
Quando Paolo VI citò il “cannibale” del ciclismo
«Ascoltate la recente testimonianza di un celebre campione sportivo vivente, Eddy Merckx: “Cristo per me è presente continuamente in tutta la mia vita. Io credo profondamente in Lui, alla sua storicità, alla sua divinità”. Anche per gli sportivi, più che mai, Cristo è la via». Papa Paolo VI, il 27 agosto 1972, nel Messaggio per l’apertura dei Giochi olimpici di Monaco — passati alla storia anche per la violenza — scelse di rilanciare un pensiero di Merckx, il ciclista più vincente della storia tanto da meritare il soprannome di “cannibale”.
Papa Montini — anche per la sua origine bresciana (terra di grandi pedalatori) — non ha mai nascosto la passione per il ciclismo: ha avuto modo di incontrare personalmente Merckx il 16 maggio 1974, in occasione del “via” del Giro d’Italia dal cortile di San Damaso in Vaticano, e poi anche l’anno dopo. Sempre con Felice Gimondi accanto.
Merckx — il prossimo 17 giugno compirà 80 anni — è una vera e propria leggenda, il “metro di paragone” per ogni ciclisti. Di Tadej Pogačar, il numero 1 di oggi, ci si chiede “se sarà come Merckx, se lo eguaglierà o se lo supererà...”.
Ma chi è Merckx? «Sono un credente, molto credente. Penso anche di essere una brava persona e per questo, anche se gli anni passano, non sento di aver paura della morte» dice senza mezzi termini. Dando così ragione alla scelta di Paolo VI di indicarlo come “testimone” di fede. Nel ricordare Papa Montini, il “cannibale” non nasconde l’emozione: «Sono un uomo vecchia maniera, ma i valori di fondo restano sempre gli stessi: la fede, l’onestà, la famiglia, l’amicizia, il lavoro vissuto con il merito e la ricerca della perfezione che nel mio mestiere significa cercare la vittoria con tutte le forze, sempre, in ogni occasione».
La prima gara che ha vinto è stata nel 1962 ad Hal, nelle Fiandre, su un circuito che passava vicino al santuario della Madonna Nera, punto di riferimento per il popolo del Belgio fin dal XIII secolo. La madre ha preso quella vittoria come un segno, incoraggiando Eddy a intraprendere decisamente la carriera di ciclista.
Il padre Jules era falegname, poi ha aperto un negozio di generi alimentari. A Eddy il compito di fare le consegne a domicilio. In bici, ovviamente. Era il Belgio che pagava ancora lo scotto della seconda guerra mondiale.
Merckx parla espressamente di «vocazione, ho dedicato alla bici tutta la mia vita!». E aggiunge: «E sì, una vocazione proprio come quella di un prete». Per il suo modo di parlare sanguigno ricorre spesso a un linguaggio di stile spirituale. Per forza, insiste, «sono credente!». (giampaolo mattei)