· Città del Vaticano ·

Per le Chiese orientali cattoliche in Eritrea ed Etiopia

Un nuovo Messale
in lingua ge’ez

 Un nuovo Messale  in lingua ge’ez   QUO-123
28 maggio 2025

di Isabella H. de Carvalho

«In un momento così difficile» per l’Etiopia e per l’Eritrea, il “Nuovo messale del rito ge’ez” è una «fonte di quella speranza, fonte di quella capacità di sopravvivere e di sognare, che è la radice dell’esistenza di un popolo». Il cardinale Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, ha sottolineato con queste parole l’importanza del nuovo libro liturgico per le Chiese orientali cattoliche nei due Paesi africani, in occasione della presentazione della pubblicazione svoltasi ieri pomeriggio, 27 maggio, in Vaticano.

Nel cortile del Pontificio Collegio Etiopico erano presenti, con il porporato, il segretario del Dicastero orientale, arcivescovo Michel Jalakh, il cardinale Giovanni Lajolo e diversi sacerdoti, religiose e fedeli delle Chiese orientali cattoliche in Etiopia ed Eritrea. Nella circostanza è stato anche eseguito un canto liturgico, con tamburi, strumenti e danze, nell’antica lingua semitica ge’ez, utilizzata nelle celebrazioni delle due nazioni dell’Africa orientale di tradizione alessandrina.

«Se ad un popolo si tolgono la fede, il canto — e nel vostro caso anche la danza — che uniscono la terra al cielo, c’è la possibilità di sentire che troppo dura è l’esistenza umana, troppo violenta, troppo povera», ha osservato Gugerotti. «Possa veramente il popolo dell’Eritrea e dell’Etiopia sentire, attraverso questo libro, vibrare ancora la benevolenza amorosa di Dio e la carezza della Vergine», la speranza espressa dal porporato.

Il nuovo Messale, la cui pubblicazione è stata promossa dal Dicastero per le Chiese Orientali, dovrebbe servire all’incirca cinquecentomila fedeli; esso si basa su fonti e tradizioni antiche delle due Chiese africane e include nuove informazioni e dettagli sui canti, l’Eucaristia e altro ancora. È frutto di due commissioni, con base in entrambi i Paesi, che hanno lavorato insieme per vari anni per produrre i testi, aggiornati anche con quelli del Concilio Vaticano II e del Codice dei canoni delle Chiese orientali.

Il prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali ha poi consegnato ufficialmente il Messale ad alcuni vescovi delle Chiese eritree ed etiopi. Tra loro monsignor Kidane Yebio, a capo dell’eparchia eritrea di Keren, il cui auspicio, manifestato ai media vaticani, è che il libro liturgico possa «essere una fonte di unione» per i fedeli nei due paesi. Un pensiero condiviso anche dal confratello etiope, Tesfasellassie Medhin, vescovo dell’eparchia di Adigrat, il quale ha aggiunto che «nei momenti più difficili, quando la messa è celebrata in unione di spirito, dà gioia interiore, forza e speranza». Per monsignor Yebio il messale sarà anche uno strumento ecumenico che aiuterà ad avvicinarsi e a trovare punti comuni con i cristiani ortodossi. Infine, sono stati ricordati l’incoraggiamento e il sostegno di Leone XIV alle Chiese orientali nel recente discorso ai partecipanti al Giubileo ad esse dedicato, il 14 maggio scorso.

Anche l’arcivescovo metropolita di Addis Abeba, il cardinale lazzarista Berhaneyesus D. Souraphiel, ha voluto far pervenire il proprio ringraziamento alla Commissione liturgica congiunta che ha curato la pubblicazione e al Dicastero per le Chiese orientali che ne ha consentito la stampa e la diffusione: definendo provvidenziale «la presentazione del Nuovo messale nell’Anno del Giubileo del 2025», ha invocato «la Madre di Dio in questo mese di maggio» affinché «interceda per la pace in entrambi i Paesi e benedica Papa Leone XIV».