
Gli attacchi non risparmiano persone né luoghi: nemmeno il campo profughi di Zamzam nel nord Darfur. Dopo l’offensiva di aprile scorso delle forze paramilitari Rapid Support Forces (Rsf), sono migliaia gli sfollati, che sono stati costretti ad abbandonare il campo senza portare niente con sé e che oggi non hanno alcun luogo dove trovare rifugio e riposo, se non la nuda terra. In Sudan, dove la situazione umanitaria si aggrava ogni giorno di più, un’epidemia di colera ha falciato 172 persone e causato 2.700 infezioni in una sola settimana. Lo ha reso noto il ministero della Salute sudanese, aggiungendo che il 90 per cento dei casi è stato segnalato nello Stato di Khartoum. La stessa area da settimane è ulteriormente provata dalle frequenti interruzioni di approvvigionamento idrico ed elettrico, a causa di attacchi di droni attribuiti alle Rsf. La guerra civile nel Paese, che dal 15 aprile 2023 vede contrapposte le forze paramilitari all’esercito sudanese, ha prodotto, infatti, conseguenze devastanti. La distruzione delle già fragili infrastrutture sanitarie ha portato a un’estensione dei focolai di colera, di cui alcuni casi sono stati segnalati anche nel sud, nel centro e nel nord del Paese.
Uno dei più recenti attacchi delle forze paramilitari con droni avrebbe colpito un deposito di carburante e una base militare nella città meridionale di Kosti, nello Stato del Nilo Bianco, secondo quanto riferito da una fonte militare che ha chiesto l’anonimato. L’attacco dei paramilitari, ha aggiunto la fonte, «ha causato l’incendio del deposito», innescando poi esplosioni e colonne di fumo, levatesi sulla città, di cui hanno parlato anche diversi testimoni oculari nella zona.
Anche nel nord del Darfur si registrano colpi di artiglieria senza pietà su zone residenziali e campi profughi. Allo stesso tempo, la popolazione del Darfur è terrorizzata da un ulteriore rischio: quello di subire un’aggressione sessuale. «Donne e ragazze — ha dichiarato Claire San Filippo, coordinatrice delle emergenze di Medici Senza Frontiere in Sudan — non sono al sicuro da nessuna parte. Vengono aggredite dentro le loro case, mentre fuggono, cercano cibo o legna da ardere o lavorano nei campi». L’ong ha riferito di aver assistito, solo nella regione del Darfur meridionale, tra gennaio 2024 e marzo 2025, 659 persone sopravvissute a violenze sessuali, di cui il 94% donne e di cui il 31% con meno di 18 anni.
Anche Amnesty International ha documentato gli stessi orrori in un rapporto diffuso il 10 aprile scorso: «Nel corso di due anni di guerra civile in Sudan le Forze di supporto rapido hanno compiuto massicce violenze sessuali contro donne e ragazze per umiliare, imporre il proprio controllo e sfollare comunità. Le atrocità delle Rsf — stupri anche di gruppo e schiavitù sessuale — costituiscono crimini di guerra e probabilmente anche crimini contro l’umanità». (beatrice guarrera)