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Ansia e preoccupazione nel mondo dopo il pesante raid israeliano contro siti nucleari e missilistici in Iran. Uccisi vertici dei pasdaran. L’Iran ha risposto con il lancio di droni

Col fiato sospeso

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13 giugno 2025

Teheran, 13. Il mondo è con il fiato sospeso per la pericolosa escalation di guerra che si sta scatenando in Medio Oriente, a seguito dell’attacco di Israele contro l’Iran scattato intorno alle 2:00 di questa notte. E le Nazioni Unite hanno reagito in mattinata con il segretario generale, António Guterres, richiamando «l’obbligo degli Stati membri ad agire in conformità con la Carta dell’Onu e il diritto internazionale».

Con bombe e missili, lanciati nell’operazione definita “Rising Lion”, Israele ha colpito diversi siti militari e nucleari iraniani. Presi di mira in particolare il complesso di arricchimento dell’uranio di Natanz, nella provincia di Esfahan (un impianto sotterraneo protetto da uno scudo di cemento spesso quasi otto metri), che fa parte del programma nucleare iraniano; il sito di Fordo, oltre a diverse aree di Teheran. Le immagini mostrano palazzi distrutti e in fiamme in parte della capitale. Il ministro degli Esteri iraniano ha parlato di «una dichiarazione di guerra», mentre il titolare della Difesa ha aggiunto che il Paese «è pronto a stare in guerra per anni».

Attacchi sono stati segnalati sulla sede dell’Organizzazione per le industrie aerospaziali (Oia), in piazza Nobonyad, che coordina la produzione missilistica del Paese; sull’area di Lavizan, considerato un sito nucleare non dichiarato però oggetto di indagine da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea); la Torre Jahan Koudak; il quartiere di Farahzad, il più antico della capitale, costruito 1.500 anni fa; il distretto di Amir Abad, che ospita una centrale elettrica; il quartiere di Andarzgou; la via Patrice Lumumba e il complesso residenziale di Asaitd-e Sarv; nonché la società Pars Garna, su via Langari, che fornisce servizi di progettazione e costruzione per progetti industriali.

Un portavoce militare israeliano ha riferito che sono stati impiegati nell’operazione oltre 200 aerei da guerra, che hanno colpito più di 100 obiettivi. Nel mirino sono finite anche le città di Ilam e Avaz, al confine con l’Iraq, Tabriz, nel nord ovest e sede di importanti raffinerie, Esfahan e Arak a sud della capitale e Kermanshah.

L’attacco però non ha riguardato solo siti nucleari e di produzione di missili balistici, ma anche i vertici dello Stato iraniano. Oltre al ferimento di decine di persone e alla morte di sei scienziati esperti di nucleare, tra le vittime risultano infatti anche il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, Mohammad Bagheri, e il leader dei Guardiani della rivoluzione, Hossein Salami. Gravemente ferito invece Ali Shamkani, consigliere politico della Guida suprema iraniana, Ali Khamenei. La conferma arriva dai media locali. L’Iran ha risposto in mattinata con il lancio di oltre 100 droni, che secondo fonti militari israeliane sarebbero già stati intercettati al di fuori dello spazio aereo del Paese. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha dichiarato con effetto immediato «uno stato di emergenza speciale su tutto il territorio dello Stato».

L’Idf ha giustificato il raid come «azione preventiva» per evitare che l’Iran possa sviluppare la bomba atomica. E il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha affermato che «questa operazione durerà tanti giorni quanti necessari per eliminare questa minaccia», considerata «imminente». «L’Iran è vicino ad avere 9 bombe nucleari», ha aggiunto.

L’attacco non sarebbe venuto però solamente dal cielo, grazie a un’operazione di intelligence progettata direttamente sul territorio iraniano. Una fonte della sicurezza israeliana ha rivelato che molto prima del raid di stanotte, agenti del Mossad avevano creato una base per droni esplosivi nei pressi della capitale Teheran. Droni sono stati attivati durante la notte e lanciati verso i lanciamissili terra-terra della base di Espajabad. Come ha sottolineato ancora la fonte, ripresa dai media israeliani, l’attacco ha coinvolto quindi tanto l’Idf, quanto il Mossad e industrie di difesa israeliane, in una pianificazione durata anni con raccolta di informazioni e dispiegamento in profondità nel territorio della Repubblica islamica. Questa ha definito l’attacco «una dichiarazione di guerra».

Il presidente degli Usa, Donald Trump, che ha convocato per oggi una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, ha dichiarato che Washington non è stata coinvolta negli attacchi, ma è stata avvisata preventivamente da Israele. Tuttavia, al momento, confermano da Teheran, il negoziato con gli Usa sul nucleare, è bloccato, e nessuna delegazione verrà inviata al prossimo vertice previsto per il fine settimana in Oman. Trump ha ribadito su Truth che «l’Iran è in tempo per porre fine al massacro, faccia un accordo». E mentre Teheran ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza Onu, l’Ue, ha chiesto «moderazione e diplomazia». Condanne per l’attacco israeliano sono arrivate da Hamas, oltre che da Paesi come Russia e Turchia.

Le tensioni tra Israele e Iran, con il rischio di un terzo fronte di guerra, spingono il settore dell’energia. Balzo del petrolio a +7%, in rialzo anche il prezzo del gas, con le quotazioni ad Amsterdam che guadagnano il 4,4%.


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di Giada Aquilino