· Città del Vaticano ·

Lo sguardo protestante ed ecumenico sull’elezione del Papa

Tempo di raccolta
e di nuova semina

 Tempo di raccolta  e di nuova semina  QUO-115
19 maggio 2025

di Marcelo Figueroa

Per chi scrive queste righe l’eredità di vicinanza e di approfondimento delle relazioni ecumeniche tra la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti, portate avanti prima dal cardinale Bergoglio e poi da Papa Francesco, risulta inestimabile. Per questo l’attesa della nomina del nuovo Sommo Pontefice, da una prospettiva interconfessionale cristiana, è stata molto intensa. A quasi una settimana dall’elezione del cardinale Robert Francis Prevost come Sua Santità Leone XIV, posso serenamente affermare che tali aspettative sono state ampiamente soddisfatte e ora si traducono in speranze concrete e fondate.

Il motto episcopale riportato sul suo stemma pontificio, In Illo uno unum (nell’unico [Cristo] siamo uno) — che riprende le parole pronunciate da sant’Agostino in un sermone sul salmo 127 per spiegare che, «sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno» — oltre a essere un appello all’unità all’interno della Chiesa cattolica ha una chiara dimensione ecumenica. Richiama alla nostra memoria evangelica l’unità in Cristo immortalata nella preghiera sacerdotale del Maestro: «Perché tutti siamo una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Giovanni, 17, 21).

In Perú, sua terra di missione, Papa Prevost ha collaborato attivamente con l’Unione delle Chiese cristiane evangeliche del Perú (Unicep), specialmente nell’ambito del Consiglio interreligioso dove convergono diversi credi nella ricerca comune della pace sociale. Per questo, proprio come è accaduto con Bergoglio a Buenos Aires, ora soffiano forte i venti freschi di un ecumenismo latinoamericano vitale, animato dallo Spirito santo che ci unisce e ci rende fratelli in questo continente della speranza. Il moderatore del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, docente di teologia, ha accolto la notizia con gioia e speranza: «Come successore di Papa Francesco, opererà nel quadro di una tradizione forte. Prevedo che proseguirà la testimonianza di amore di Papa Francesco per tutte le persone, specialmente per quelle più vulnerabili, e di amore per tutto il creato. Sono convinto che il nuovo Papa sarà una voce forte». Ha poi continuato dicendo che «come Consiglio ecumenico lavoriamo insieme alla Chiesa cattolica romana, a cui ci uniscono una stretta amicizia e una stima reciproca. Spero di avere molti incontri sia con il nuovo Papa sia con tutti coloro che si adoperano per raggiungere un’unità visibile delle Chiese nella diversità riconciliata».

Da parte sua il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, il reverendo presbiteriano Jerry Pillay, ha dichiarato: «Siamo fiduciosi che continuerà a rafforzare la collaborazione ecumenica, l’unità tra i cristiani, la giustizia e la pace nel mondo. Viviamo in un mondo segnato da molteplici crisi, ma insieme possiamo generare cambiamenti attraverso la forza trasformante dello Spirito santo. Il Consiglio ecumenico rinnova il suo impegno a pregare, camminare e lavorare insieme alla Chiesa cattolica romana, a tutti i cristiani, alle diverse religioni e a tutte le persone di buona volontà per portare la pace e l’amore di Dio sulla terra». E Anne Burghardt, segretario generale della Federazione luterana mondiale, ha diffuso un comunicato in cui afferma: «Preghiamo per il ministero del nuovo Papa e ci auguriamo di poter approfondire la nostra collaborazione sotto la sua guida». Ha poi aggiunto: «Insieme, la Chiesa cattolica romana e le Chiese luterane possono continuare a progredire verso l’unità attraverso il servizio congiunto ai bisognosi e la testimonianza condivisa di Cristo perché il mondo creda».

Come protestante al servizio dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso e interculturale visto come un’unità integrante dell’ecosistema tra le confessioni e le cosmovisioni trascendenti, provo particolare entusiasmo in questo kairos del movimento di Dio nel mondo. Tale entusiasmo si fonda su gesti e scritti recenti. È nota infatti l’intenzione di Leone XIV di recarsi a Iznik, l’antica Nicea, per la commemorazione dei 1700 anni di quel Concilio ecumenico. Il Pontefice ha inoltre indirizzato una lettera al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, in cui s’impegna a «continuare e rafforzare il dialogo e la cooperazione della Chiesa con il popolo ebraico» ed esprime il desiderio di proseguire «il dialogo nello spirito della dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II».

Infine diversi esponenti dell’Amazzonia hanno sottolineano l’impegno di Papa Prevost nei confronti della Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia. Ciò non solo rappresenta la continuazione di un’ecclesiologia integrale e integrante con la casa comune ma riflette anche una visione di partecipazione interculturale con le cosmovisioni dei popoli originari del continente.

Con sereno entusiasmo, percepisco umilmente che, con l’avvento del pontificato di Leone XIV, si stanno avvicinando tempi di raccolta e anche di nuova semina nell’ecumenismo della Chiesa cattolica e delle Chiese protestanti, come pure nel dialogo interreligioso e interculturale. Così sia!