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Da Buenos Aires le parole dell’amico rabbino

Ci univa una certezza: onorare Dio significa onorare l’umanità

 Ci univa una certezza: onorare Dio  significa onorare l’umanità  QUO-117
21 maggio 2025

di Abraham Skorka

La Bibbia parla del cordoglio per la morte di una persona cara utilizzando il termine avelut, o lutto. In Genesi 50, 10-11 è descritto l’avelut dei figli di Giacobbe per la morte del loro padre. Deuteronomio 34, 8 osserva che i Benei Israel (Figli d’Israele) piansero per trenta giorni la morte di Mosè. Il loro pianto esprimeva il loro avelut per la guida e il maestro che li aveva lasciati.

Avelut è la manifestazione del cordoglio per la perdita di una persona, nonché l’elaborazione psicologica e spirituale dell’assenza fisica di qualcuno che era tra noi, ma la cui anima ora è ritornata a Dio. È il processo attraverso il quale il defunto viene incastonato nella memoria di quanti proseguono sul cammino della vita. In particolari circostanze o in momenti specifici i ricordi dei defunti diventano una visione più piena della loro intera vita.

L’addio che il mondo intero ha dato a Papa Francesco è stato una testimonianza eloquente del rispetto che aveva conquistato attraverso la sua umiltà e onestà. Anche se c’è chi poteva essere in disaccordo con alcune sue opinioni e posizioni, tutti sapevano che era un leader che cercava instancabilmente la pace e la giustizia e che si dedicava totalmente ad aiutare i bisognosi in tutte le comunità.

L’immagine dei presidenti Trump e Zelensky impegnati in un dialogo aperto nella Basilica di San Pietro dopo avere offerto il loro omaggio al corpo senza vita di Francesco è profondamente commovente. Può essere vista come la potente realizzazione dell’impegno della sua vita a favore del principio di “dialogo, dialogo, dialogo”. In quel momento, entrambi i leader erano ispirati dall’eredità generale di Jorge Mario Bergoglio. A modo loro, stavano compiendo il loro avelut.

Al di là delle divergenze con alcuni leader ebrei in merito alla guerra iniziata il 7 ottobre, oggi, guardando indietro al quadro generale della vita di Bergoglio, ricordiamo anche le sue riflessioni sul rapporto speciale tra cristianesimo ed ebraismo, riassunte in un capitolo particolare della sua esortazione apostolica Evangelii gaudium (nn. 247-249). Il suo profondo impegno personale per combattere l’antisemitismo e il suo sogno di pace tra Israele e i suoi vicini faranno sempre parte del ricordo della sua eredità.

Il suo ultimo libro Spera. L’autobiografia è una riflessione autobiografica che suggerisce che Francesco sapeva che il tempo della sua dipartita si stava avvicinando. Parlando della nostra amicizia personale, ha spiegato proprio qual era la certezza che ci univa: la convinzione che onorare Dio significa onorare l’umanità. Per oltre due decenni siamo stati molto vicini, cercando — attraverso le nostre rispettive tradizioni spirituali — modi per onorare le persone intorno a noi. Ho fatto parte della delegazione vaticana in occasione del suo pellegrinaggio in Terra Santa e mi ha chiesto di essere al suo fianco quando ha visitato Auschwitz-Birkenau. La storia e il sentimento ebraici gli sono sempre stati cari. Ne ha riconosciuto l’importanza, e la nostra amicizia e il nostro lavoro insieme erano intessuti di questa preoccupazione.

Il Libro dei Proverbi 10, 7 afferma che il ricordo dei giusti è una benedizione. La loro memoria ci ispira e ci sfida, spingendoci a impegnarci per i loro valori, ed è proprio in questo che sta la benedizione. In Proverbi 20, 27 leggiamo: «Lo spirito dell’uomo è una fiaccola del Signore che scruta tutti i segreti recessi del cuore». Jorge Mario Bergoglio ha dedicato la propria vita a Dio e ha promosso i valori biblici tra i membri della sua congregazione. È stato una fiaccola che ha mantenuto viva la fiamma della spiritualità e della santità, illuminando un cammino che non svanisce mai.