
di Leonardo Sapienza
Il pane dell'amore
Dopo aver ascoltato la bellezza della Parola di Dio, confrontiamola con la realtà della nostra civiltà.
Al mondo soffrono la fame 821 milioni di persone. Il cibo sprecato nei cinque continenti vale 345 miliardi di euro. A Roma quattordici mila poveri “estremi”. Ogni ventiquattro ore finiscono nella spazzatura tredici mila quintali di pane. La vergogna dell’acqua potabile negata a due miliardi di persone.
Diceva il presidente statunitense Kennedy: «Non può vivere in pace un mondo così mal combinato, in cui due terzi degli uomini muoiono di fame e l’altro terzo muore perché mangia troppo».
Gesù ha dato l’esempio: si è rifiutato di congedare la folla e le ha offerto anche il pane dell’amore. E come segno del suo amore supremo ci ha lasciato il suo Corpo per nutrire la nostra vita spirituale. Questo ci ricorda l’Eucaristia che celebriamo e che riceviamo.
Ci nutriamo di Cristo, pane vivo per la nostra salvezza, e ci disponiamo a condividerlo con gli altri che sono nel bisogno. San Leone Magno diceva: «L’Eucaristia ha l’effetto di farci diventare ciò che mangiamo».
Diventiamo anche noi pane per gli altri. E come l’Eucaristia è un pensiero di amore, così noi dobbiamo distribuire amore agli altri. C’è nella nostra società una fame che la scienza e la tecnica non riescono a soddisfare. Noi cristiani siamo invitati a condividere il pane dell’amore, «il pane degli angeli... vero pane dei figli che non deve essere gettato» (Sequenza).
Domenica 22 giugno
Solennità del Ss.mo Corpo e Sangue di Cristo
Prima lettura: Gn 14, 18-20;
Salmo: 109;
Seconda lettura: 1 Cor 11, 23-26;
Vangelo: Lc 9, 11-17.
Dio sempre nuovo
È stato detto che «piace soltanto quel che è nuovo» (Goethe). E un proverbio recita: «Quel che è novello è tutto bello». Ma ancora oggi, dopo duemila anni, noi abbiamo riascoltato una notizia che risulta sempre nuova: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Vangelo).
È la professione di fede di Pietro. Una fede che propone cose che valgono sempre, e quindi sono sempre nuove. La notizia sempre nuova e la meraviglia di Pietro, è anche la nostra meraviglia.
Noi conosciamo Gesù, lo amiamo, viviamo la sua vita di grazia, per la testimonianza di Pietro, di Paolo, che oggi celebriamo, e degli altri Apostoli. Il nostro “Credo” dice che la Chiesa è “Apostolica”: cioè è stata fondata da Cristo sugli Apostoli.
Gesù non ha scritto libri o lettere: quello che ha detto o fatto ci è arrivato soltanto attraverso la testimonianza degli Apostoli. Raramente noi pensiamo a chi trasmette.
Ma oggi dobbiamo essere grati all’insegnamento degli Apostoli se, anche attraverso noi, continua la vitalità della Chiesa. Loro hanno avuto il compito di far conoscere Gesù. Ed è lui che ancora oggi ci fanno vedere e amare.
E la novità, dopo duemila anni, è ancora e solo questa: «Non c’è che Dio a essere sempre nuovo!» (Julien Green).
Domenica 29 giugno
Santi Pietro e Paolo Apostoli
Prima lettura: At 12, 1-11;
Salmo: 33;
Seconda lettura: 2 Tm 4, 6-8.17.18;
Vangelo: Mt 16, 13-19.