· Città del Vaticano ·

Testimonianze di agostiniani che hanno conosciuto Prevost in Asia

Uomo dell’ascolto
e del dialogo

 Uomo dell’ascolto  e del dialogo  QUO-115
19 maggio 2025

di Paolo Affatato

Papa Leone XIV non è affatto un estraneo in Asia. È una notizia che fa ben sperare i credenti nelle nazioni e nei territori del continente più vasto e plurale, dove vivono i due terzi dell’umanità. La sua esperienza e la frequentazione di realtà in Asia si sono rafforzate soprattutto nel periodo in cui Robert Francis Prevost era priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino e, da responsabile della comunità, era chiamato a visitare e accompagnare le comunità e le missioni agostiniane in tutto il pianeta.

I frati agostiniani vantano una lunga e ricca storia in Asia. Hanno fondato missioni nelle Filippine, in Giappone, Cina, Vietnam, India, Corea del Sud, Indonesia, e hanno oggi comunità inserite e radicate anche grazie a vocazioni locali che hanno permesso all’Ordine di consolidarsi e di assumere un volto prettamente asiatico. Gli agostiniani arrivarono in Asia nel XVI secolo, in particolare nelle Filippine, dove sono considerati tra i primi evangelizzatori dell’arcipelago, e in seguito estesero la loro presenza ad altre parti del continente. Si mossero spesso in contesti di prima evangelizzazione, dove non c’erano cristiani. La loro missione evangelizzatrice, accanto all’annuncio di Cristo e al servizio pastorale, si concentrò principalmente su istruzione, difesa dei diritti di poveri ed emarginati, dialogo interculturale.

In più di cinquecento anni di missione, i religiosi hanno ampliato la loro presenza e continuano a servire in diverse nazioni come Giappone, India, Corea del Sud e Indonesia. «Questo patrimonio è ben presente nel bagaglio umano, spirituale e pastorale di Papa Leone XIV», suggerisce in un colloquio con «L’Osservatore Romano» padre Anthony Banks, delegato per l’Asia nel Consiglio generale dell’Ordine di Sant’Agostino: «Nel suo servizio di priore generale, per ben dodici anni ha potuto conoscere, apprezzare e farsi apprezzare dalle comunità agostiniane sparse nel continente, avendo modo di frequentare contesti e culture diverse, immergendosi nelle civiltà e nelle tradizioni culturali e religiose millenarie dell’Asia», sottolinea.

Nei territori asiatici, come in altre parti del mondo, la famiglia religiosa agostiniana si allarga alle suore e ai laici che seguono la medesima spiritualità. Dunque i contatti del priore Prevost sono stati ampi e variegati, anche perché sempre aperti alle realtà pastorali, educative e sociali legate alle missioni agostiniane. Il provinciale dell’Osa per le Filippine, padre Dante M. Bendoy, ricorda che Robert Francis Prevost, visitando le Filippine nel 2010, «ha lasciato un’impressione indelebile, soprattutto per la calorosa presenza e per la sua umiltà».

Dall’India padre Stephen Alathara, vicesegretario generale della Conferenza dei vescovi di rito latino, ha detto all’agenzia Fides: «Leone XIV viene ricordato in India con benevolenza, come uomo semplice, che ha saputo adattarsi alle condizioni locali. Tutti lo descrivono come uomo dell’ascolto e del dialogo, persona di profonda spiritualità e relazione umana. Soprattutto colpì tutti il fatto che trascorreva lunghe ore in silenziosa adorazione eucaristica». Le due visite di padre Prevost in India, nel 2004 e nel 2006, toccarono diverse comunità in Kerala e in Tamil Nadu. I religiosi indiani rammentano che nel 2006 il futuro pontefice trovò il tempo per visitare la scuola gestita dai padri agostiniani nella diocesi di Coimbatore, in Tamil Nadu, intrattenendosi con bambini e ragazzi. E volle incontrare la comunità parrocchiale di San Tommaso a Thalapuzha, nella diocesi di Calicut, in Kerala: «Sono gesti che rivelano il desiderio, tutto missionario, di essere sempre a contatto con la realtà, con le persone. Speriamo di accoglierlo nuovamente in India come Leone XIV», auspica Alathara.

Anche gli agostiniani dell’Indonesia ricordano gli incontri avuti con lui, quando visitò le comunità locali nel 2003. Padre Jan Pieter Fatem, attuale responsabile del vicariato di Papua, lo definisce «una persona autentica che ha portato avanti con grande entusiasmo la vita comunitaria, un uomo pieno di amore e buon ascoltatore. Come confratello è sempre stato considerato un esempio di come incarnare la nostra spiritualità agostiniana».

Dai religiosi che lo hanno incontrato nei cinque diversi viaggi compiuti in Corea del Sud, il priore Prevost è considerato «una persona moderata, un portatore di unità, che ha saputo armonizzare diverse sensibilità e tensioni». E in Giappone un aspetto che padre Prevost tenne in grande considerazione, nota padre Banks, fu «la storia della presenza agostiniana in Giappone, segnata dal martirio di diversi membri, durante i periodi di persecuzione religiosa». Inoltre, ricorda, «si commosse a Nagasaki, pensando alle vittime dell’atomica. E la sua presenza è sempre stata dispensatrice di speranza».