· Città del Vaticano ·

Messa del cardinale Makrickas a Santa Maria Maggiore nel trigesimo della morte del Pontefice argentino

Con Francesco
abbiamo toccato
la misericordia di Dio

 Con Francesco abbiamo toccato   la misericordia di Dio  QUO-118
22 maggio 2025

di Alessandro Di Bussolo

Per dodici anni, la Chiesa intera in diversi modi attraverso i «significativi gesti» di Papa Francesco, «le sue sagge parole e il suo raggiante sorriso, ha potuto sperimentare la vicinanza, la tenerezza e la misericordia di Dio». E «l’interminabile flusso di persone» che da quando è stato sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore si mettono in coda per «manifestare la gratitudine» a Bergoglio, pregando sulla sua tomba, lo fanno «per quei suoi gesti, per quelle sue parole, per quel suo sorriso». Ma soprattutto perché la sua vita è sempre stata unita «a quella di Gesù: come un tralcio unito alla vite». Sono le parole del commosso ricordo del cardinale Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore della basilica Liberiana, nella messa celebrata nel trigesimo della morte del Pontefice argentino.

Nel pomeriggio di ieri, mercoledì 21 maggio, il porporato lituano, parlando a pochi metri dal sepolcro di Francesco — collocato nella navata laterale della basilica mariana, tra la Cappella Paolina e la Cappella Sforza — ha sottolineato all’omelia quanto sia bello che, dopo una lunga vita «spesa interamente al servizio del popolo di Dio, da sacerdote, da religioso gesuita, da vescovo e da Papa», oggi la sua anima sia «alla casa del Padre e il corpo nella casa di Maria».

E nel ricordo di Francesco, davanti a migliaia di fedeli, il celebrante ha riletto il Vangelo proposto dalla liturgia del giorno, nel quale Gesù usa l’immagine della vite e dei tralci per parlare ai discepoli del loro rapporto con Lui. La vita e l’apostolato del Pontefice tornato alla Casa del Padre il 21 aprile, per il cardinale Makrickas, hanno portato e continuano «a portare tanto frutto alla Chiesa» e le parole e i gesti di Francesco sono entrati profondamente nei cuori dei fedeli, perché lui «si è fatto davvero uno con il Cristo, in modo inseparabile, nella gioia e nel dolore, come un tralcio con la vite». E le tantissime persone che continuano a sostare davanti alla sua tomba, «sono unite a lui ed attraverso di lui a Cristo», perché Francesco «ha saputo rendere presente Cristo ad ogni uomo, testimoniandolo ogni giorno, sino alla sua ultima ora. Uniti al Papa, uniti a Cristo. Come i tralci con la vite».

Il porporato ha rimarcato che Bergoglio iniziava «ogni sua giornata con l’ora dell’adorazione, con la celebrazione dell’Eucaristia e la preghiera personale», ma anche «con un quotidiano affidamento alla materna protezione di Maria, Madre di Dio». Come lui, ha aggiunto, «stasera chiediamo alla Madre di Dio, Salus Populi Romani», accanto alla sua icona, davanti alla quale Francesco ha pregato 126 volte, «di aiutare ciascuno di noi a essere uniti al nostro Signore, con sincera umiltà e generosità nel Suo santo servizio». Perché, dice Gesù ai suoi discepoli nel Vangelo, «senza di me non potete fare nulla, invece con me potete fare tanto, potete fare tutto».

L’invito finale di Makrickas è stato dunque alla preghiera «per la luce eterna a Papa Francesco, servo umile, saggio e fedele del Vangelo e per il nuovo Santo Padre, Leone XIV, che possa essere perseverante nel ministero petrino».