
di Fabrizio Peloni
Venerdì 13 giugno alle ore 17, proprio alla vigilia del Giubileo dello sport, il Padel Autistic Tour vivrà la quindicesima e ultima tappa al Villa Pamphili padel club, in via della Nocetta 107. Il Tour, per sette mesi, ha fatto sì che ventidue ragazzi nello spettro autistico vivessero un’esperienza di condivisione e inclusione attraverso il linguaggio concreto dello sport.
Un corso gratuito e itinerante, capace di coinvolgere anche le famiglie, particolarmente significativo per Roma nei giorni del Giubileo che proprio nell’accoglienza per tutti e nella speranza ha le parole-chiave.
A promuovere l’iniziativa, patrocinata dall’International padel federation (Fip) e di cui è media partner il «Corriere dello sport», sono stati l’associazione Siamo delfini, impariamo l’autismo e Athletica Vaticana, l’associazione polisportiva ufficiale della Santa Sede che fa parte della grande famiglia Fip.
Il Tour — avviato lo scorso 23 novembre sempre sui campi del Villa Pamphili padel club, partner e sostenitore — ha coinvolto numerosi circoli sportivi che hanno spalancato le porte proprio nel segno della cultura dell’incontro. Facilitando l’inclusione e la condivisione in semplicità — con una racchetta e una pallina — nella visione concreta dello sport per tutti e con tutti, e che non escluda mai.
Particolarmente significativa la scelta del circolo Eucaliptos di coinvolgere direttamente gli allievi della propria academy: i campi di padel sono divenuti anche opportunità di dialogo tra coetanei per allacciare nuove relazioni di amicizia.
Al Tour hanno partecipato ventidue atlete e atleti con autismo: Maria Paola, Caterina, Margherita, Elisa, Lara, Juliet, Simone, Alessio, Federico, Davide, Luca, Marco, Pablo, Ludovico, Clemente, Filippo, Roberto, Marco, José, Gabriele, Simone e Carlo. Nei luoghi sportivi più frequentati dagli appassionati di padel, hanno avuto la possibilità di vivere l’esperienza di uno sport particolarmente sociale che — pur svolgendosi in una “gabbia” — è espressione di libertà dai propri limiti e dai pregiudizi.
I giovanissimi protagonisti del Tour hanno sempre avuto accanto compagne e compagni di gioco-insegnanti che hanno condiviso il campo nello stile del volontariato e dell’amicizia che diventa fraternità. Le maestre e i maestri — in particolare Fabrizio, Gabriella, Marina, Giovanna, Donatella, Daniele, Umberto e Luca — nel costruire relazioni umane dirette hanno puntato non tanto e non solo sulla tecnica quanto sul cuore, per far respirare un ambiente sportivo vero, carico di gioia e fraternità. E così, tappa dopo tappa, i protagonisti del Tour hanno vissuto un’evoluzione continua nel proprio modo di stare in campo, superando ostacoli apparentemente insormontabili e suscitando storie di speranza.