Per rinascere

di Rosario Capomasi
«Anche nei momenti bui della vita... chiediamo al Signore che ci raggiunga là dove lo stiamo aspettando». Le parole di Leone XIV incoraggiano Gennaro e Paolo, detenuti presso la Casa circondariale di Rebibbia, accompagnati stamane all’udienza generale in piazza San Pietro dal cappellano del carcere romano don Marco Fibbi e dalla direttrice Teresa Mascolo. Sono in permesso premio per un’occasione speciale: l’incontro con chi «incarna e diffonde sulla Terra il messaggio di salvezza di Dio» spiega ai media vaticani Gennaro che da qualche tempo usufruisce della misura del lavoro all’esterno presso l’Istituto superiore di Sanità. «Siamo qui a rappresentare non noi stessi ma tutto il penitenziario», continua Paolo. «Per questo abbiamo portato in dono al Pontefice un manufatto in argento che riproduce la “Croce della speranza”, con il logo dell’ancora e il cristogramma in evidenza. In realtà il regalo vero e proprio lo ha fatto Papa Prevost a noi, ricevendoci e dimostrando di voler continuare l’opera di attenzione e di vicinanza di Francesco verso i reclusi». E il ricordo va alla visita che il Pontefice argentino fece a Rebibbia il 26 dicembre scorso, aprendo la Porta Santa e segnando un momento storico nella tradizione dei Giubilei. «Quell’emozione è ancora viva nel nostro cuore — racconta don Fibbi — e anche in quell’occasione omaggiammo il Vescovo di Roma donandogli una riproduzione in miniatura della Porta Santa in San Pietro, realizzata dai laboratori gestiti dai detenuti dell’Istituto di pena con il legno prelevato dai barconi dei migranti, sequestrati a Lampedusa».
Quindi il cappellano esprime un profondo desiderio: «Speriamo che anche Leone XIV venga a farci visita, perché quella Porta spalancata dal suo predecessore in questa realtà di sofferenza rimanga un passaggio aperto per interpellare le coscienze di chi ancora conosce poco questo mondo, che mai abbandona la speranza».
La speranza, come un faro, ha guidato i circa tremila pellegrini della diocesi di Nocera Inferiore - Sarno, giunti a Roma nelle prime ore della giornata, insieme con il vescovo Giuseppe Giudice. Tra loro don Alessandro Cirillo, parroco di San Valentino Torio, a pochi chilometri da Sarno, che rimarca il tema giubilare scelto dalla diocesi, “Pietro è qui”. «Il viaggio compiuto per arrivare nell’Urbe simboleggia quello dell’anima che guarda all’Apostolo e gli chiede di essere riconfermata nella fede». E questo nel nome dell’unità della Chiesa, prosegue il sacerdote, «che Leone XIV ha subito dimostrato di considerare fondamentale». L’auspicio, conclude, è «cogliere questa esperienza di fraternità per camminare senza paura ed elevarsi ancora di più spiritualmente, per tornare ricchi di speranza e lanciare i suoi semi nella nostra terra e nella nostra Chiesa».
Nell’assolata e sempre più calda mattinata che regala un clima ormai estivo, tra i diversi istituti religiosi maschili e femminili presenti all’udienza, particolarmente festanti erano le 38 suore delle Figlie di Maria Ausiliatrice, provenienti da tutto il mondo, «L’elezione di Papa Prevost ci ha riempito di una gioia immensa, attenuando il dolore per la scomparsa di Bergoglio», spiega suor Jeanette Palasofa, coordinatrice del progetto “Mornese”, ideato per «ravvivare la bellezza della nostra vocazione alle sorgenti del carisma salesiano, laddove don Bosco si incontrò con la fondatrice Maria Mazzarello, e che prevede la partecipazione a giornate giubilari nell’Urbe».
Una campana da benedire è stata portata dall’imprenditore Luciano Manna, corredata da un tocco per farla risuonare dalle mani del Pontefice. «Una benedizione speciale — afferma Manna — prima di ricollocarla nel campanile della chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio a Striano, area metropolitana di Napoli».
Due altorilievi di diversa grandezza, raffiguranti lo stemma del Papa, gli sono stati donati dallo scultore Leonardo Pace, rinnovando una tradizione iniziata dallo stesso artista con Benedetto XVI e proseguita con Francesco.
Non è mancato, infine, l’elemento musicale, rappresentato dalla banda Arturo Toscanini di Ispica, in provincia di Ragusa, e dal gruppo messicano “Ballad folklorico del Bachillerato”, espressione dell’Istituto “La Paz” di Puebla.