
di Leonardo Sapienza
Un autore francese ha scritto: «L’assenza affievolisce le passioni mediocri ma accresce le grandi, come il vento spegne le candele e ravviva il fuoco» (François de La Rochefoucauld).
È quanto avviene il giorno di Pentecoste: il vento, che squassa la casa in cui erano rintanati gli Apostoli, soffia sulla loro passione, spegne la loro paura e mediocrità, e ravviva il fuoco della loro fede.
E, da quel giorno, lo Spirito Santo non ha smesso di soffiare nella Chiesa e nel cuore dei cristiani, per alimentare la passione dei grandi sogni, delle grandi speranze.
Le passioni fanno vivere l’uomo. Le passioni sono come i venti, che mantengono in movimento ogni cosa, anche se spesso provocano uragani. Ma soltanto così la fede non si spegne, la testimonianza cristiana non diventa abitudinaria.
«Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione» (Hegel). Ma sembra che quella di oggi non sia un’ora facile per la fede. Un acuto osservatore annota: «Dopo la pandemia le piazze sono tornate a riempirsi, ma le chiese restano vuote... Siamo stati introdotti in una società post-cristiana e in una cultura dalla quale il cristianesimo è stato espulso... Oggi l’indifferenza verso il cristianesimo è talmente imperante che sembra aver sopito la domanda di senso» (Enzo Bianchi).
Abbiamo bisogno di ardore, di slancio, di coraggio, di sentimento, per rivitalizzare la nostra fede. È per questo che dobbiamo invocare lo Spirito Santo, perché risvegli la nostra passione per Cristo e continui «oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che ha operato agli inizi della predicazione del Vangelo» (Colletta).
Il Vangelo in tasca
Domenica 8 giugno, Pentecoste
Prima lettura: At 2, 1-11;
Salmo: 103;
Seconda lettura: Rm 8, 8-17;
Vangelo: Gv 14, 15-16. 23-26.