
«Se tutto lo sport è umano, per noi italiani il Giro d’Italia è umanissimo»: il 20 maggio 1972 il patriarca di Venezia, Albino Luciani (poi Giovanni Paolo I), ha dato simbolicamente il via alla edizione numero 55 del Giro d’Italia, partito il giorno successivo proprio nel cuore della città veneta. La tappa Venezia-Ravenna (km 196) è stata vinta da Marino Basso e la classifica finale da Eddy Merckx. Ecco le attualissime parole rivolte dall’allora patriarca Luciani — che usava volentieri la bicicletta nel suo servizio pastorale — alla comunità del ciclismo, alla vigilia della partenza della “corsa rosa”:
Nulla di ciò che è umano è estraneo alla Chiesa. Ora, se tutto lo sport è umano, per noi italiani il Giro d’Italia è umanissimo. Esso non è solo competizione sportiva, è movimento di masse, gioiosa festa di popolo per quanto riguarda il presente; è leggenda ed epopea per quanto riguarda il passato.
Gli occhi vedono i campioni di oggi, ma il cuore specialmente di noi vecchi, dietro ad essi vede i campioni di ieri: Girardengo, Binda, Coppi, Bartali. E con i campioni ritrova le commozioni di ieri, gli entusiasmi per le arrampicate ardite, per le passeggiate dei solitari delle Dolomiti (...).
Sono dunque qui per amore del Giro. Ma anche per amore di Venezia. In un giornale in cronaca di oggi leggo un paragone tra Venezia e il Giro. Venezia, dice il cronista, è romantica nel suo centro storico, carico d’arte e di storia; è pratica e realistica in Mestre tutta fervida di industrie.
Così il Giro: è realistico e pratico nella sua organizzazione, è ideale e romantico nella passione con cui è seguito dagli italiani.
Lieto che Venezia dia il via al 55° Giro e ne assurga a simbolo, porgo il mio augurio sia agli organizzatori e corridori, sia agli appassionati che lo seguiranno.
Ai primi auguro di darci un Giro scintillante di brio e cavallerescamente agonistico; ai secondi, di vivere la passione sportiva dei prossimi giorni da appassionati e da cristiani insieme. Ciò vuol dire: l’entusiasmo sappiamolo trasferire dalla corsa di quaggiù all’altra corsa, di cui San Paolo ha scritto: «Correte in modo da conquistarvi il premio di Dio (1 Corinzi 9, 24).