Mitezza e responsabilità

di Eugenio Murrali
Ripensare il modo di fare informazione alla luce del messaggio per la 59ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Questa la sfida proposta dal convegno tenutosi questa mattina presso la Libera Università Maria Santissima Assunta – Lumsa con il titolo Papa Francesco: “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori”, che ha avuto l’obiettivo di mettere in relazione il magistero papale sulle forme di comunicazione e la deontologia giornalistica. A organizzare l’evento, insieme all’Ordine dei giornalisti regionale, l’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) del Lazio e l’associazione WebCattolici Italiani (WeCa), i cui rispettivi presidenti, Maurizio di Schino e Fabio Bolzetta, hanno moderato l’incontro.
In questa cornice, l’Associazione Comunicazione e cultura Paoline Odv, nella persona della presidente suor Paola Fosson, ha assegnato il Premio Paoline 2025 a Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione per «il suo stile inclusivo e dialogante», capace di valorizzare il «confronto tra idee». Fulcro della riflessione della giornata l’analisi dei contenuti del messaggio di Papa Francesco sulla necessità di disarmare la comunicazione e di purificarla dall’aggressività. Un invito che Papa Leone XIV ha rilanciato lo scorso 12 maggio, durante l’udienza con i rappresentanti dei media convenuti a Roma per il Conclave. «Disarmiamo le parole — ha detto Papa Prevost — e contribuiremo a disarmare la Terra».
L’idea di mitezza si applica prima di tutto al linguaggio e deve accompagnarsi, come ha sottolineato don Paolo Padrini, consigliere di WeCa, non solo all’imprescindibile verifica delle notizie, ma a una vera e propria spinta di verità, per riscoprire — come ha ricordato don Stefano Cascio, vicedirettore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Roma e consulente di Ucsi Lazio — la bellezza della professione giornalistica, che non è solo trasmissione di informazioni, ma «creazione di una cultura e di ambienti umani e digitali» quali «spazi di dialogo e di confronto». Un messaggio di speranza, ripreso da suor Rose Pacatte, delle Figlie di San Paolo.
Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani, ha affrontato il tema delle fake news, portando esempi di recenti manipolazioni, che hanno prodotto video falsi ma capaci di diffondersi con facilità nella rete. C’è bisogno oggi — come ha scritto Papa Francesco nel suo messaggio — dell’impegno coraggioso dei giornalisti «nel mettere al centro della comunicazione la responsabilità personale e collettiva verso il prossimo». Una chiamata importante che chiede al giornalista di lasciare da parte ogni personalismo, per essere tramite autentico della realtà, in un tempo in cui, come hanno sottolineato alcuni relatori, i social sono spesso fonte inaffidabile di informazioni e grande distrattore. Scrive Papa Francesco in uno dei passaggi analizzati: «C’è anche un altro fenomeno preoccupante: quello che potremmo definire della “dispersione programmata dell’attenzione” attraverso i sistemi digitali, che, profilandoci secondo le logiche del mercato, modificano la nostra percezione della realtà». Sta al giornalista cercare di correggere questa distorsione del reale e, per farlo, ha uno strumento spesso in sintonia con «lo spirito del Vangelo»: la deontologia professionale, su cui si sono soffermati i rappresentanti dell’Ordine dei giornalisti nazionale e del Lazio, i rispettivi presidenti Carlo Bartoli e Guido D’Ubaldo e Roberta Feliziani, del Consiglio di disciplina laziale. La deontologia deve essere vissuta come una cornice viva e non solo come insieme di regole, così la mitezza può tradursi in ascolto, prudenza del giudizio, rispetto delle persone, in un racconto curato, senza spettacolarizzazioni e in cui l'informazione, ha sottolineato Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, si contraddistingue per la «ricerca del vero sempre e in ogni caso» . Il convegno si è concluso con gli interventi di Sergio Talamo, direttore comunicazione di Formez, e Paolo Valente, vicedirettore della Caritas italiana.