· Città del Vaticano ·

Leone XIV: un pontificato
nel segno della continuità
tra “Rerum novarum”
ed “Evangelii gaudium”

 Leone XIV: un pontificato  nel segno della continuità  tra “Rerum novarum” ed “Evangelii gaudium”  ...
31 maggio 2025

di Antonio Staglianò*

Il pontificato di Leone XIV si apre all’insegna di una sorprendente e significativa continuità con due figure chiave del magistero pontificio: Leone XIII e Francesco. Fin dal suo primo messaggio dopo l’elezione e nel successivo discorso ai Cardinali, il nuovo Pontefice ha delineato una visione che affonda le radici nella storica enciclica sociale Rerum novarum e si nutre dello slancio missionario e della centralità di Cristo propugnata dall’Evangelii gaudium.

Questa scelta programmatica non appare casuale, ma rivela una profonda consapevolezza delle sfide del mondo contemporaneo e una precisa volontà di affrontarle con un approccio che coniuga giustizia sociale e rinnovamento spirituale.

Il richiamo a Leone XIII, esplicitato nella scelta del nome pontificale, non è un mero omaggio storico. Rerum novarum, pietra miliare del pensiero sociale cattolico, ha segnato una svolta epocale denunciando le ingiustizie derivanti dalla rivoluzione industriale e ponendo le basi per una dottrina sociale che difende i diritti dei lavoratori, la dignità della persona umana e la necessità di un intervento dello Stato a garanzia del bene comune.

In un’epoca segnata da crescenti disuguaglianze economiche, nuove forme di sfruttamento e un divario sempre più ampio tra ricchi e poveri, il magistero di Papa Pecci risuona con sorprendente attualità. Leone XIV sembra voler riprendere con forza questo impegno per la giustizia sociale, reinterpretandolo alla luce delle sfide globali del XXI secolo: la crisi climatica, le migrazioni forzate, le nuove povertà e le disuguaglianze strutturali che affliggono il nostro tempo e che con la «svolta virtuale» dell’Intelligenza Artificiale sembrano accentuarsi nel futuro.

Parallelamente, il riferimento all’Evangelii gaudium di Papa Francesco introduce un elemento dinamico e profondamente spirituale nella visione di Leone XIV. L’esortazione apostolica di Bergoglio ha posto con forza l'accento sulla gioia del Vangelo come motore dell'azione missionaria della Chiesa. La centralità di Cristo, l’invito a «uscire» verso le periferie esistenziali, l’importanza della misericordia e di una Chiesa «ospedale da campo» sono tutti temi che permeano l’Evangelii gaudium e che Leone XIV sembra voler fare propri. La sua enfasi nel ridare la centralità a Cristo nella missione indica una volontà di rinnovare l'azione evangelizzatrice della Chiesa, liberandola da autoreferenzialità e formalismi, per farla diventare autentica testimone della gioia trasformante dell’incontro con il Signore.

La «continuità» tra questi due magisteri, apparentemente distanti nel tempo e nell’accento, si rivela sorprendentemente feconda. Leone XIV sembra voler integrare la solida base dottrinale sulla giustizia sociale di Leone XIII con lo slancio missionario e la rinnovata centralità di Cristo proposti da Francesco. Non si tratta di una semplice giustapposizione, ma di una sintesi dinamica che mira a rispondere alle complesse sfide del mondo contemporaneo con una fede radicata nella tradizione ma capace di rinnovarsi e di parlare al cuore dell’uomo di oggi.

In questo senso, il pontificato di Leone XIV potrebbe rappresentare un momento di feconda rilettura e attualizzazione del patrimonio dottrinale della Chiesa. La sua attenzione congiunta alla giustizia sociale e alla centralità della missione evangelizzatrice suggerisce un approccio olistico, consapevole che la vera promozione umana non può prescindere dall’annuncio del Vangelo e che l’autentica evangelizzazione passa anche attraverso l'impegno per un mondo più giusto e fraterno.

Le sfide che attendono Leone XIV sono molteplici e complesse. Tuttavia, la chiarezza programmatica espressa nei suoi primi messaggi, con il riferimento esplicito a due figure così significative del recente passato pontificio, lascia intravedere un pontificato che intende porsi in continuità con il meglio della tradizione ecclesiale, reinterpretandola con audacia e lungimiranza per il bene dell’umanità intera.

La «continuità» invocata non è quindi un mero richiamo al passato, ma una promessa di un cammino futuro illuminato dalla sapienza dei predecessori e animato dalla forza rinnovatrice dello Spirito Santo.

*Vescovo presidente della Pontificia Accademia di Teologia