· Città del Vaticano ·

Il racconto di una ex carcerata a Santiago del Cile

«Grazie a quel dialogo pubblico ho smesso di sentirmi disprezzata»

 «Grazie a quel dialogo pubblico  ho smesso  di sentirmi disprezzata»  QUO-117
21 maggio 2025

Pubblichiamo di seguito la testimonianza della donna che ha parlato a Papa Francesco durante la sua visita al centro penitenziario femminile di Santiago del Cile, il 16 gennaio 2018, a nome di tutte le donne private della libertà.

di Jeannette Zurita

Aver incontrato personalmente Papa Francesco il 16 gennaio 2018 nel carcere femminile di Santiago del Cile è stato un sogno, qualcosa che pensavo non avrei mai potuto realizzare nella mia vita. Come potevo immaginare che io, una donna che aveva commesso gravi errori, disprezzata e senza valore per la società, mi sarei trovata lì, faccia a faccia con il Santo Padre? Ancora più commovente è stato vedere con quanta attenzione ascoltava le mie parole, che erano anche le parole di migliaia di donne private della libertà, invisibili per il resto del mondo. Mi ero preparata per mesi a quel momento, piena di speranza, immaginando come sarebbe stato, e alla fine le emozioni hanno superato le attese.

Al termine dell’incontro, in cui il Papa ci ha ricordato che eravamo «private della libertà e non della dignità», ci siamo abbracciate e abbiamo pianto a lungo con suor Nelly Léon, la religiosa che ha dedicato la propria vita a quel centro penitenziario attraverso la fondazione Mujer Lévantate. Da quel momento hanno cominciato a chiamare i giornalisti per intervistarmi, mi hanno contattata sui social per congratularsi e mandarmi benedizioni. Grazie a quel dialogo pubblico con Francesco ho smesso di sentirmi disprezzata!

Da allora è cambiato ancora di più il mio modo di vedere la realtà, di dare valore a ciò che ho, di capire che cosa significa pentirsi con tutto il cuore degli errori commessi. Ancora oggi provo un grande senso di responsabilità verso me stessa e verso gli altri per avere avuto il privilegio di parlare al Pontefice. Credo che Dio mi abbia messo in quel luogo per un motivo, perché Lui muove ogni cosa e ha un compito per me. Sento il bisogno di portare la mia testimonianza a chiunque voglia ascoltarla, perché Dio ha operato un cambiamento in me e io lo vivo come qualcosa di molto potente nel mio cuore. L’essere stata accanto al Papa ha segnato per sempre la mia vita, e non voglio deludere nessuna delle persone che hanno creduto in me. Tutto ciò ha avuto un grande impatto non solo su di me, ma anche sulla mia famiglia, che si sente molto orgogliosa che io abbia avuto il privilegio di stare accanto al Papa e abbia anche riacquistato la mia libertà. Oggi sento che il mio cuore è in pace e riecheggia sempre dentro di me quello che Francesco mi ha detto quel giorno: «Sei coraggiosa, sei coraggiosa…». E da allora credo davvero di esserlo! Oggi vivo con mio figlio, che ha 17 anni, e ho terminato gli studi universitari diventando cosmetologa ed estetista professionista. Lavoro in una Spa in un quartiere benestante di Santiago del Cile, e sono molto felice di condurre una vita normale.

Ho seguito con grande ansia il ricovero del Papa, ero sempre in attesa di notizie sulla sua salute. Quando è venuto a mancare, mi ha chiamato tanta gente, amici e familiari, per chiedermi come stavo, poiché sapevano che sentivo una profonda connessione con lui. Mi ha addolorato la sua scomparsa e per molte notti l’ho sognato, ma ora sento che lui mi accompagna sempre, che è accanto a me.