· Città del Vaticano ·

Iniziato il ministero dell’ordinario militare per l’Italia

Missione a difesa dei diritti e della pace

 Missione a difesa dei diritti e della pace  QUO-127
03 giugno 2025

di Francesco Marruncheddu

«A 19 anni, dopo la visita di leva, mi proposero di intraprendere la carriera dell’accademia militare ma rinunciai perché sentivo in me forte il desiderio di proseguire il discernimento e gli studi teologici verso il sacerdozio»: il mondo militare e la vita di Gian Franco Saba si sarebbero però comunque incontrati, tanti anni dopo, per volontà di Papa Francesco che il 10 aprile scorso lo ha nominato arcivescovo ordinario militare per l’Italia come successore di monsignor Santo Marcianò.

Venerdì 30 maggio, a Roma, con una solenne celebrazione nella basilica dei Santi XII Apostoli — presieduta dal nunzio apostolico in Italia, arcivescovo Petar Rajič, che ha anche consegnato il pastorale al nuovo ordinario militare — monsignor Saba ha iniziato ufficialmente il suo ministero alla guida di quella che un tempo veniva chiamata la “diocesi castrense”. «La mia è stata una delle ultime nomine che Papa Bergoglio ha firmato, appena dieci giorni prima di lasciarci», racconta Saba, che si accinge a intraprendere un’avventura del tutto nuova rispetto alle esperienze ministeriali fin qui vissute: «Mi sono sempre dedicato alla formazione sacerdotale, in seminario e in ambito accademico, alla ricerca e all’insegnamento. Ora accolgo con fiducia questa nuova missione che la Chiesa mi ha affidato attraverso la volontà del compianto Papa Francesco, certo, come sempre, che nella volontà di Dio sta la nostra pace».

Originario di Olbia, dove è nato nel 1968, Saba è stato a lungo docente di patrologia alla Pontificia facoltà teologica della Sardegna, rettore del Seminario diocesano di Tempio e di quello regionale a Cagliari, fino al 2015. Francesco lo aveva poi nominato arcivescovo di Sassari nel giugno del 2017. Dopo otto anni di servizio alla Chiesa turritana, che ha salutato il 25 maggio scorso in occasione della festa del Voto alla Madonna delle Grazie, il presule lascia la Sardegna per un servizio particolare e delicato, quello «ai militari e alle loro famiglie, i figli, i centri di formazione. Ho sempre avuto una particolare attenzione per i giovani e so che in questo nuovo ambito avrò modo di interagire molto con il loro mondo, con quelli che svolgono la loro attività, a esempio nelle missioni di pace e di servizio. Il concetto di sicurezza — spiega monsignor Saba — va inteso come una espressione del bene comune e va letto in una forma larga: siamo abituati a vedere la sicurezza solo in una chiave restrittiva ma è una condizione di cui tutti abbiamo bisogno per vivere serenamente».

Per il nuovo ordinario militare, «le forze armate sono da intendersi come una leadership pronta a promuovere diritti senza frontiere, una leadership per la promozione dei diritti umani, del bene comune, dello sviluppo della persona umana, con creatività e intraprendenza, contrastando tutti quei fenomeni che determinano minori opportunità di una vita degna e di sviluppo».

Ma come vede, l’arcivescovo Saba, la Chiesa dell’ordinariato militare? «È una Chiesa della soglia; sotto il profilo della ricerca teologica, è una Chiesa in ricerca, in ascolto delle domande, che studia, che approfondisce e che dà un contributo per la pace, nel dialogo tra teologia e scienza delle religioni. Una Chiesa della soglia che non omologa le espressioni dello spirito umano ma che si fonda su una fratellanza umana, che tende all’incontro e alla convivialità». La formazione patristica emerge spesso nel suo pensiero: «Il cardinale Newman diceva: “I Padri mi fecero cattolico”. Questa missione io la affronto in questa logica di cattolicità. Anche il Crisostomo, uno degli autori dei quali mi sono occupato, presenta un’antropologia delle relazioni che è di grande attualità. De Lubac ci ricorda poi che cattolicesimo e socialità sono due dimensioni che vanno insieme. Se penso alla tradizione dei padri della Chiesa, la fede è maturata dentro espressioni culturali di natura itinerante. Dopo quelli patristici ho intrapreso studi sulle relazioni internazionali e di intercultura, religioni e società, spinto dal principio delle intuizioni non cristiane di cui parlano i Padri, e porto con me questa visione».

In diocesi, Saba è stato molto vicino alla celebre “Brigata Sassari”: «Mi viene da pensare che Forza Paris, il motto della brigata, sia un po’ un’espressione sociale di sinodalità, per dire: camminiamo insieme!» .