout.

Cinque frati minori della comunità francescana del santuario della Madonna della Speranza, a Marigliano nella diocesi di Nola, hanno chiesto a Leone XIV di benedire una copia dell’icona della Madre della Speranza che in questo Anno giubilare è pellegrina nelle chiese, nelle parrocchie, nelle scuole, nelle case di riposo e di cura e nei centri aggregativi. «L’intenzione è quella di creare occasioni di preghiera, di incontro e confronto con i fedeli soprattutto quelli più “lontani” e offrire catechesi sul tema della speranza — afferma il rettore Giuseppe Sorrentino — così come la “notte della speranza” che celebriamo la sera di ogni ultimo sabato del mese, con una bellissima fiaccolata».

Al termine dell’udienza il Pontefice ha salutato anche alcuni malati di Sla provenienti da Cagliari — la Sardegna è tra le regioni d’Europa in cui la malattia ha la percentuale più alta di incidenza —, dove sono seguiti dall’Associazione “Insieme si può”.

Prima di fare il suo ingresso a piedi in basilica, Leone XIV ha benedetto tre campanili mobili — provenienti rispettivamente da Verona, Bologna e dalle Marche — e una campana “Giubileo Marinelli”, alla presenza di membri della Federazione nazionale suonatori di campane.