Tra le ferite di guerre

Nel mondo «ferito dalla guerra, dalla violenza e dall’ingiustizia» è necessario «portare a tutti i popoli... la promessa evangelica di una pace vera e duratura»: è il compito affidato da Leone XIV ai partecipanti all’Assemblea generale annuale delle Pontificie Opere Missionarie (21-28 maggio), ricevuti in udienza stamani, giovedì 22, nella Sala Clementina. Pubblichiamo di seguito una traduzione italiana del discorso pronunciato dal Pontefice in inglese.
Eminenza, Eccellenze,
Segretari Generali,
Direttori Nazionali e Personale
delle Pontificie Opere Missionarie,
cari fratelli e sorelle!
porgo un caloroso benvenuto a tutti voi, convenuti da oltre centoventi Paesi per partecipare all’Assemblea Generale annuale delle Pontificie Opere Missionarie. Desidero esprimere innanzitutto la mia gratitudine a voi e ai vostri associati per il servizio offerto, che è indispensabile per la missione di evangelizzazione della Chiesa, come posso testimoniare personalmente dalla mia esperienza pastorale negli anni di ministero in Perú.
Le Pontificie Opere Missionarie sono effettivamente il «mezzo principale» per risvegliare la responsabilità missionaria di tutti i battezzati e per sostenere le comunità ecclesiali nelle aree in cui la Chiesa è giovane (cfr. Decreto Ad Gentes, 38). Lo vediamo nella Pontificia Opera della Propagazione della Fede, che fornisce aiuti a programmi pastorali e catechistici, alla costruzione di nuove chiese, all’assistenza sanitaria e alle necessità educative nei territori di missione. Anche la Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria sostiene programmi di formazione cristiana per i bambini, oltre a occuparsi dei loro bisogni primari e della loro protezione. Allo stesso modo, la Pontificia Opera di San Pietro Apostolo aiuta a coltivare le vocazioni missionarie, sacerdotali e religiose, mentre la Pontificia Unione Missionaria si impegna a formare sacerdoti, religiosi e religiose e tutto il Popolo di Dio per l’attività missionaria della Chiesa.
La promozione dello zelo apostolico tra le genti rimane un aspetto essenziale del rinnovamento della Chiesa previsto dal Concilio Vaticano II, ed è ancora più urgente oggi. Il nostro mondo, ferito dalla guerra, dalla violenza e dall’ingiustizia, ha bisogno di ascoltare il messaggio evangelico dell’amore di Dio e di sperimentare il potere riconciliante della grazia di Cristo. In questo senso, la Chiesa stessa, in tutti i suoi membri, è sempre più chiamata ad essere «una Chiesa missionaria che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola... e che diventa lievito di concordia per l’umanità» (Omelia, Messa di inizio Pontificato, 18 maggio 2025). Dobbiamo portare a tutti i popoli, anzi a tutte le creature, la promessa evangelica di una pace vera e duratura, che è possibile perché, secondo le parole di Papa Francesco, «il Signore ha vinto il mondo e la sua permanente conflittualità avendolo «pacificato con il sangue della sua croce»» (Evangelii Gaudium, 229).
Perciò vediamo l’importanza di promuovere uno spirito di discepolato missionario in tutti i battezzati e il senso dell’urgenza di portare Cristo a tutti i popoli. A questo proposito, vorrei ringraziare voi e i collaboratori per l’impegno profuso ogni anno nel promuovere la Giornata Missionaria Mondiale, la penultima domenica di ottobre, che mi è di immenso aiuto nella mia cura per le Chiese delle aree che sono di competenza del Dicastero per l’Evangelizzazione.
Oggi, come nei giorni successivi alla Pentecoste, la Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, prosegue il cammino nella storia con fiducia, gioia e coraggio, annunciando il nome di Gesù e la salvezza che nasce dalla fede nella verità salvifica del Vangelo. Le Pontificie Opere Missionarie sono una parte importante di questo grande impegno. Nell’attività di coordinamento della formazione e di animazione dello spirito missionario a livello locale, vorrei chiedere ai Direttori Nazionali di dare priorità alla visita nelle Diocesi, nelle Parrocchie e nelle comunità e aiutare così i fedeli a riconoscere l’importanza fondamentale delle missioni e del sostegno ai nostri fratelli e sorelle in quelle aree del mondo dove la Chiesa è giovane e in crescita.
Prima di concludere queste parole stamattina, vorrei riflettere con voi su due elementi distintivi della vostra identità di Pontificie Opere Missionarie. Possono essere definiti comunione e universalità. Come Pontificie Opere impegnate a condividere il mandato missionario del Papa e del Collegio Episcopale, siete chiamate a coltivare e a promuovere ulteriormente tra i vostri membri la visione della Chiesa come comunione di credenti, vivificata dallo Spirito Santo, che ci permette di entrare nella perfetta comunione e armonia della Santissima Trinità. È infatti nella Trinità che tutte le cose trovano unità. Questa dimensione della vita e missione cristiana mi sta a cuore e si riflette nelle parole di Sant’Agostino che ho scelto per il mio servizio episcopale e ora per il mio ministero papale: In Illo uno unum. Cristo è il nostro Salvatore e in lui siamo uno, una famiglia di Dio, al di là della ricca varietà di lingue, culture ed esperienze.
La consapevolezza della comunione come membra del Corpo di Cristo ci apre naturalmente alla dimensione universale della missione di evangelizzazione della Chiesa e ci ispira a superare i confini delle singole Parrocchie, Diocesi e Nazioni, per condividere con ogni luogo e popolo la sublimità della conoscenza di Gesù Cristo (cfr. Fil 3, 8).
Una rinnovata attenzione all’unità e all’universalità della Chiesa corrisponde esattamente all’autentico carisma delle Pontificie Opere Missionarie, il quale, dovrebbe ispirare il processo di rinnovamento degli statuti che avete avviato. A tal proposito, sono fiducioso che questo percorso confermerà i membri delle Pontificie Opere in tutto il mondo nella vocazione a essere lievito dello zelo missionario del Popolo di Dio.
Cari amici, la celebrazione di questo Anno Santo sfida tutti noi a essere «pellegrini di speranza». Riprendendo le parole che Papa Francesco ha scelto come tema per la Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno, vorrei concludere incoraggiandovi a continuare a essere «Missionari di speranza tra le genti». Affidando voi, i vostri benefattori e tutti coloro che collaborano nella vostra importante opera, all’amorevole intercessione di Maria, la Madre della Chiesa, imparto di cuore la Benedizione Apostolica come pegno di gioia e pace durature nel Signore.