Il Giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità ecclesiali
Un grido di gioia

di Isabella Piro
«Pace» e «Speranza»: queste le scritte più ricorrenti sui cartelli e gli striscioni che svettavano ieri mattina, 8 giugno, in piazza San Pietro. A sorreggerli erano i circa ottantamila membri di movimenti, associazioni e nuove comunità convenuti a Roma per il Giubileo loro dedicato. Una due-giorni iniziata sabato 7 giugno e scandita dal passaggio della Porta Santa della basilica Vaticana e da momenti di festa, ma anche di riflessione e testimonianza in piazza San Pietro. Lo stesso luogo ha accolto poi le due celebrazioni presiedute da Leone XIV: sabato sera, la Veglia di preghiera e ieri mattina, la santa messa.
Cinquanta giorni dopo la Pasqua e trenta giorni dopo l’elezione del Successore di Pietro, bandiere di innumerevoli Paesi — oltre cento quelli iscritti al pellegrinaggio —, ombrelli variopinti usati come parasoli, sciarpe, cappellini di varie fogge, e tantissimi striscioni ondeggianti nell’aria hanno accolto l’ingresso del Pontefice nello spazio abbracciato dal colonnato del Bernini. «Viva il Papa!» «Leone! Leone!» ha scandito la folla, con gioia ed entusiasmo.
In piedi sulla vettura bianca scoperta, il vescovo di Roma ha compiuto un lungo giro dell’area circostante, arrivando fino a metà di via della Conciliazione. È stato, questo, un momento di incontro diretto del Pastore con il suo gregge: più e più volte, infatti, Leone XIV si è fermato per salutare e benedire i pellegrini, in particolar modo i bambini. Neonati o più grandicelli, in tantissimi hanno sentito la mano del Pontefice, sereno e sorridente, poggiarsi sul loro capo, in un gesto benedicente che univa preghiera e affetto.
Concluso il giro, Papa Prevost ha indossato, nella basilica Vaticana, i paramenti liturgici rossi, simbolo della Pentecoste, e uscito sul sagrato ha dato inizio alla messa, mentre la schola intonava il canto “L’amore di Dio”. Hanno concelebrato una cinquantina tra cardinali e vescovi e circa cinquecento sacerdoti. Tra i porporati, Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, e Francis Arinze, dell’ordine dei vescovi, saliti all’altare al momento della preghiera eucaristica.
All’inizio della messa, il Pontefice ha benedetto l’acqua con la quale ha poi asperso l’assemblea, ravviando così il ricordo del Battesimo. Quindi, ha avuto inizio la liturgia della Parola: la prima lettura, in francese, è stata tratta dagli Atti degli Apostoli (2, 1-11); il Salmo, intonato in italiano, è stato il 103, “Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la Terra”; la seconda lettura, in inglese, tratta da un passo della lettera di san Paolo apostolo ai Romani (8, 8-17). La Sequenza di Pentecoste, “Veni, Sanctae Spiritu”, ha introdotto la proclamazione del Vangelo di Giovanni (14, 15-16. 23b-26), il passo in cui Gesù annuncia ai discepoli la discesa del Paraclito mandato dal Padre.
Parole richiamate da Leone XIV all’omelia, con la quale ha ricordato che «lo Spirito apre le frontiere anzitutto dentro di noi. È il Dono che dischiude la nostra vita all’amore». Lo Spirito Santo è stato invocato anche durante la preghiera dei fedeli, le cui intenzioni sono state pronunciate in cinque lingue: spagnolo, cinese, portoghese, tedesco e hindi. In particolare, si è pregato per il Papa e per tutti i Pastori della Chiesa, affinché il Paraclito «ravvivi in loro la freschezza dell’annuncio, doni loro la gioia di servire i più piccoli e li sostenga nel loro ministero di governo»; per i membri di movimenti, associazioni e nuove comunità affinché lo Spirito Santo li colmi dei suoi carismi, «li confermi nella lode di Dio e nella carità verso il prossimo e li manifesti come segno di vitalità della comunità cristiana»; e per i governanti e cittadini delle Nazioni, perché lo stesso Spirito «li guidi alla ricerca della giustizia e della pace», vincendo paura e indifferenza.
Il canto “Confirma hoc, Deus” ha dato inizio alla liturgia eucaristica, durante la quale nove fedeli — tra cui una famiglia con tre figli — hanno portato all’altare le offerte per il sacrificio. La comunione è stata distribuita dai sacerdoti concelebranti e dai seminaristi dei Collegi romani.
Quindi, prima di intonare il Regina caeli, il Papa ha nuovamente invocato lo Spirito del Risorto affinché, là dove c’è guerra, apra vie di riconciliazione, distensione e dialogo. Poi, ha impartito la benedizione. L’inno giubilare “Pellegrini di speranza” ha concluso la messa, diretta dal maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, arcivescovo Diego Ravelli, e animata dal coro della Cappella Sistina, guidato da monsignor Marcos Pavan.