· Città del Vaticano ·

Aperti dal cardinale Zuppi i lavori del Consiglio permanente della Cei

Costruire insieme un’architettura di pace

 Costruire insieme un’architettura di pace  QUO-122
27 maggio 2025

di Giovanni Zavatta

La pace non deve essere l’eccezione, una semplice tregua, ma la regola. Per raggiungerla «occorre imparare a pensarci non solo vicini ma insieme», a difendere la soluzione dei conflitti, «a rafforzare le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». La pace non è statica ma «mette in movimento, coinvolge, riguarda tutti». Ci si arriva tessendo relazioni, alimentando il dialogo, iniziando percorsi di riconciliazione e di sviluppo. È «un’architettura di pace» quella che occorre costruire, frutto dei principi alla base dell’Europa, che «non può essere ridotta a diritti individuali o a burocrazia, perché fondata sulla difesa della persona nel suo valore indiscutibile e nella sua relazione con la comunità». Nell’introduzione della sessione straordinaria del Consiglio permanente, che si svolge oggi 27 maggio a Roma, il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana, Matteo Maria Zuppi, ha posto al centro della sua riflessione «l’urgenza della pace per il mondo intero», ciò di cui «l’umanità ha più bisogno».

Il porporato ha ricordato che, affacciandosi alla loggia centrale della basilica di San Pietro per il suo primo saluto, Leone XIV ha richiamato il dono della pace offerto da Cristo risorto, una pace che deve essere «disarmata e disarmante». Zuppi rilancia le parole del Papa pronunciate mercoledì scorso all’udienza generale, il suo appello accorato a consentire l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e a porre fine alle ostilità, esorta al dialogo fra Russia e Ucraina per una pace «giusta e sicura», non dimentica le altre guerre che insanguinano il pianeta, in Asia, Africa, America Latina, e «la tragedia delle armi che portano morte e sofferenze, generando odio e ulteriori ingiustizie». La Chiesa è in prima fila nella costruzione di questa architettura di pace che i “padri fondatori” dell’Europa avviarono dopo la seconda guerra mondiale e che oggi necessita di rinnovato impegno: «Vogliamo contribuire a realizzare un mondo unito e in pace — ha detto il presidente della Cei — dove non si senta più il rumore delle armi e dove tutti possono dirsi fratelli. La lotta alla povertà, l’educazione che la stessa presenza della Chiesa anima con le sue diverse realtà, l’impegno per lo sviluppo e gli aiuti al mondo, sono una parte del nostro sforzo».

Da Francesco a Leone XIV. Il discorso del cardinale Zuppi è cominciato ricordando Papa Bergoglio, il grande vuoto ma anche la pesante eredità da lui lasciata: «Francesco ci ha insegnato a uscire dalle logiche del consenso e dell’abitudine, dall’alibi dello scoraggiamento e del compiacimento, dalla tentazione di giudicare senza amare, di scambiare il dialogare con l’assecondare la mentalità comune. Ci ha spronato a essere una Chiesa materna, più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti». Francesco «ci ha ricordato che i poveri sono i preferiti e non sono utenti e che servirli è richiesto a tutti ed è amore, ben diverso da attività meramente sociale. Ha difeso la vita dal suo inizio al suo compimento, in ogni sua stagione e di tutti, indicando il valore della persona non in categorie astratte ma perché fratelli tutti». L’elezione del successore di Pietro è stata una vera e propria «epifania della Chiesa, manifestazione evidente della sua universalità». A Leone XIV la presidenza della Cei, in «atteggiamento di obbedienza filiale», esprime «fedeltà e volontà di comunione». Zuppi sottolinea come l’unità sia «uno dei temi principali indicatici dal nuovo Papa». Del resto, «al di là delle letture troppo politologiche della Chiesa, tutto si ricompone nell’unità, per opera dello Spirito e per la disponibilità dei cristiani alla sua azione». E «più saremo impegnati nella missione, più sentiremo la necessità di non essere isole, ma di vivere la comunione, capace di accogliere, affratellare, trasfigurare gli uomini e le donne».

Dopo aver spiegato che sia la decisione di rinviare a ottobre l’approvazione delle Proposizioni dell’Assemblea sinodale sia quella di spostare a novembre l’Assemblea generale dei vescovi vanno lette con il bisogno di maturare ulteriormente quanto vissuto e sperimentato in quattro anni di cammino insieme, Zuppi ha concluso ribadendo l’attenzione della Cei in tema di vita e dignità della persona (dal concepimento alla morte naturale), per la tutela di minori e adulti vulnerabili, così come per il lavoro “povero”, sempre più diffuso: citando l’Istat, denuncia che oltre il 23 per cento della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale.