
di Leonardo Sapienza
Qualcuno ha detto che «la sola nostalgia permessa a un cristiano, è la nostalgia del cielo» (P. Hoormaert). Penso che il senso della solennità dell'Ascensione di Gesù stia proprio in questo: farci provare la nostalgia del cielo, dove lui ci ha preceduto, e dove noi abbiamo la speranza di raggiungerlo (cfr. seconda lettura), perché «dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria» (Prefazio).
Allontanandosi dai suoi discepoli, sembrava che Gesù non avesse raggiunto nessuno scopo. Li lasciava soli. Ma, invece, lui prometteva di inviare il suo Spirito, per rimanere sempre dentro di loro, dentro di noi.
L’autore francese della Ricerca del tempo perduto, ha scritto che «i veri paradisi sono i paradisi perduti» (Proust). Ma questo lo può pensare solo chi passa la vita a guardare con nostalgia al passato. «Per noi spesso è dove non siamo che stiamo bene. Così, il passato — dove non siamo più — ci appare bellissimo» (Cechov).
Ma così si addormenta e si ammala anche lo spirito, si perde ogni dinamismo ed ogni energia. «La vita può essere capita solo guardandosi indietro, ma deve essere vissuta guardando avanti» (Kierkegaard).
È la nostalgia di cielo dell’Ascensione! Bisogna avere il coraggio di andare avanti, di progredire, di cercare nuovi traguardi, ritrovando il gusto della ricerca, dell’attesa, della novità.
«La cosa importante non è tanto dove stiamo, quanto in che direzione stiamo andando» (Oliver Holmes). E Cristo ci indica la direzione del cielo! «Se si guardasse sempre il cielo, finiremmo per avere le ali!» (Flaubert).
Il Vangelo in tasca
Domenica 1 giugno, Ascensione del Signore
Prima lettura: At 1, 1-11;
Salmo: 46;
Seconda lettura: Eb 9, 24-28; 10, 19-23;
Vangelo: Lc 24, 46-53.