
07 giugno 2025
di Anna Martellato
«Mettiamo subito in chiaro le cose: io, a te, non credo più». Miryam alzò la mano destra come a fermare un’obiezione, le sopracciglia corrucciate, l’espressione dura.
Si sistemò la frangia irregolare, corta e bionda, che aveva tagliato da sola con le forbici rubate a sua figlia adolescente. «Non averne a male: sono qui solo per fare il mio lavoro», aggiunse. La voce le si era un po’ addolcita. Miryam estrasse dalla sacca da lavoro i guanti di gomma e scambiò un’occhiata furtiva alla statua della Madonna: le parve che, dall’angolo in fondo a destra vicino al piccolo altare, la statua ricambiasse il suo tono di sfida con uno sguardo benevolo.
La chiesetta della Chioda, così la chiamavano tutti, non era neanche una vera chiesa. Una cappella, tutt’al più, ...
Questo contenuto è riservato agli abbonati

Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati